Sab. Apr 20th, 2024

Diversità e normalità, una dicotomia da superare: “Si può vedere una stessa persona come irri­mediabilmente menomata o così ricca di pro­messe e di potenzialità”.

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LA “MAMMA E CITTADINA” IRMA RACCONTA LA STORIA DEL FIGLIO DOWN MICHELE, QUARANTADUENNE, ORAMAI DIVENUTO AUTONOMO PER SE’ E PER GLI ALTRI.

Venerdì 30 giugno 2017 alle ore 20,00 circa Telemia (digitale terrestre canale 85 e diretta streaming www.telemia.it), dedicherà la puntata di “Fatti e Misfatti”, condotta da Giovanni Pittari, alla storia del quarantaduenne ragazzo down Michele -oggi pienamente autonomo- raccontata a tutto campo dalla “mamma e cittadina” Irma.

Sfidando tutte le riservatezze del caso, abbiamo chiesto a mamma Irma di raccontarci la storia di Michele, specificando che era una richiesta fondata sul “pubblico interesse”, individuato nel fatto che la corretta e qualificata circolazione di questa testimonianza di vita sia utile per tutti: per le famiglie con persone disabili, per l’opinione pubblica, per l’istituzione Scuola, per le Amministrazioni Locali e Regionali, per il sistema sanitario e perfino per i media che trattano e veicolano questi argomenti delicati ed importanti.

La signora Irma ha condiviso l’idea e -solo per il motivo che ha ispirato la richiesta- ha accettato di raccontare la storia di Michele e di come la famiglia ha affrontato il problema della disabilità. Un racconto veramente forte, emozionante e coinvolgente che pienamente può essere compreso sia da chi vive realmente queste identiche esperienze, ma anche da chi di queste cose ne sente parlare e da chi opera nel settore. E’ un racconto che colpisce molto la mente, il cuore, la cultura e offre speranze ed incoraggiamenti.

Non è assolutamente una iniziativa che ha lo scopo di ” spettacolarizzare” o  ” semplicemente” osannare i protagonisti bensì per dare “una comunicazione pubblica” di come la mamma, il ragazzo stesso e tutta la famiglia abbiano affrontato sin dalla sua nascita la condizione di disabilità di Michele e del percorso fatto che -oggi come oggi- ha dato frutti positivi, tanto che Michele da qualche anno è giunto nella condizione ottimale di essere autonomo per sé e per gli altri.

Un obiettivo ed una speranza che ogni famiglia con persone con disabilità sicuramente nutre e fa di tutto per raggiungerlo. Quanti “Michele” ci sono, quante famiglie avrebbero bisogno di aiuto e sostegno scientifico, sociale, culturale, economico, ma sopratutto di personale veramente specializzato nel settore. Quanti progressi farebbero i loro figli se adeguatamente presi ed assistiti in tempo !

Ecco, la testimonianza di mamma Irma e le conclusioni di papà Vincenzo (intervistato da Giovanni Pittari), potrebbero essere tanto di aiuto, sostegno ed incoraggiamento verso queste famiglie, che certamente non possono risolvere da sole la problematica, ma necessitano dell’unione e dell’aiuto di tutti.

Giuseppe, il fratello di Michele, è stato tra gli organizzatori del “1° Family Campus Calabria– Special Olympics” tenutosi a Siderno dal 15 al 17 giugno, un evento nazionale a cui hanno preso parte esperti del settore e famiglie con disabili provenienti da diverse regioni d’Italia.

Sentito sulla questione  Giuseppe, che per Michele è stato un riferimento, ritiene ” che bisogna acquisire la consapevolezza che per potere agire concretamente c’è bisogno di due elementi: il primo è la concertazione di idee, la traduzione in progettualità e l’attuazione; il secondo è la comunicazione e quindi la diffusione di un pensiero. Nonostante il primo sia elemento condizionante il secondo, è pur vero che una comunicazione scarsa o insufficiente non premierebbe gli sforzi profusi. Motivi questi per i quali la nostra “storia famigliare” pur avendo un senso compiuto in termini endofamiliari, rimarrebbe imbrigliata in confini limitati, se non si provvede ad espanderli. La capacità di incidere sull’intelletto, sullo spirito e sull’immaginazione è fondata sulla consapevole elaborazione di dati acquisiti nel tempo che purtuttavia se non correttamente veicolati e non lasciati liberi di volare avrebbero solo un mero significato autopoietico. Una visione del genere suscita, invece, impulsi e fibrillazioni evocativi di una speranza mai sopita, ossia quella per cui un disabile può vivere pienamente la propria personalità solo allorquando non venga limitata dalla mancata conoscenza altrui.”

E conclude: “La storia che racconta mamma Irma rappresenta esattamente l’autentica esigenza del nostro nucleo familiare che, lungi dall’autoreferenzialità, vuole contribuire nella semplice diffusione di un preciso seppur complesso, per le implicazione che tiene in sé, punto di vista che è quello della persona con difficoltà, qualsiasi esse siano. Io personalmente auspico di poter partecipare ad altri il bagaglio di conoscenze maturate e maturande, al fine di innescare un meccanismo virtuoso ci circolarizzazione delle idee anche per fornire voce a chi voce per natura non ne ha.”

Gioiosa Jonica, 27 giugno 2017

Vincenzo Logozzo

Consulta Associazioni Gioiosa Jonica

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