Mar. Apr 23rd, 2024

Il parroco di Reggio Calabria aggredito da alcuni giovani ha riconosciuto medici e familiari. Ieri era stato operato per la riduzione di un ematoma alla testa. Il presidente del consiglio regionale: «I responsabili si costituiscano»

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Don Giorgio Costantino, il parroco ricoverato da ieri in gravi condizioni dopo un’aggressione subita nella notte tra martedì e mercoledì, si è svegliato dal coma farmacologico e ha riconosciuto i familiari e i medici che erano al suo capezzale. Il parroco di Santa Maria del Divino Soccorso a Reggio Calabria, era stato aggredito nella notte tra martedì e ieri nel cortile della sua chiesa da un gruppo di sette giovani e picchiato selvaggiamente da uno di loro forse dopo un rimprovero.
Ieri il sacerdote reggino, che ha 74 anni, conosciuto non solo in città ma in tutta la Calabria e fuori dalla regione, anche per avere svolto da giornalista, nel 2005, il ruolo di portavoce del sinodo dei vescovi, era stato operato da un’equipe del reparto di neurochirurgia per la riduzione di un ematoma alla testa.

L’APPELLO DI IRTO «Viviamo ore di apprensione per don Giorgio Costantino. Lottiamo e preghiamo per lui. Ai responsabili dell’aggressione a don Giorgio dico: costituitevi e fatevi processare. Dimostrate di avere il coraggio di assumervi le vostre responsabilità. Datevi la possibilità di cambiare». È quanto ha affermato il presidente del consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, durante la premiazione del concorso ‘Ragazzi in aula’ organizzato da Palazzo Campanella in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale e intitolato alla memoria di Fabiana Luzzi. «Assistiamo sgomenti a forme di violenza vicina e lontana. Da un lato la carneficina di Manchester, causata dall’odio del terrorismo dell’Isis, dall’altro l’aggressione vigliacca al parroco di Reggio: episodi ai quali non possiamo assuefarci. Allo stesso modo, non possiamo assuefarci a vicende che destano orrore come quella dell’uccisione di Fabiana, a cui il Consiglio regionale ormai da quattro anni ha dedicato questo premio. Affinché l’odio non abbia il sopravvento, però, non dobbiamo cedere alla tentazione di chiuderci in noi stessi. Non dobbiamo – ha concluso Irto – far prevalere l’egoismo e la paura».

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