Mer. Apr 24th, 2024

Tanti giovani nella piazza che ricorda le vittime innocenti delle mafie. Da Cosenza il ricordo di Cosmai. Scuole in viaggio da Potenza e dalla Valtellina: «Pensavamo di trovare “la città dell’orco” e invece è un posto ordinato e accogliente»

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Fonti ufficiali hanno parlato di venticinque mila persone. Ma per don Ciotti, numero più o numero meno, era comunque una «marea umana» quella che stamattina ha invaso ogni angolo di Locri. La città di Epizefiri quest’anno è stata scelta come luogo simbolo della XXII Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia promossa da Libera. Che quest’anno ha anche un sapore diverso perché diventata legge proprio pochi giorni fa. Locri appunto, come simbolo di lotta alla ‘ndrangheta. Ma anche dell’omicidio Fortugno o della “strage del mercato”, episodio che rientrò nella guerra tra le cosche locali e di cui proprio quest’anno ricade il 50esimo anniversario.

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Una piazza stracolma, bandiere di Libera che sventolavano in ogni angolo della città e tanti, tantissimi giovani. Loro, che più volte sono ritornati durante il lungo discorso di don Ciotti, sono stati i veri protagonisti questa mattina. Loro, che portavano striscioni, cartelloni e manifesti. Che a volte intonano anche qualche coro. Le parole “mafia” e “Legalità” declinate nelle forme e nei colori più svariati vengono mostrati con orgoglio dai più piccoli nei loro lavori fatti insieme alle maestre.
Poi ci sono quelli un po’ più grandi che invece su questi temi hanno iniziato a rifletterci. «Per preparaci a questo giorno abbiamo proposto agli alunni delle frasi di magistrati che hanno lottato contro la mafia e ne abbiamo discusso insieme. Abbiamo cercato di farli riflettere e di ascoltare il loro pensiero», dice un’insegnante di una scuola media di Reggio Calabria. «I ragazzi vivono in una realtà particolare e percepiscono tutto quello che gli sta intorno. Per questo – spiega – non possiamo limitarci ad una semplice retorica».

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Libera, che da sempre trova il suo punto di forza nelle scuole, ha lanciato il progetto “Adotta una vittima di mafia”, dedicato a tutti gli istituti secondari, per preparare gli studenti a un percorso consapevole verso il 21 Marzo. «Noi abbiamo scelto Sergio Cosmai», afferma una professoressa del liceo Pitagora di Cosenza. «È una figura vicina alla nostra realtà. E grazie all’esperienza diretta con i familiari e i rappresentati di Libera, i ragazzi hanno dimostrato interesse e soprattutto partecipazione. Dopo questa giornata ci prepareremo con i prossimi anniversari di Falcone e Borsellino».
Ma c’è anche chi, oltre a ricordare le vittime di mafia, ha voluto portare una testimonianza di come spesso l’illegalità sia sinonimo di devastazione del proprio territorio. Come i ragazzi del Liceo Classico di Crotone, che hanno voluto testimoniare il prima e il dopo di punta Scifo. «Oggi abbiamo deciso di portare la figura del maresciallo Borrelli, ucciso a Cutro nell’82, abbiamo fatto anche uno striscione con una frase di don Tonino Bello. Ma non abbiamo voluto dimenticare la nostra attualità, come lo scempio di Capo Colonna – racconta una delle insegnanti che ha accompagnata alcuni studenti -. I nostri ragazzi ci tenevano tanto ad esserci oggi qui, anche se grazie alla nostra statale 106 ci vorranno più di due ore e mezzo per ritornare a Crotone».
Calabria ma non solo. «Noi veniamo da un liceo artistico della Valtellina. Siamo qui da ieri e ripartiremo domani – ci dice un gruppo di ragazzi appena terminato il discorso di don Ciotti -. Siamo qui con il nostro insegnante di religione che ogni anno ci porta a celebrare il 21 marzo».
«Ci aspettavamo di trovare “la città dell’orco” per come spesso l’hanno descritta. E invece abbiamo trovato un posto ordinato e accogliente», sono invece le impressioni di una docente di Potenza. «Siamo partiti di notte per essere qui alle 9 e poter partecipare alla marcia. Sono anni che il nostro liceo è impegnato insieme a Libera in tanti percorsi di formazione. Anche se poi dispiace perché molti nostri studenti lasciano la nostra regione per spostarsi a studiare altrove. Noi come insegnanti cerchiamo di fare il massimo per offrire loro gli strumenti giusti per essere dei cittadini consapevoli. Proprio come dice don Ciotti».

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