Ven. Mar 29th, 2024

Il sindaco uscente accolto dai suoi come una rockstar: «Me lo aspettavo, adesso mettiamoci al lavoro. Ma questa vittoria non è la nascita di un partito personale». La delusione di Guccione: «Il miracolo non è riuscito». Magorno: «Presto i cosentini ci capiranno…»

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Occhiuto corre e gli altri cercano di inseguirlo. Ma è proprio nelle war room dei suoi sfidanti che le parole “vittoria al primo turno” risuonano quando la notte è ancora giovane e segnano la disfatta. I dati ufficiali non sigillano il verdetto (a tarda notte sono solo due le sezioni ufficialmente scrutinate), ma il trend è chiaro: il sindaco uscente farà a meno del ballottagio. E con uno scarto piuttosto netto. Sono le 2,36 quando arriva in piazza Kennedy e viene accolto come una rockstar. Le sue prime parole mettono da parte il solito approccio low profile: «Grazie. Me lo aspettavo». Il pubblico applaude e l’architetto spiega: «Questa fiducia ci dà grandi responsabilità. Abbiamo un carico in più, ma è già il momento di rimettersi a lavorare perché in questi la città ha avuto un arretramento, visto che non c’era una amministrazione che potesse svolgere attività straordinarie». È un «grande successo» per il sindaco che non ha voluto big e non sente su di sé il carico dei partiti: «Accanto a noi c’erano persone lontane dalle vecchie logiche, abbiamo contaminato una platea nuova per la politica a queste latitudini. Sono stati straordinari, però non dite che adesso nascerà il partito Occhiuto. Io voglio solo lavorare».

UNA NOTTE IN FUGA È Carmelo Salerno, coordinatore cittadino di Forza Italia, a lanciare la prima (pericolosissima, vista l’ora: le urne sono chiuse da qualche minuto) previsione: «Ci aspettiamo di vincere bene al primo turno». È quello che pensato tutti nello schieramento di Mario Occhiuto. Lo prova anche la massiccia presenza davanti alla segreteria del sindaco uscente. «Non lo dicono i sondaggi – spiega Salerno –, ce lo ha detto la città nel corso della campagna elettorale». E pazienza se il dato ufficiale sull’affluenza fissa i cosentini che si sono recati alle urne a quota 42.310. Per farcela, Occhiuto dovrebbe ottenere 21.200 preferenze: un mare. Nel 2011, al primo turno, l’architetto si era fermato a 19mila voti, e aveva dalla sua due delle famiglie politiche più importanti della città. Oggi i Gentile e i Morrone sono altrove, e manca pure Giacomo Mancini. Eppure l’ottimismo è palpabile. Quando manca qualche minuto all’una di notte, nella segreteria di piazza Kennedy, circola un dato piuttosto scioccante: su 3mila schede scrutinate, Occhiuto sarebbe al 60%. Luigi De Rose, segretario provinciale forzista, somma i dati che arrivano dalle sezioni e li mostra a chi passa in segreteria. La tensione è palpabile, così come l’ottimismo. Le lancette dell’orologio vanno avanti e De Rose torna davanti ai microfoni: «Su 10mila schede scrutinate in tutte le sezioni cittadine, Occhiuto è al 59%, Guccione al 20%, Paolini al 10, Formisani al 6% e Coscarelli al 4%». Roberto Occhiuto fa capolino al momento giusto per commentare che «se questi numeri fossero confermati, sarebbero il sigillo di quanto Mario sia amato dai cosentini. E sarebbero un sonoro schiaffo per il Pd e il centrosinistra, capaci soltanto di mettere in campo una macchina del fango che la città non ha apprezzato».

LA DISFATTA DEL PD «Stiamo recuperando», dicono dal quartier generale di Carlo Guccione mentre i dati scorrono sullo schermo. Il candidato dem è indietro, «ma mancano ancora i quartieri sui quali puntiamo di più». In realtà tutto ruota attorno al fatidico 42mila: nessuno si aspetta che Occhiuto possa superare quota 20mila. Attesa che inizia a essere frustrata dai dati che arrivano in sezione. È Carlo Guccione a deporre praticamente le armi: «Mi pare che si vada verso un successo al primo turno. Abbiamo cercato di ridurre il gap nell’ultimo mese ma non ci siamo riusciti. Sarebbe stato un miracolo. Certo, ha pesato molto il ritardo con cui siamo partiti, ma il dato si inquadra anche in un contesto nazionale molto duro per tutto il centrosinistra». E poi chiude con una espressione sibillina: «Non dobbiamo mollare ma restare in piedi, i prossimi mesi non saranno tranquilli. Purtroppo il nostro progetto politico non è passato. Ora passeremo all’analisi del voto». Nella segreteria del candidato del Pd arriva anche il segretario regionale del Pd Ernesto Magorno: «Guccione è stato un condottiero valoroso. È vero, il nostro progetto di trasparenza e chiarezza non è stato compreso. Credo che Cosenza lo capirà molto presto».
Giuseppe Mazzuca, uomo macchina dell’organizzazione di Enzo Paolini, frena: «Dipende tutto dalle sezioni che si prendono in considerazione. Non ci si può sbilanciare, secondo alcuni dati in nostro possesso, ci sono aree in cui l’ex sindaco arriva al 45%. Di certo è avanti». E corre vero la conferma. (ppp)

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