Ven. Apr 26th, 2024

La Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria ha confermato la pena dell’ergastolo inflitta in primo grado a Tommaso Costa per l’omicidio del giovane imprenditore Gianluca Congiusta, avvenuto la sera del 24 maggio 2005 a Siderno, nel Reggino, mentre era alla guida della sua auto, per non essersi piegato alla violenza mafiosa. Il movente dell’omicidio, infatti, sarebbe stata la lettera estorsiva che Costa inviò al futuro suocero del giovane, Antonio Scarfò. Una lettera su cui Congiusta avrebbe poi potuto rivelare alcuni particolari riguardanti la volontà dei Costa si riaffacciarsi sul territorio, affermando il predominio mafioso. La decisione arriva dopo l’annullamento con rinvio disposto dalla corte di Cassazione della precedente sentenza di condanna al carcere a vita per Costa. La sentenza è giunta dopo circa due ore di camera di consiglio. Nel corso dell’udienza, hanno preso la parola prima le parti civili, rappresentate dagli avvocati Sgambellone e Femia, e poi il difensore di Costa, l’avvocato Sandro Furfaro che, partendo dagli elementi della sentenza di annullamento della Cassazione, ha provato a convincere il collegio presieduto da Roberto Lucisano, ad assolvere il suo assistito. Presenti in aula, come sempre, Mario Congiusta, assieme alla moglie ed alla figlia Roberta. Per loro, grande tensione prima della lettura del dispositivo, poi l’amara soddisfazione di aver avuto giustizia per la morte del loro figlio: “Non possiamo gioire – ha spiegato Mario Congiusta – perché nessuno ci ridarà indietro nostro figlio. Non abbiamo mai avuto dubbi sull’operato della magistratura. Tommaso Costa ha ucciso Gianluca e Tommaso Costa oggi è stato condannato”.

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