Gio. Apr 25th, 2024

Alla fine, Raffaele Gennaro, medico di Marina di Gioiosa, assistito dagli avvocati Francesco Macrì e Geppo Femia, è stato assolto dal Tribunale di Locri, Giudice Monocratico dott. Domenico Di Croce, dall’accusa di false attestazioni contenute nella dichiarazione di accettazione della candidatura a consigliere comunale presentata in occasione delle elezioni che il 13 novembre 2013 ha portato alla vittoria la lista “Libertà è Partecipazione”, guidata dall’attuale Sindaco avv. Domenico Vestito.

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Il dott. Gennaro risultò primo degli eletti, ma, subito dopo, in applicazione di una norma della Legge Severino, venne dichiarato decaduto dalla carica poiché era emerso un motivo di incandidabilità costituito da una vecchia condanna, risalente agli inizi degli Anni “80 ad una pena superiore a due anni di reclusione.

In un primo momento, nei confronti del dott. Gennaro era stato emesso decreto penale di condanna alla pena di mesi tre di reclusione, oltre alla multa di € 22.500,00, contro il quale aveva presentato opposizione.

Nel dibattimento, e poi nella discussione finale, la difesa ha sostenuto che il tenore della dichiarazione era diverso da quello ipotizzato dall’accusa e che comunque la condotta dell’imputato era stata tale da escludere la sua volontà di dichiarare il falso.

La sentenza era molto attesa perché il dott. Gennaro è stato tra i principali promotori di diverse iniziative portate avanti da un movimento di cittadini di Marina di Gioiosa che si era organizzato spontaneamente  all’indomani dello scioglimento del consiglio comunale e dell’arrivo dei commissari prefettizi. Un’azione cui era seguito l’allestimento della lista elettorale che avrebbe vinto con largo margine e che oggi sta governando la cittadina jonica.

La vicenda aveva anche registrato vibranti proteste a causa di alcune disposizioni della Legge Severino sospettate di incostituzionalità poiché  funzionavano in maniera diversa a seconda che si riferissero a deputati o senatori oppure a consiglieri comunali o provinciali; per i primi la legge stabilisce una durata massima della incandidabilità pari a sei anni, per i secondi non dice nulla. In sostanza, se volesse candidarsi al Parlamento nazionale non avrebbe alcun problema, cosa impossibile invece con riferimento alla carica di consigliere comunale. Proprio le conseguenze di questa incomprensibile stranezza si sono abbattute sul dott. Gennaro per fatti avvenuti 36 anni fa, quando, militante di sinistra, egli rimase coinvolto sia pur marginalmente, in vicende connesse ai cosiddetti Anni di Piombo.

Tale incongruenza giuridica, dopo essere stata sollevata nelle aule di giustizia dagli avvocati Macrì e Femia, era arrivata anche in Parlamento grazie ad una interrogazione proposta dall’on. Giachetti, Vice Presidente della Camera dei Deputati.

Si spera quindi che il clamore dell’assoluzione voglia far sì che la politica riprenda la discussione ed elimini questa evidente stortura.

Avv. Giuseppe Femia                                                       avv. Francesco Macrì

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