Si rinnova il profondo legame tra Reggio Calabria e la suaPatrona. Questa mattina,durante la liturgia presieduta dall’arcivescovo metropolitaGiuseppe Fiorini Morisini, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Giuseppe Falcomatà ha offerto il Cero votivo alla Venerata Effigie giunta lo scorso sabato alla Cattedrale del Duomo dalla Basilica dell’Eremo, accompagnata in processione da migliaia di fedeli della città dello Stretto e della provincia reggina.
“Lavorando sodo abbiamo cercato di restituire dignità al suo ingresso in Cattedrale, concludendo per tempo i lavori della piazza del Duomo, oggi nuovamente luogo di incontro e simbolo di un legame inscindibile e indissolubile tra la città e la sua Avvocata. Legame che questa amministrazione sente il dovere di valorizzare ancora di più”, ha esordito il primo cittadino di Reggio Calabria, che ha definito il cero votivo, “contenitore di certezze, simbolo di una gratitudine che si alimenta di nuove e sempre più emozionanti prove d’amore” e l’antico rito “un gesto, attraverso il quale l’amministrazione comunale, anche quest’anno, si inginocchia umilmente ai piedi della Madonna della Consolazione per aprirle il cuore e affidarle rinnovati propositi”.
“Il tempo del coraggio”. A partire dalla “necessità di recuperare il coraggio, per provare a fare sogni più grandi rispetto a quelli che abbiamo fatto sino ad oggi e, allo stesso tempo, per accompagnarli da una concretezza puntuale, esatta”.
Secondo il sindaco di Reggio, “il nostro popolo, infatti, continua ad avere battiti irregolari, fatica a vivere con pienezza la propria quotidianità, e proprio per questo il senso dell’urgenza, del tempo che non può passare invano, insieme all’orizzonte della quotidianità diventano elementi centrali. È questo – ha evidenziato il primo cittadino – il voto che anima, oggi, questo nostro Cero: che il tempo della riconciliazione e della coesione sia seguito dal tempo del coraggio nell’affrontare il quotidiano e nel programmare il domani. E il coraggio c’è se la fiducia e la speranza continuano ad albergare nell’animo di ognuno”.
Reggio, città che accoglie. Nel suo intervento Falcomatà ha rivolto un pensiero ai più deboli e ai migranti giunti sulle coste reggine. “Lavoriamo ogni giorno avendo in animo la cura dei più deboli: di chi soffre la fame, di chi ha perso il lavoro o un lavoro non lo ha mai avuto, di chi ogni giorno ci ricorda di non aver un tetto sotto il quale dormire, degli immigrati, degli anziani, il grido disperato delle madri preoccupate del futuro dei propri bambini anche di quei bambini ancora nel grembo. Affrontiamol’orizzonte di questa incerta quotidianità – ha affermato – con quel coraggio necessario a dimostrare che la nostra bella Reggio è principalmente una città di persone, una città che accoglie le persone. Non chiamatela gente, sono persone, una per una”.
Partecipazione della comunità e lotta alla ‘ndrangheta. Falcomatà ha dedicato la parte finale del suo intervento alla partecipazione attiva, facendo un appello alle forze sane della città, ai cittadini e alle associazioni, i cosiddetti corpi intermedi, per liberare la comunità dall’indifferenza e per generare quegli “anticorpi naturali e principali per combattere la ‘ndrangheta e la corruzione che hanno bisogno di tarpare le ali allo sviluppo della nostra terra perché come parassiti si nutrono della condizione di ‘bisogno’ di ciascuno di noi. Ribadiamo – ha sottolineato Falcomatà – con sempre maggior vigore che a Reggio Calabria chi insiste sulla strada della criminalità, della corruzione e del malaffare non ha più diritto di cittadinanza, perché il nostro Municipio non strizza l’occhio a nessuno anzi prende posizioni nette contro la ‘ndrangheta e contro ogni forma di sopruso. Chi vuole perseguire sulla strada delle minacce sta facendo calcoli sbagliati e questo grazie anche al lavoro straordinario della magistratura e delle forze dell’ordine a cui – ha concluso il primo cittadino – ci sentiamo di ribadire la nostra vicinanza per il loro difficile compito quotidiano”.
Un tema trattato anche da monsignor Morosini, il quale ha affermato: “Non si può parlare di fede come tessuto che regge a livello generale, nel Paese, in Calabria o a Reggio, sei poi permangono i bubboni della corruzione e della delinquenza organizzata, con le sue minacce, le sue tangenti, i suoi attentati, i suoi omicidi, il suo apparato di potere che si insinua dappertutto. Più si affossa il coltello delle indagini e più schizza fuori il marcio, in una progressione senza fine”.
(fonte Strill.it)