Gio. Apr 25th, 2024

Gli spot televisivi del bando per l’autoimpiego? “Devono
andare per forza a queste cinque emittenti locali”. Lo ha
imposto, sfidando ogni logica e buona parte delle norme
che regolano l’affidamento di un qualunque appalto o
servizio da parte di una Pubblica Amministrazione, il Dipartimento
Programmazione Nazionale e Comunitaria
della Regione Calabria con timbri e firma d’ordinanza. La
colpa, naturalmente, non è delle cinque emittenti, tutte
valide e pienamente in diritto di essere tra gli affidatari
del servizio. Il problema invece è la discriminazione evidente,
plastica e assolutamente inammissibile di tutte le
altre che hanno gli stessi requisiti e quindi gli stessi diritti.
In primis quello di partecipare ai bandi della Regione
Calabria senza essere preventivamente discriminate o di
fatto inserite in una sorta di “serie B” nella quale non c’è
una sola ragione logica per essere relegate. Eppure questo
accade alla Regione Calabria, formalmente per iniziativa
di questo o quel funzionario; a volte, ma non ci riferiamo
al caso specifico, per interventi “dall’alto” (o dal
basso?) di personaggi appartenenti alla varia umanità
che bordeggia i tanti piani della Cittadella regionale. La
scelta preconfezionata delle reti tv a cui assegnare il compito
(e quindi gli spot e, in definitiva, le somme) di propagandare
le opportunità del bando per l’autoimpiego ha
sollecitato una levata di scudi da parte delle emittenti inopinatamente
discriminate, alcune delle quali hanno
manifestato l’intenzione di investire della vicenda l’Anac,
l’autorità anticorruzione che vigila sugli appalti degli Enti
pubblici, e la Corte dei Conti, riservandosi anche di citare
la Regione Calabria per il danno d’immagine, enorme,
arrecato. Essere inopinatamente e senza alcuna ragione
logica, relegati in una sorta di “serie B” dal più importante
Ente pubblico territoriale significa avere subito
un vulnus davvero pesantissimo perché le varie agenzie
di pubblicità, sia quelle cui si è rivolta la Regione sia le altre
che non sono state neppure contattate, hanno inevitabilmente
introiettato l’informazione affatto subliminale
arrivata dalla Regione e potrebbero dunque penalizzare
le televisioni regionali discriminate anche per future
campagne pubblicitarie dalle stesse pianificande. Tra l’altro
il forzoso inserimento di alcune emittenti, imposto
alle agenzie contattate dalla Regione, ha innescato, almeno
in qualche caso, un prevedibile meccanismo di rialzo
del prezzo degli spot che inevitabilmente comporterà un
aggravio di spesa per la Regione. Con conseguente probabile
danno erariale su cui potrebbe essere richiesto l’intervento
della Corte dei Conti nei confronti dei dirigenti e
dei funzionari che hanno avuto un qualche ruolo nella
predisposizione del bando. E’ l’ennesimo scivolone della
Regione Calabria che contribuisce a rendere sempre
meno credibili gli intendimenti, ad ogni piè sospinto
enunciati dal presidente Oliverio, di fare della Cittadella
regionale una casa di vetro nella quale non si sarebbero
mai più allevati figli prediletti e figliastri negletti.

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