Gio. Apr 25th, 2024

Un’operazione della Polizia di Stato è in corso per l’esecuzione del fermo di numerose persone emessi dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria accusate di essere fiancheggiatori dei boss di ‘ndrangheta Giuseppe Crea e Giuseppe Ferraro arrestati nel gennaio scorso dopo una latitanza durata, rispettivamente, 10 e 18 anni, e Antonio Cilona. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, favoreggiamento personale e procurata inosservanza della pena. Crea e Ferraro, inseriti nell’elenco dei latitanti pericolosi del Ministero dell’Interno, furono individuati, dopo mesi di indagini, dagli investigatori della squadra mobile di Reggio Calabria e del Servizio centrale operativo in un rifugio occultato nella vegetazione in una zona impervia sulle pendici di un’altura a Maropati. Con loro avevano un arsenale di armi ed esplosivo oltre a denaro e documenti di interesse investigativo. Antonio Cilona, ritenuto affiliato ai Santaiti di Seminara e condannato in secondo grado all’ergastolo, era stato arrestato anche lui nel gennaio scorso dalla polizia. Nel prosegue delle indagini, gli investigatori della polizia sono riusciti a ricostruire l’intera filiera dei fiancheggiatori dei due, individuando ruoli e contributi forniti dai singoli. Gli indagati sono ritenuti affiliati alle cosche Crea, Ferraro-Raccosta, Alvaro e Facchineri, egemoni nella zona di Rizziconi, Oppido Mamertina, Sinopoli e Cittanova. I dettagli dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa in programma alle 11.30 nella Questura di Reggio Calabria.

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Giuseppe Crea e Giuseppe Ferraro, i due latitanti arrestati nel gennaio scorso dopo 10 e 18 anni di fuga ed i cui fiancheggiatori sono stati fermati stamani dalla polizia, furono sorpresi nel sonno da un blitz della squadra mobile di Reggio Calabria e del Servizio centrale operativo. I due si nascondevano in un bunker in metallo realizzato nella roccia tra Maropati e San Fili e con loro avevano un vero e proprio arsenale d’armi: una decina di fucili di vario genere, un mitra ed un consistente quantitativo di pistole. Ma non solo armi. Nel covo furono trovati anche i resti di una cena a base di ostriche. Giuseppe Ferraro, di 47 anni, e Giuseppe Crea, di 37, sono ritenuti due boss di rilievo delle cosche della piana di Gioia Tauro. Ferraro, latitante dal 1998, è uno degli ultimi componenti dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta decimata nella faida di Oppido Mamertina. Deve scontare una condanna all’ergastolo per omicidio e associazione mafiosa. Giuseppe Crea, ritenuto la figura ‘strategica’ dei due latitanti, è figlio di Teodoro, boss di Rizziconi, ed era irreperibile dal 2006 per una condanna per mafia. L’altro latitante che sarebbe stato aiutato dalle persone fermate stamani nell’operazione “Spazio di libertà”, è Antonio Cilona, ritenuto elemento di spicco della cosca Santaiti di Seminara, bloccato sempre nel gennaio scorso in un villaggio turistico a Parghelia (Vibo Valentia). L’uomo era ricercato per espiare una condanna all’ergastolo per l’omicidio di Carmelo Ditto, un pregiudicato ucciso in un agguato a Seminara il 20 settembre 2006. Delitto che, secondo l’accusa, era maturato nell’ambito della faida tra i Gallico ed i Santaiti.

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