Ven. Apr 26th, 2024

Il responsabile organizzativo del partito calabrese, Giovanni Puccio, risponde così alle critiche del ministro degli esteri e di Gentile: «-Ci risparmi le sue ridicole lezioncine, di cattivi maestri non sentiamo proprio il bisogno»

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«Il ministro Angelino Alfano deve scegliere cosa fare nella vita: la politica dei due forni, che gli è tanto cara e che interpreta alla perfezione insieme ai suoi amici di partito calabresi, la rispediamo al mittente. Alla luce delle sue dichiarazioni, rilasciate agli organi di informazione calabresi, ci aspettiamo atti conseguenti. Non accettiamo alcun tipo di lezione, né sul piano politico, né su quello dell’efficienza amministrativa. A quali soldi non spesi dalla Regione fa riferimento? Quali le messe di finanziamento portate in Calabria dal senatore Gentile non sarebbero state utilizzate?». È quanto si legge in una nota del Pd calabrese, che affida la replica alle critiche di Alfano e Gentile al responsabile organizzativo del partito, Giovanni Puccio.
«Parole, parole liberate al vento – prosegue la nota – per piegare la funzione istituzionale ai propri interessi di parte. Assuma informazioni il ministro Alfano dalla sua collega di partito e di governo Beatrice Lorenzin su quali sono le condizioni della sanità in Calabria? Sa Alfano che, a causa dell’immobilismo del ministero alla Salute, da mesi la sanità calabrese è bloccata per via degli scontri dei due commissari, impegnati in uno incomprensibile rimpallo di responsabilità fra di loro e, nel frattempo, sono bloccate centinaia di assunzioni all’interno degli ospedali, i livelli minimi di assistenza non riescono ad essere garantiti e il diritto alla salute di milioni di calabresi irresponsabilmente compromesso? In quale paese dei balocchi vive Alfano, quando evoca i successi – chiede ancora Puccio – sul nosocomio di Praia a mare? Ricorda che è stato l’ex governatore Scopelliti, all’epoca compagno di partito di Alfano nel Pdl, a chiudere gli ospedali?».
«Ci risparmi, Alfano, le sue ridicole lezioncine. Non siamo magnanimi – è la conclusione – come il nostro segretario nazionale, Matteo Renzi, che è un autentico innovatore, altro che urlatore, un leader riformista riconosciuto in Europa e negli scenari politici internazionali: di cattivi maestri, dunque, non sentiamo proprio il bisogno».

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