Sab. Apr 20th, 2024

Accantonato il progetto costato 10 milioni. La struttura di Lamezia Terme ora potrebbe diventare un polo integrato di Asp e Inail. Storia di un’opera faraonica attesa da quasi 20 anni. E che Oliverio aveva promesso di aprire

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Doveva diventare il Centro protesi del Mezzogiorno, con la prospettiva di guardare all’intero bacino del Mediterraneo. A Lamezia Terme doveva sorgere il clone di Budrio, vicino Bologna: progettazione ed esecuzione meccanica di protesi e, in più, la riabilitazione. Un progetto faraonico nato dopo un’indagine di mercato che risale alla prima metà degli anni 90. Ma i calabresi e tutto il Meridione dovranno continuare a recarsi a Bologna per avere una protesi. La riabilitazione, al massimo, potrebbe toccare in sorte di doverla fare nell’area industriale di Lamezia Terme, a 19 chilometri dall’ospedale.
Perché il progetto faraonico costato all’incirca 10 milioni di euro diventerà, se tutto va bene, il Polo integrato Asp-Inail. È all’interno dell’agglomerato industriale lametino che quasi 20 anni fa l’Inail prese in “comodato d’uso modale” (cioè oneroso), per 99 anni, uno stabile della Regione. Qui, nel del perimetro della Fondazione Terina, circondato da capannoni industriali, aree incolte e abbandonate, e non distante dal depuratore consortile, sono destinati ad essere ospitati 40 posti letto dedicati alla riabilitazione intensiva. Eppure, proprio su questo mega progetto sgonfiato continua il rosario delle inaugurazioni, la gara a chi metterà la bandiera su un’apertura che si aspetta da 19 anni ma che potrebbe non avere i connotati sperati. Anzi, potrebbe svuotare ulteriormente l’ospedale di Lamezia Terme. L’allarme è stato lanciato dal comitato “Salviamo la Sanità del lametino”. «Ora circolano anche delle voci che da qui a poco sarebbe inaugurato per la centesima volta il cosiddetto Centro protesi Inail, ma con una bella sorpresa – scrivono Nicolino Panedigrano e Riccardi Viola –. L’Asp, diretta dal dottore Giuseppe Perri, trasferirebbe di peso il reparto di Riabilitazione del nostro Ospedale nella zona Industriale ex Sir e l’Inail ci collocherebbe solo qualche suo ufficio di formazione e addestramento del personale addetto alla riabilitazione, ma di Officina per la produzione, l’impianto e la riparazione delle protesi nemmeno l’ombra, ragion per cui possiamo ben parlare di cosiddetto Centro protesi».
Quindi verrebbe trasferita la riabilitazione dall’ospedale “Giovanni Paolo II”, che non gode di posti letto ma ha a disposizione della vasche che non sono mai state utilizzate. A 19 chilometri di distanza, 40 posti letto lontani da qualsiasi servizio ospedaliero.

LA RITIRATA DELL’INAIL Che l’Inali stesse per “mollare” il progetto nuova Budrio, era già chiaro tre anni fa da un’audizione del direttore generale Giuseppe Lucibello davanti alla Commissione parlamentare di controllo sulle attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale. Lucibello, mettendo le mani avanti, precisa come «si tratta di un’iniziativa avviata alla fine degli anni ’90, e di come le condizioni e le situazioni di mercato di oggi siano oggettivamente diverse. Riprodurre un’altra Vigorso di Budrio è impossibile – ha detto – non lo giustificano le analisi di mercato e il numero e i casi di infortunio sul lavoro, che sono, per fortuna, in netta contrazione. Attività correlate alla protesica e la prevista istituzione presso il centro protesi di una struttura di riabilitazione pubblica della Regione Calabria (l’ospedale Giovanni Paolo II di Lamezia Terme) sono una base solida – ha sottolineato – e ciò consentirebbe di partire in un progetto sinergico socialmente significativo, creando le basi per sviluppi ulteriori». E mentre l’Inail si stagliava sempre più sullo sfondo dell’ennesima incompiuta calabrese, l’Asp si metteva in primo piano. Il 5 febbraio 2014 ­– era Scopelliti – l’Inail, il dipartimento Tutela della salute e l’Asp di Catanzaro hanno stipulato una prima convenzione attuativa nella quale si stabilisce che l’Asp allocherà 40 posti letto di riabilitazione intensiva «presso l’immobile di Lamezia Terme, del quale l’Inail ha la disponibilità per in comodato d’uso novantennale». Mentre l’Inail «erogherà prestazioni di assistenza protesica e di assistenza sanitaria riabilitativa non ospedaliera, anche in regime residenziale, con i correlati accertamenti diagnostici e prestazioni specialistiche, nonché prestazioni necessarie al recupero dell’integrità psicofisica ed al reinserimento socio lavorativo».

GLI INTERROGATIVI «Tra un anno il Centro protesi sarà in funzione», affermava Mario Oliverio il 12 ottobre 2015. Quel giorno era stata messa la mano sul fuoco su un cronoprogramma che avrebbe portato all’inaugurazione definitiva. Quel giorno erano presenti i funzionari dell’Inail e componenti della Commissione parlamentare di controllo sulle attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, tra i quali il parlamentare lametino Giuseppe Galati. L’inaugurazione proclamata, a distanza di un anno e mezzo, non è ancora avvenuta. E quando, e se, avverrà? Qual è l’utilità pubblica di questo ibrido Asp-Inail? Come si giustificano 40 posti letto di riabilitazione, e i costi che questi comporteranno, con tutte le cliniche private convenzionate presenti sul territorio e con 20 posti letto a Soveria Mannelli? Chi gestisce e chi coordina il Polo?
Di sigle, questa struttura che sorge in un vero e proprio deserto, ne ha cambiate tante. Ancora a gennaio 2014, l’ex dg dell’Asp di Catanzaro, Gerardo Mancuso parlava di “Centro di riabilitazione, protesica e ricerca”. «Abbiamo immaginato di allocare attività di ricerca innovativa per rendere il Centro visibile dalla comunità scientifica mondiali, col progetto della mano bionica», diceva Mancuso, espressione del proprio dominus politico, l’ex presidente del consiglio regionale Franco Talarico.
Negli ultimi 20 anni il centro protesi Inail è stato oggetto dell’attenzione e delle pseudo inaugurazioni di tutti i governi che si sono succeduti in Regione. Dal comitato Salviamo la sanità del lametino, messaggio diretto ai dirigenti della nostra regione e in primis al dg Giuseppe Perri  che «si opponga all’ennesima inaugurazione di un Centro Inail farlocco, senza officina Protesi e con il reparto di riabilitazione scippato all’ospedale».

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