Mer. Apr 24th, 2024

 

A 25 anni dall’uccisione del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e di tre uomini della scorta, nella cosiddetta strage di “Capaci” Bruno Panuzzo, presenta nella Locride (territorio martoriato dalla piaga sociale della ndrangheta) un nuovo lavoro artistico. L’opera denominata “Sanremo: Pallido Fiore” attacca la ndrangheta ed il sistema a 360 gradi. Un progetto coraggioso, che mette a nudo i problemi della nostra terra ed esalta, nel contempo, i grandi pregi che dovrebbero caratterizzarla. L’opera a differenza del titolo ha poco a che vedere con la celebre città dei fiori e con la raffinata canzone italiana (eccetto che per la monumentale colonna sonora, basata sui brani più celebri del Festival negli ultimi cinquant’anni). Panuzzo spara a zero: percorrendo velocemente la via più breve verso la verità assoluta. La verità assoluta di “Pallido Fiore” e della nostra regione si esplica nella sudditanza, psicologica e corporale, che molti cittadini annoverano nei riguardi della ndrangheta e della malavita organizzata. Un grido di dolore percorre l’animo di chi ha avuto modo di vedere a Locri “Pallido Fiore”. Un film di forte denuncia, sicuramente non attraverso tecnica e strumenti scenici, ma tramite un messaggio sociale “grande come una casa”. “Pallido Fiore” intriga, fa tremare l’animo ed incunea nel contempo rabbia e frustrazione. La fine del film è accolta come una catarsi ed una liberazione. L’opera funge da “specchio” per le coscienze di molte persone, che forse, per una volta, hanno modo di comprendere quanto la ndrangheta ha distrutto non solo l’esistenza della società civile, ma ha definitivamente negato la possibilità di costruire un futuro di speranza alle nuove generazione. Occorre porre rimedio sino a quando vi è il tempo per poter compiere ciò. Il film di Panuzzo ci dice, che il tempo è ormai scaduto! Occorre ora, fare i conti con quanto i silenzi e l’omertà hanno contribuito a far proliferare: il regno della ndrangheta. Il film è nel contempo un documento efficace ed uno spaccato dei nostri tempi (anche se la trama si dipana negli anni 70 del secolo scorso) l’opera tremendamente attuale, è divenuta un enorme campanello d’allarme ed un monito sull’andazzo della società del Sud degli ultimi anni. Un progetto crudo, ma nel contempo audace strumento che invoca il riscatto sociale e la voglia di cambiamento. Molti gli studeti delle scuole superiori coinvolti nel progetto a dimostrazione che quando Panuzzo chiama attraverso progetti sociali, i giovani rispondono con entusiasmo. La prima cinematografica del film è stata un ‘evento nell’evento, che ha coinvolto ancora una volta, non solo una larga parte di giovani, ma il pubblico eterogeneo dell’intera Locride.  “Pallido Fiore”, che ha riempito le sale cinematografiche del Cinema “Vittoria” di Locri, partirà a breve per un lungo tour nazionale ed europeo. Appare sorprendente il grande messaggio sociale che Bruno Panuzzo è riuscito, con forza ed audacia, a costruire e ad amplificare assieme al tutto il cast. L’opera dell’artista di Bovalino annichilisce la ndrangheta in maniera coraggiosa ed inedita e spinge a pensare in maniera intensa. “Pallido Fiore” giunge come un fulmine a ciel sereno ed accende la voglia di confronto e di dibattito. L’opera s’incarica in fine, dice Panuzzo con molta umiltà e tatto, “d’insegnare ai giovani ad seguire la propria vocazione: perché non esiste un successo paragonabile a conoscere veramente se stessi e diventare ciò che si è.”

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