Ven. Apr 19th, 2024

Il Fatto Quotidiano ricostruisce la rete societaria del clan di Platì trapiantato in Lombardia. Spuntano i contatti tra l’aspirante consigliere comunale di Catanzaro Domenico Schiavello e Giuseppe Pangallo, genero del boss a cui sarebbe affidata la gestione degli affari economici della famiglia

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Comincia con una descrizione di alcuni luoghi del Cantone dei Grigioni, in Svizzera, il reportage che il Fatto Quotidiano in edicola domenica dedica alla rete estera della cosca Papalia. La storia della nota famiglia di ‘ndrangheta di Platì, che già dagli anni ’70 aveva esteso i suoi interessi anche al Nord, in particolare nell’hinterland milanese, torna d’attualità dopo la scarcerazione del boss Rocco Papalia, festeggiato per il ritorno a casa dopo un quarto di secolo trascorso in galera. Una storia di sequestri, traffici di droga e collusioni con la politica.
Da Leggia, un centinaio di anime nella regione Moesa, il cronista Davide Milosa fa partire il suo “viaggio” nella galassia di società che ruotano attorno ai Papalia. A partire da un’azienda che produce macchine per il gelato – che in Svizzera ha la fiduciaria che la controlla – intestata a Rosanna Papalia, la figlia del boss che ha sposato il 37enne Giuseppe Pangallo. Su quest’ultimo, spiega il Fatto citando alcune informative di polizia giudiziaria, il clan punta per la gestione economica degli affari, in Svizzera come nel Milanese. «Noti sono i suoi contatti – scrive riguardo a Pangallo il giornale di Travaglio – con importanti personaggi della movida milanese, nonché con Domenico Schiavello, candidato alle comunali di Catanzaro nella lista del sindaco uscente Sergio Abramo». Schiavello, nato a Vibo Valentia e già candidato, sempre con Abramo, nel 2012, sarebbe attivo nel settore eolico. «Ha battezzato, era il 2009, il figlio di Pangallo e inoltre, negli anni, è risultato in contatto con Giuseppe Barbaro capobastone della cosca dei Nigri (recentemente deceduto)».
L’aspirante consigliere comunale catanzarese non è indagato, ma fino al 2015 sarebbe stato il proprietario di un appartamento nella cascina di via Gattinara 90 a Milano, la stessa che negli anni ’80 «veniva usata dal clan di Paolo Sergi (imparentato con i Papalia) per tagliare l’eroina», mentre la denuncia di cessione del fabbricato a favore di Schiavello «viene fatta a nome di Pietro Cerullo, storico prestanome dei Sergi».
Secondo il Fatto, in sostanza, sono proprio Pangallo e la moglie a portare avanti «gli affari di famiglia» attraverso una rete di società che da Platì passano per Buccinasco e conducono fino in Svizzera. Una possibile pista investigativa che potrebbe condurre al “tesoro” nascosto di un clan che «negli anni ’90 riciclava un miliardo di lire al mese». E che potrebbe creare qualche imbarazzo nella compagine che punta alla riconferma di Abramo quale primo cittadino del capoluogo della Calabria.

Si ritira candidato di Abramo

L’annuncio del sindaco uscente dopo le notizie sui contatti tra l’aspirante consigliere comunale e il genero del boss: «L’amministrazione comunale che uscirà dalle urne l’11 giugno non dovrà avere alcuna ombra». Schiavello: «Contro di me la macchina del fango. Sono una persona onesta»

«L’amministrazione comunale che uscirà dalle urne l’11 giugno non dovrà avere alcuna ombra. È per tale motivo che ho chiesto al candidato Domenico Schiavello, che viene tirato in ballo in un articolo giornalistico per presunti contatti con ambienti riferibili alla criminalità organizzata che risalirebbero a molti anni fa, di fare un passo indietro e uscire ufficialmente dalla campagna elettorale». È quanto si legge in una nota del sindaco uscente Sergio Abramo, candidato per la riconferma alla guida di una coalizione di centrodestra. Il riferimento di Abramo riguarda un articolo del Fatto Quotidiano. «Ho ottenuto dallo stesso Schiavello, che comunque non risulta indagato, la piena disponibilità – aggiunge Abramo – a ritirarsi dalla competizione elettorale. Nell’augurare a Domenico Schiavello di potere chiarire la sua situazione, riaffermo con convinzione la necessità che l’amministrazione comunale sia totalmente impermeabile rispetto al rischio di infiltrazioni mafiose e il mio incondizionato impegno a tenere fuori dalle istituzioni ogni possibile condizionamento da parte della criminalità organizzata».

SCHIAVELLO: MACCHINA DEL FANGO, SONO ONESTO È lo stesso Schiavello, con una nota, ad annunciare il suo ritiro dalla campagna elettorale: «Respingo con indignazione ogni insinuazione pubblicata in data odierna da alcuni organi di stampa, perché destituita da ogni fondamento giuridico – si legge nella nota – e finalizzata al solito, ed ormai abusato, modus di azionare la mediatica macchina del fango. Questa volta è toccato a me. Ribadisco la mia totale onestà, sin dalla mia nascita, sia come persona che come lavoratore, ed altresì come candidato alle comunali, lontano da ogni distorta logica criminale cui sono stato assimilato. Ho già conferito mandato ai legali per esperire ogni adeguata azione giudiziaria sia in sede penale che in sede civile contro coloro che saranno ritenuti responsabili delle infamanti condotte realizzate ai miei danni. Al fine di chiarire ogni profilo di tale vicenda, informo tutti – è la conclusione – che ho accettato l’invito del sindaco Abramo a lasciare la competizione elettorale per difendere la mia persona da qualsivoglia condizionamento».

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