Ven. Mar 29th, 2024

Durissime le argomentazioni contenute nel decreto integrale con cui monsignor Renzo ha esautorato il sodalizio vietando di svolgere qualsiasi attività religiosa. Il Cda avrebbe manifestato un «totale rifiuto, quasi irriverente, della stessa autorità» del presule di Mileto-Nicotera-Tropea.

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È durissimo il documento con cui il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Luigi Renzo, ha di fatto vietato di svolgere qualsiasi attività religiosa alla fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”, sodalizio «di religione e di culto» nato nel 1987 (inizialmente come associazione) «su ispirazione» della mistica Natuzza Evolo, scomparsa nel 2009. Un documento che ripercorre tutte le tappe che hanno portato il presule di Mileto alla drastica decisione di esautorare la fondazione in seguito al rifiuto del Cda di modificarne lo statuto.
Intanto, mercoledì mattina, il Cda della fondazione ha sostituito il presidente don Pasquale Barone – dimissionario assieme al tesoriere, padre Michele Cordiano, e al parroco di Santa Maria degli Angeli, don Francesco Sicari – con l’avvocato Marcello Colloca, già vicepresidente del sodalizio.

IL RUOLO DEL VESCOVO Renzo, innanzitutto, annulla il decreto con cui il suo predecessore nel 1999 aveva approvato lo statuto della fondazione e spiega che negli anni «si è reso necessario un aggiornamento di alcune parti di detto Statuto sia per alcune incongruenze più volte da me rilevate a riguardo del ruolo del Vescovo all’interno del Cda, sia per le normative dettate dalla “Istruzione in materia amministrativa (2005)” della Cei (cap. IV) e dal Motu proprio “Intima Ecclesiae Natura” di Papa Benedetto XVI (2012)». L’obiettivo delle modifiche, inoltre, sarebbe stato comunque quello di «regolare e stabilizzare concretamente per il futuro il rapporto collaborativo tra detta Fondazione e la Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea allo scopo esclusivo di tutelare e salvaguardare l’ecclesialità dell’opera e della spiritualità di Natuzza Evolo».

STATUTO «INTOCCABILE» Ma, in due anni di trattative, dal Cda della fondazione sarebbe stata più volte manifestata «l’assoluta indisponibilità» a procedere alle modifiche. Quello statuto, insomma, secondo il vescovo si sarebbe rivelato «intoccabile» e nemmeno i pareri autorevoli sulla nuova bozza espressi dall’Ufficio Giuridico della Cei, dal Nunzio Apostolico in Italia, dalla Segnatura Apostolica, dalla Segreteria di Stato Vaticano «hanno sortito alcun effetto di alleggerimento della posizione pregiudizionalmente negativa della Fondazione». Dunque il Cda avrebbe manifestato un «totale rifiuto, quasi irriverente, della stessa autorità del vescovo», non riconoscendo nemmeno diritto di parola a due suoi delegati inviati all’assemblea del sodalizio lo scorso 22 luglio, «con la motivazione pretestuosa che essendo la Fondazione di diritto privato non dipendeva dalla giurisdizione vescovile».

«AFFERMAZIONE ERETICALE» Non solo: proprio durante l’assemblea, «quindi pubblicamente, la quasi totalità dei soci presenti, ivi compresa la componente clericale, ha affermato e ritenuto che lo Statuto ed in specie “Il testamento spirituale” di Natuzza riportato nell’art. 2 erano “intoccabili” perchè Natuzza è ritenuta “messaggera” diretta della Madonna, che in una apparizione l’avrebbe costituita esecutrice di un mandato divino anche a prescindere dall’autorità ecclesiastica, affermazione in verità mai fatta dall’interessata e per di più in netto contrasto con il suo normale atteggiamento di obbedienza alla Chiesa». A tale proposito, Renzo aggiunge anche che «il riconoscimento di queste asserite apparizioni non è stato mai concesso dall’Ordinario diocesano», motivo per cui la posizione espressa dalla fondazione sarebbe addirittura «ereticale», insomma una «insubordinazione anche ai disposti della Lettera Apostolica “Norme per procedere a come nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni”».

CHIUSURA TOTALE VERSO LA DIOCESI Il sodalizio, in conclusione, avrebbe esplicitamente manifestato «il rifiuto di ogni rapporto con la diocesi, quasi che la Fondazione fosse un ente privato a sé stante e, pertanto, autonomo da ogni ingerenza estranea, ignorando peraltro che essendo un ente approvato con decreto vescovile è sottoposto di conseguenza alla vigilanza dell’Ordinario diocesano». Una posizione, questa, espressa attraverso «esplicite dichiarazioni di molti soci» durante l’assemblea considerate dalla diocesi «in stridente contrasto con gli insegnamenti di umiltà e di obbedienza alla Chiesa di Natuzza».
Da qui il divieto di: organizzare pubbliche attività di “Religione e culto” di qualsiasi natura, dentro e fuori la propria sede; utilizzare per qualsiasi attività di pastorale e culto pubblico la chiesa del “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle anime”, non ancora consacrata; raccogliere offerte in eventuali pubbliche celebrazioni liturgiche, che, in ogni caso dovranno organizzarsi solo ad opera della Parrocchia “S. Maria degli Angeli” in Paravati, unica ad essere titolata per qualsiasi attività di “Religione e culto” (processioni, sante Messe e quant’altro) nel proprio territorio».
Queste le motivazioni ufficiali della decisione del vescovo che tanto clamore sta suscitando nel Vibonese. In particolare a Mileto, ma non solo, tra i devoti si sono già formate le rispettive fazioni di sostenitori, ma in molti comunque continuano a chiedersi cosa davvero possa celare lo scontro tra la diocesi e il sodalizio nato «su ispirazione» dalla mistica di Paravati.

(fonte corriere della calabria)

 

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