Ven. Mar 29th, 2024

Il sindaco Alecci ordina l’ abbattimento di Palazzo Bencivenni. Sono passati 35 anni!. Dopo il fallimento delle mediazioni, restano 90 giorni per procedere.

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E’ rimasta per circa 35 anni a svettare anacronistica nel quartiere centrale in cui era sorta, l’incompiuta soveratese di cui ora il sindaco di Soverato, con un’apposita ordinanza, impone ora l’abbattimento. Una promessa mantenuta quella del primo cittadino Ernesto Alecci che già nel 2015, a pochi mesi dal suo insediamento, aveva dato l’ultimatum ai proprietari del palazzo a cinque piani posto tra l’incrocio di Via San Giovanni Bosco e via Magna Grecia. L’invito era a completare l’opera, pena un drastico intervento da parte del Comune che annunciava, nell’occasione, anche un’ingente richiesta di risarcimento danni per l’immagine deturpata della cittadina jonica. Una vicenda lunga, passata per diversi solleciti quella del palazzo Bencivenni-Gualtieri su cui l’attuale amministrazione soveratese era intervenuta per la prima volta il 4 dicembre 2015 quando aveva deciso di sostituirsi alla proprietà per realizzare direttamente i lavori di messa di sicurezza della struttura, della rimozione delle barriere che invadevano la carreggiata, della realizzazione del marciapiede e della messa in sicurezza dei balconi, impegnando una somma di 13mila euro poi addebitata ai proprietari. Un primo intervento di decoro urbano che, però, non è servito a smovere una situazione da quel momento caduta in un nuovo stallo, tanto da portare il sindaco all’emanazione di una nuova ordinanza, pubblicata nella giornata di ieri sull’albo pretorio del comune.

“Abbiamo firmato e trasmesso – spiega il sindaco di Soverato – l’ordinanza di demolizione relativa al palazzo comunemente conosciuto con l’appellativo di Palazzo Bencivenni”.

E’ un fabbricato che occupa uno dei posti più e centrali della città ma poiché rimasto incompleto, contribuisce a violentare dal punto di vista urbanistico e del decoro urbano il quartiere in cui ricade creando un danno di immagine per la città. Ho riunito più volte nella mia stanza i comproprietari del manufatto, assieme ai rispettivi legali, nel tentativo si è rivelato inutile. Ho atteso che loro stessi potessero trovare delle soluzioni ma mi rendo conto che la città ha pazientato anche troppo. La Calabria è una terra che ha fame di normalità, di rispetto delle leggi, di maggior senso civico e tutela dei diritti di tutti e non solo di pochi”. Qualora dopo 90 giorni i proprietari del manufatto non dovessero ottemperare all’ordinanza, sarà lo stesso Comune ad intervenire addebitando a loro i costi di un intervento giustificando come un’azione di pubblica sicurezza nella storica ordinanza emanata a distanza di più di 30 anni dall’apertura del cantiere.

NE CUORE DEL TESSUTO URBANO: IL CANTIERE ETERNO: AL ALBERGO MANCATO A ECOMOSTRO

L’ eterno cantiere considerato da molti una sorta di ecomostro all’interno del tessuto urbano, nell’immaginario comune sarebbe dovuto divenire un hotel di lusso, un centro congressi, un’area espositiva, uno spazio in cui rilanciare quell’immagine cittadina per oltre un trentennio tradita dalle lamiere abbandonate a bordo strada e dallo scheletro di una struttura considerata dalle autorità cittadine non più sicura dopo l’omicidio consumatosi al suo interno nel 2014 quando il corpo di un indiano con il craino martoriato fu rinvenuto dai carabinieri di Soverato che avevano ricostruito una delle più violente aggressioni che la cronaca soveratese ricordi.

E’ bastato poco a trasformare il palazzo incompiuto in un’opera scomoda oggi considerata dall’autorità comunale come un luogo da abbattere a tutela della pubblica sicurezza. Attualmente in molti si interrogano sui risvolti imminenti della decisione presa dal sindaco che aveva anche considerato in passato la possibiità di acquisire l’immobile, un’ipotesi poi arenatasi all’interno di una trattativa complessa che sembra essere destinata ad aprire la strada di una controversia legale. La demolizione dell’immobile potrebbe costare diverse migliaia di euro agli attuali proprietari che dovrebbero accollarsi anche le spese dello smaltimento in discarica del materiale residuo.

(fonte Gazzetta del Sud)

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