Mar. Mar 19th, 2024

Il Presidente e i Sindaci dell’Unione dei Comuni “Valle del Torbido” in merito all’atto aziendale dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria, pur stigmatizzando l’atteggiamento dei vertici aziendali che hanno dato poche ore di tempo per analizzare il documento e formulare osservazioni, nello spirito costruttivo e propositivo che li ha sempre caratterizzati, hanno, comunque, inviato delle note segnalando una serie di criticità e carenze e indicando soluzioni concrete, alternative e facilmente praticabili.
I Primi cittadini di Gioiosa Ionica, Grotteria, Mammola, Marina di Gioiosa Ionia, Martone e San Giovanni di Gerace, hanno sottolineato come l’Atto proposto, complessivamente, appaia generico e sostanzialmente scontato. Più che la programmazione di una nuova visione dei servizi socio-sanitari, rappresenta la sintesi di precedenti documenti di tale genere, non aggiungendo nulla di innovativo e non avendo, di fatto, una prospettiva chiara rispetto alle attuali criticità del sistema e non abbozzando nessuna ipotesi di soluzione.

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In generale si riscontra un depauperamento delle risorse sul territorio ed un accentramento dei servizi. Una sanità diffusa, meno “ospedalecentrica”, oltre ad assicurare maggiore efficienza,  risponderebbe meglio a criteri di economicità e, soprattutto, efficacia, nonché gradimento da parte dei cittadini/utenti, nel segno di uguali opportunità e diritti. Un cittadino lontano dalla casa della salute e/o disabile e/o comunque fragile, avrebbe minori opportunità di ricevere buone cure. La casa della salute, nell’impostazione dell’atto aziendale, si pone come sostitutiva dei servizi territoriali. Quanto di più sbagliato si possa immaginare e in palese contrasto con la normativa nazionale e le indicazioni regionali in materia. II Ministero della Salute prevede la possibile realizzazione della Casa della Salute come un presidio che non comporti difficoltà ai cittadini. La Giunta Regionale, con delibera n. 740 del 2009, con l’attuazione del Piano Sanitario Regionale poneva in essere un programma sperimentale di attivazione di una rete di Case della Salute sul territorio Calabrese, prendendo come riferimento per ogni distretto sanitario un bacino di utenza di circa 10.000 — 25.000. La casa della salute di Siderno, invece, andrebbe a servire un bacino di utenza di oltre 60.000 cittadini. Non sfugge a nessuno che si trasformerebbe in luogo di confusione, approssimazione e mancata assistenza e garanzia dei livelli essenziali di assistenza. In quest’ottica, quindi, anziché smantellare, si dovrebbero arricchire e valorizzare le potenzialità dei servizi socio-sanitari presenti nel territorio della Valle del Torbido: il poliambulatorio specialistico e servizi amministrativi di Gioiosa Ionica (peraltro proprietà dell’azienda sanitaria, di grandi dimensioni, in buone condizioni di manutenzione e che, quindi, di fatto non costa nulla al sistema sanitario regionale), i servizi di Marina di Gioiosa Ionica e la rete delle guardie mediche e dei medici di famiglia. Basterebbe un potenziamento di tre infermieri e almeno due amministrativi.

Criticità si riscontrano, poi, sulle Unità di Valutazione Multidimensionale. Considerato che l’atto aziendale prevede un Distretto Sanitario Area Vasta corrispondente al territorio degli attuali 2 distretti della città di Reggio Calabria, un distretto sanitario area tirrenica ed un distretto sanitario area ionica e che in ognuno di tali distretti, seppure diversi come estensione e numero di abitanti, la funzione dell’UVM dovrebbe essere uguale. Tuttavia, dagli organigrammi allegati all’Atto Aziendale proposto, emerge che nel Distretto sanitario “Area vasta di RC” l’UVM è inserita in una funzione di Staff di distretto, mentre nei due Distretti sanitari area Ionica e Tirrenica l’UVM viene accorpata con ADI e Cure palliative in unica unità operativa. Tale accorpamento potrebbe creare situazioni di conflitto, derivanti dall’assenza di separazione tra chi valuta la congruità dei piani di trattamento e chi è chiamato a somministrarli. Inoltre l’abbinare l’UVM ad ADI e cure palliative sembra adombrare una limitazione delle competenze, la quale non trova fondamento nella legislazione e nelle norme derivate in materia. Si propone di adottare per i Distretti Sanitari di Area Ionica e Area Tirrenica schemi organizzativi che comportino la separazione dell’UVM dalle Unità Operative incaricate dell’erogazione dei servizi all’utenza.

I consultori sono ridotti ad uno ogni distretto sociale. La Legge 31/01/1996, n. 34, di conversione del D.L. 01/12/1995, n. 509, prevede un consultorio familiare ogni 20.000 abitanti. Sarebbe opportuno distinguere tra zone rurali e semiurbane (1 ogni 10.000 abitanti) e zone urbane-metropolitane (1 ogni 20.000-25.000 abitanti). Attualmente i consultori sono sette, appunto uno ogni 20.000 abitanti e non dovrebbero essere smantellati, bensì potenziati e riqualificati anche alla luce delle mutate condizioni socio economiche (immigrazione, aumento delle dipendenze  e dei disturbi comportamentali degli adolescenti e delle disgregazioni sociali)
Inoltre, al consultorio la legge richiamata assegna finanziamenti con fondi autonomi e finalizzati;

L’atto prevede che l’approvvigionamento di beni e servizi, in attesa della costituzione dell’unica azienda regionale, sia affidato al dipartimento amministrativo dell’Asp.
Manca, tuttavia, la ripartizione percentuale del budget nelle diverse aree (quanto per la prevenzione? quanto per le cure palliative? per l’ADI?).

Per tutte queste ragioni, i Sindaci della Valle del Torbido chiedono di rivedere le linee di fondo dell’atto aziendale e una più adeguata sinergia istituzionale.

 

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