Mer. Apr 24th, 2024

«Ho difeso gli amici calabresi», ha commentato
il Gran Maestro del Grande
Oriente d’Italia Stefano Bisi al termine
dell’audizione in Commissione parlamentare
antimafia. Non ha ceduto in alcun
modo alle richieste del presidente Rosy
Bindi: nessun elenco degli iscritti alla
loggia verrà consegnato alla Commissione,
in virtù della legge sulla privacy, così come
aveva anticipato tramite una lettera. E
Rosy Bindi non ha insistito, limitandosi
a chiedere a Bisi se fosse disponibile a
fornire informazioni su eventuali iscritti
indagati. Disponibilità che il Gran Maestro
ha sempre garantito e che ieri ha
ribadito. Le intenzioni della Commissione
sono chiare: acquisire gli elenchi degli
iscritti di Sicilia e Calabria per incrociarli
con le inchieste su mafia e ‘ndrangheta e
scoprire eventuali pericolose commistioni.
Ma Bisi ha garantito controlli e attenzione
all’interno delle logge del Goi. «Ci sono
degli ispettori regionali che effettuano dei
controlli per capire come funzionano le
logge. Ma noi non siamo organi giudiziali,
non possiamo fare intercettazioni, ispezioni
e controllare i conti correnti – spiega
a Cronache -. È un controllo sociale il
nostro, ci sono criteri di ammissione che
includono anche la consegna del certificato
del casellario giudiziario e i carichi
pendenti. Non chiediamo automaticamente
l’aggiornamento dei certificati – ha aggiunto
-, ma abbiamo controlli interni che
ci fanno stare moderatamente tranquilli.
Le attività di controllo sono numerose e
quando intuiamo comportamenti contrari
agli antichi doveri provvediamo alle sospensioni
o alla demolizione della loggia».
Nella parte dell’audizione rimasta segreta
si è parlato delle questioni che, secondo
la Commissione, farebbero incrociare massoneria
e criminalità organizzata, ovvero,
tra le altre cose, la latitanza di Matteo
Messina Denaro e l’inchiesta della Dda
di Reggio Calabria “Mammasantissima”,
che vede sul registro degli indagati circa
70 persone. Ma tra queste soltanto una –
come confermato durante la seduta anche
da Bisi – risulta iscritta al Grande Oriente
d’Italia ed è stata immediatamente sospesa.
«Per la presenza di un indagato è giusto
chiedere gli elenchi dal ‘90 ad oggi? – si
chiede Bisi – Bisognerebbe ricordare che
la Costituzione prevede la presunzione
di non colpevolezza e non il contrario.
Bisognerebbe rispettare questo principio».
Non ci sono «fratelli coperti» né parlamentari
tra gli iscritti al Goi, ha confermato
poi su domanda del presidente Bindi.
«Almeno non mi risulta – ha chiarito
– ma posso verificare. E quando c’erano,
in passato, non rispondevano ad ordini di
scuderia ma votavano in base alle proprie
inclinazioni». La segretezza, dunque, ormai
da molto tempo, «non esiste più». E
la “Santa”, la carica riservata a chi ha la
doppia affiliazione a ‘ndrangheta e massoneria,
non è nota al Gran Maestro. «Per
quanto ne so io non esiste – ha chiarito
-. Non conosco “anelli di congiunzione”.
Non credo che i possessori di questa carica
informerebbero il Gran Maestro della
propria loggia».
Bisi ha consegnato alla Commissione
il regolamento della loggia, augurandosi
che «anche i partiti, le associazioni, i
sindacati e gli altri seguano i nostri criteri
di controllo durante la loro vita». Criteri
che hanno portato alla chiusura di quattro
logge, una nel Lazio e tre in Calabria (a
Brancaleone, Gerace e Caulonia, in provincia
di Reggio Calabria). I motivi? «Non
lavoravano come bisogna fare nel Goi – ha
spiegato -, ne contraddicevano i principi
fondamentali. Non mi risultano infiltrazioni
però». Ma Bisi, prima di andare via,
chiarisce: «non ho gli elementi giusti per
dire se un fratello è mafioso o meno. Forse
sarebbe più logico che lo dicessero loro a
me, così da prendere provvedimenti. Non
posso consegnare patenti di legalità agli
iscritti alla loggia. Se qualcuno sbaglia –
ha affermato nel corso della seduta – li
chiamiamo per nome, non ci trinceriamo
dietro la segretezza, cercando di procedere
alla demolizione delle logge o all’espulsione
di chi si macchia di fatti gravi».
Simona Musco (Cronache delle Calabrie)

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