Gio. Mar 28th, 2024

La notizia fece scalpore non solo per i reati contestati al sacerdote ma anche per delle intercettazioni telefoniche, dove emergerebbe anche il comportamento assunto dal vescovo della Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, monsignor Francesco Milito, che, consigliava a don Antonello “di evitare di parlare con i Carabinieri di queste cose e, in generale, con nessun appartenente alle forze dell’ordine.

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Inizia tutto con un controllo occasionale della Polizia di Stato che, in una zona buia dell’area industriale di Gioia Tauro, il 16 marzo scorso, trova a bordo di un’autovettura, il prete Antonio Tropea, 44enne, e un minorenne. In uno zaino, gel lubrificante, salviettine imbevute, fazzoletti e un rotolo di carta. Nel corso del controllo il minorenne racconterà di aver conosciuto il prete tramite un’applicazione del proprio smartphone, Grinder. Il sacerdote si sarebbe presentato come un ricercatore scientifico, fornendo solo un nome di battesimo, Nicola. Lo stesso ragazzo dichiarerà di aver concordato con l’uomo un incontro su What’s-app e di aver ricevuto da lui un compenso di 20 euro per un rapporto sessuale orale consumato in macchina poco prima che i poliziotti li controllassero.

Ieri mattina nelle aule del tribunale Reggino è stata svolta l’udienza in cui gli avvocati difensori del sacerdote , i legali Andrea e Giuseppe Alvaro, sono intervenuti per la richiesta di assolvere Don Tropea da tutti i reati che gli vengono contestati. Una sentenza molto attesa in tutta la piana di Gioia Tauro scossa dalle vicende che hanno riguardato un “insospettabile” e molto amato dalle parrocchie in cui aveva prestato servizio.

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