Gio. Apr 25th, 2024

La natura spesso mette in ginocchio l’uomo quando si scatena con eventi meteorici  di grandi proporzioni. Di fronte a queste manifestazioni catastrofiche, l’uomo sembra indifeso e poco può a causa dell’imprevedibile. Ma l’uomo può prevenire cercando di arginare nefaste conseguenze. Invece vediamo  montagne abbandonate, erbacce secche lasciate sul terreno incolto, fiumare il cui “letto” si alza anno dopo anno per i detriti che vengono trasportati nel corso del “viaggio” verso il mare e spesso per i rifiuti che l’uomo abbandona ai margini, valloni mai puliti e che perciò si gonfiano durante le piogge torrenziali causando allagamenti e quindi danni alle abitazioni, alle persone, agli animali. Dopo ogni tempesta di acqua, di vento, di fuoco, si fa la conta dei danni causati ed è solo allora che l’uomo si rende conto di quanto sarebbe stato più logico investire in prevenzione e non a tamponare le emergenze. Stiamo parlando di Stato, Governo, Istituzioni ma anche dell’uomo comune che giudica sempre a posteriori. Due esempi nella Bovalino così fortemente “toccata” dagli eventi meteorici e così abbandonata a se stessa dalle Istituzioni e dallo stesso cittadino. Due esempi sotto gli occhi di tutti: il vallone Malachia ed il Parco delle Rimembranze. Il primo che attraversa il territorio di due Comuni (Careri e Benestare) prima di congiungersi al mare e che nell’asta terminale a circa 150 metri dalla battigia ha causato l’interruzione del sottopassaggio creando una voragine di circa 2 metri ed obbligando la Commissione Straordinaria, con grande senso di responsabilità, a transennare  il sito di ingresso con ostacoli che nemmeno il “tir della morte” che ha causato una strage a Nizza, sarebbe stato in grado di superare. La voragine del Malachia risale al 1 novembre del 2015, otto mesi fa. Sembra che non sia possibile mettere mani e sistemare in modo definitivo il passaggio di macchine e pedoni. Crediamo che con meno di 10 mila euro sarebbe stato possibile fare qualcosa per questa estate. Ma tant’è! Per  il Parco delle Rimembranze è storia “normale” di 365 giorni che amaramente si ripete anno dopo anno. Qui non può bastare il volontariato civile che in cinque giorni è riuscito a togliere dalla vista decine di quintali di rifiuti di ogni genere abbandonati nelle aiuole e privando i cittadini di godere della sua frescura. Qui anche i pesciolini rossi (ne muoiono tanti!) non si sa come,  sopravvivono; e non c’è posto per chi deve attendere l’autobus o il treno. Nessuno si azzarda a sedersi sulle panchine o sui bordi delle aiuole. Per ogni manifestazione che si intende organizzare è necessario che arrivi un’autobotte per disinfestare il luogo. Poi, tutto ritorna come prima, peggio di prima. Cosa chiede il cittadino? Prevenzione. Presenza dello Stato. Controlli. Lo abbiamo scritto decine di volte e non sono necessarie denunce alla Procura. Tutto si svolge alla luce del sole e, di notte, alla fioca luce di qualche lampione lasciato (per comodi propri) acceso. La Pro Loco ed altri volontari di altre Associazioni avevano messo nei sacchi neri della spazzatura quanto avevano raccolto. Sono passati quindici giorni e stamattina ci è giunta la telefonata di un altro cittadino benemerito che ci ha comunicato che i sacchi erano stati ritirati utilizzando un camion a proprie spese. Volontariato puro. Ma alle 13, senza sacchi, abbiamo ritrovato l’inferno. Bottiglie di birra e lattine sparse dovunque. Quattro ore per rendere invivibile il Parco delle Rimembranze dove si staglia il monumento ai caduti in guerra. Non è proprio una bella immagine. Questa non è Bovalino.

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(ilpaese.info)

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