Ven. Apr 19th, 2024

“L’eccessiva ostinazione può tramutarsi in stupidità politica. E quando ciò accade, come sta accadendo in Calabria al presidente della Regione, gli effetti negativi non ricadono solo su chi caparbiamente rifiuta di prendere atto degli errori commessi, ma sull’intero sistema regionale, che, dopo due fallimentari anni di legislatura documentati da più indagini sociali ed economiche e dall’insoddisfazione generale, peggio non potrebbe presentarsi al cospetto dell’anno appena iniziato”. E’ quanto afferma, in una dichiarazione, il consigliere regionale Domenico Tallini. “Nell’ultima seduta del Consiglio del 2016, c’era sembrato di capire – prosegue Tallini – che il presidente Oliverio, preso atto evidentemente dell’inutilità delle manovre innescate fin dalla prima seduta consiliare per dividere l’opposizione ammorbidendone con incarichi istituzionali una parte, e soprattutto preso atto della gravità dei problemi irrisolti della Calabria, volesse finalmente abbandonare il vizio dell’inciucio ‘ad personam’ ed inaugurare un nuovo corso nel rapporto con il centrodestra. Un nuovo corso, come da noi auspicato, viste le insormontabili difficoltà del centrosinistra di dotarsi di una progettualità per la crescita e lo sviluppo della Calabria, all’insegna della cooperazione istituzionale e dello scambio di opinioni ed esperienze su punti qualificanti, per restituire al Consiglio regionale, ridotto a passacarte, la possibilità di esercitare le proprie prerogativa e, nel contempo, forza e credibilità, attraverso l’elaborazione di leggi e provvedimenti tesi a risolvere i problemi dei calabresi, alla politica in sé che ha urgenza di recuperare la fiducia dei cittadini”. “Tuttavia, com’era prevedibile – sostiene ancora Tallini – il lupo perde il pelo ma non il vizio. Anche se è un vizio che alla Calabria non arreca utilità, se non mortificazioni pubbliche e perdita di prestigio su scala internazionale. Infatti va avanti in Regione e sui territori (vedi la Provincia di Cosenza per esempio) la pratica del politicamente scorretto di stampo oliveriano, che invece di prediligere il rapporto leale e ossequioso dei ruoli, ammorba i soliti pezzi dell’opposizione sempre pronti a ubbidire in cambio di prebende, e quando s’imbatte in un’opposizione che non intende venir meno al mandato assegnatale dall’elettorato, per contrastarla non esita ad esercitare il potere della carica per influire persino nelle controversie giudiziarie. Dimostrando assenza di visione generale e nessun senso delle istituzioni. Il presidente Oliverio si era già costituito nel procedimento attivato da Wanda Ferro per impedirle di avere giustizia, benché non ne avesse ragione e nonostante le doglianze sulla poca presenza di donne in Consiglio, e adesso, nonostante la sentenza della Corte Costituzionale che ha riconosciuto alla candidata alla presidenza del centrodestra il suo diritto, ci riprova attivando una grossolana ‘moral suasion’ attraverso l’avvocatura regionale per tentare di fare escludere il collega Mangialavori, reo, agli occhi di Oliverio, di non essere un consigliere prono ai suoi comandi. Può darsi che la manovra vada a buon fine. Ma ormai il gioco è scoperto”. “Siamo dinanzi – conclude il consigliere regionale – ad un’inqualificabile mediocrità politica. Oliverio, come diceva Abraham Lincoln, ‘può ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per sempre, ma non può ingannare tutti per sempre’. E i calabresi vedono e hanno capito”.

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