Gio. Apr 25th, 2024

Il magistrato si insedierà lunedì 16 maggio. Trova una Procura al lavoro sui rapporti tra ‘ndrangheta e politica. E una crisi di organico già segnalata al ministro della Giustizia.

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CATANZARO Lunedì 16 gennaio, alle 9 del mattino, Nicola Gratteri presterà il previsto giuramento davanti al presidente della Corte d’appello in Catanzaro. Subito dopo assumerà l’incarico di procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.
La data dell’insediamento ufficiale è stata definita ieri, in accordo con il ministero della Giustizia e il Consiglio superiore della magistratura. Quella affidata a Gratteri non è solo la più estesa della Direzioni distrettuali antimafia ma anche una delle più delicate e difficili.
Delicata per via della virulenta, e spesso sottovalutata, crescita della criminalità organizzata in quei territori. La ‘ndrangheta ha irrobustito la sua presenza nei territori del crotonese e del vibonese. Nel Lametino, nonostante i colpi subìti, le cosche hanno rinsaldato legami e traffici con i più pericolosi casati della ‘ndrangheta reggina, in special modo con quelli della Locride. A Cosenza il certosino lavoro dei pubblici ministeri Vincenzo Luberto e Pierpaolo Bruni, ha definitivamente sconfitto quanti, in maniera più o meno interessata, hanno sempre negato un radicamento delle cosche in quell’area e nel territorio di Rende. Agli stessi pubblici ministeri, inoltre, si deve un intenso lavoro investigativo nell’Alto Tirreno cosentino e in particolare sull’asse Scalea-Cetraro, mentre l’Alto Ionio si è confermato area di interscambio di traffici illeciti con la criminalità pugliese.
Difficile perché, sempre più, le inchieste sulla criminalità mafiosa finiscono con l’incrociarsi con quelle sulla corruzione politica. Settore dove l’altro procuratore aggiunto, che ha retto la Dda di Catanzaro in questi mesi, Giovanni Bombardieri, ha speso non poche energie, avvalendosi anche delle esperienze specifiche maturate negli anni in cui ha lavorato alla Procura di Roma. E tuttavia la Dda di Catanzaro soffre di paurose carenze nelle piante organiche, manca di personale amministrativo e l’informatizzazione degli uffici è un miraggio. Cose che già stanno in bell’elenco nella relazione che Nicola Gratteri ha lasciato sulla scrivania del ministro della Giustizia, Orlando, nel corso del suo ultimo incontro di mercoledì scorso.
Una sfida da far tremare i polsi quella che attende Gratteri, accompagnata dall’ansia di giustizia che da più parti si leva davanti all’ipocrisia di una classe dirigente che predica legalità e pratica corruzione, etica prima ancora che economica e politica.
Diventa importante, in questo scenario, il rapporto che Nicola Gratteri ha sempre saputo tenere sia con le altre istituzioni che, diremmo soprattutto, con la gente comune. Neanche Gratteri, e lui ama ripeterlo, ha la “bacchetta magica”, tuttavia è dotato di forte fede nello Stato democratico, di grande capacità lavorativa e di una non secondaria caparbietà. E sa essere umile. Una umiltà che si trasforma in coinvolgimento totale per quanti lavorano con lui. Avrebbe anche un’atra “dote”: la schiettezza. A queste latitudini però tale dote, spesso, rischia di diventare un handicap.

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