Ven. Mar 29th, 2024

Escalation criminale incontrollata. Tra agguati e sparatorie in pieno giorno. E nonostante le tante operazioni giudiziarie dell’ultimo periodo. La città sullo Stretto è diventata una polveriera

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Gli uomini della presunta cupola masso-mafiosa sono dietro le sbarre, le giovani leve dei clan storici hanno tenuto a battesimo la loro carriera criminale con i primi arresti, Procura e Dda lavorano senza sosta e su tutti i fronti per arginare lo strapotere della malavita, organizzata e comune. Eppure a Reggio si spara, come e più di prima. Reggio è diventata una città messicana. Una realtà di frontiera. Intimidazioni, bombe, gambizzazioni, omicidi. Tutto in poche settimane. La città sullo Stretto ripiomba così in quella stessa paura urbana che ne caratterizzò gli anni dall’‘86 al ’91, quelli della seconda guerra di mafia. Finisce intrappolata in quello stesso grigiore che precedette la sua “primavera”, si rintana nell’isolamento di una comunità in guerra, che percepisce di essere in guerra.
Ed è quasi paradossale che proprio la città del ministro dell’Interno Marco Minniti, celebrato per come ha saputo gestire la sicurezza a Roma, in occasione dell’anniversario dei Trattati, e per l’organizzazione del G7 di Taormina, sia diventata una polveriera.

L’ULTIMO MESE Basta focalizzare l’attenzione sull’ultimo mese per rendersi conto della recrudescenza criminale in atto a Reggio. È il 30 aprile quando un uomo col volto coperto spara cinque colpi di fucile all’interno della gelateria Sottozero, una delle più conosciute della città. È notte ma dentro ci sono ancora i clienti. Un segnale, forse. Pochi giorni prima, l’operazione Eracle, condotta da carabinieri e polizia, aveva portato all’arresto dei “rampolli” delle cosche Condello e Tegano, gli stessi che – secondo gli inquirenti – avrebbero assunto la guardiania dei più importanti locali notturni di Reggio. «Non è cambiato nulla», sembrano dire quei colpi di fucile.
Il 17 maggio “cantano” le pistole, stile Brigate rosse. Un postino 29enne, alle 7 del mattino, è vittima di un agguato in piena regola: due persone su uno scooter lo sorprendono mentre sta salendo in auto e gli sparano contro diversi colpi, che lo raggiungono alle gambe e a un braccio.
Passano 6 giorni, è il 23 maggio, e stavolta tocca a un architetto. La scena è la stessa: due uomini su uno scooter, i colpi, le ferite alle gambe. Il giorno un “branco” di ragazzi aggredisce a calci e pugni un sacerdote, don Giorgio Costantino, parroco della Madonna del Divino Soccorso. Il prelato si è risvegliato dal coma farmacologico dopo un intervento chirurgico per ridurre un ematoma cerebrale. Per gli inquirenti uno dei responsabili è il 25enne Giacomo Gattuso, ora in carcere con l’accusa di tentato omicidio.
Ieri notte il punto finale dell’escalation: un tabaccaio di 66 anni, Bruno Ielo, viene ucciso a colpi di pistola mentre sta tornando a casa dal lavoro. Era a bordo di uno scooter e, dietro di lui, c’era la figlia che lo seguiva in auto. I killer si sono allontanati su un altro mezzo a due ruote senza rubare l’incasso della giornata. Stesse dinamiche, stessa paura.

LE OPERAZIONI L’azione dei clan e dei criminali comuni sembra direttamente proporzionale alle pressioni delle forze di polizia. Più arresti vengono messi a segno, più le cosche alzano il tiro. Per dimostrare di non aver subito il colpo, oppure in cerca di nuovi equilibri.
Resta il fatto che la città “bella e gentile” dell’ex sindaco Italo Falcomatà non esiste più. Il suo successore, il figlio Giuseppe, sperava di far ricrescere i fiori di quella primavera. Ma oggi Reggio è una città violenta, una città messicana.

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