Gio. Apr 25th, 2024

Nel piano eversivo-stragista mafia-‘ndrangheta dei primi anni ’90 era previsto anche un attentato al Tribunale di Reggio Calabria per uccidere dei magistrati. E’ quanto emerso dall’inchiesta “‘ndrangheta stragista” coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, che mercoledì scorso ha portato all’arresto di Rocco Santo Filippone, di 77 anni, di Melicucco, ritenuto a capo del mandamento tirrenico della ‘ndrangheta e collegato alla potente cosca Piromalli di Gioia Tauro.

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Ndrangheta stragista ha ricostruito – attraverso l’apporto di nuovi e fondamentali elementi raccordati e collegati fra loro – le causali del duplice omicidio del 18 gennaio 1994, dei due tentati omicidi dell’1 dicembre 1993 e dell’1 febbraio 1994 dei Carabinieri; ha individuato alcuni mandanti, nonché la pista e gli scopi sottesi a tali delitti. Le vicende delittuose in esame vanno a collocarsi nel contesto della strategia stragista che ha insanguinato il Paese nei primi anni 90’ e in particolare in quella stagione definita delle “stragi continentali”. Protagonista di quella stagione, secondo quanto emerso dalle indagini, non fu solo Cosa Nostra ma anche la ‘Ndrangheta: E sullo sfondo appare chiara la presenza di suggeritori occulti da individuarsi in schegge di istituzione deviate.

 

In particolare, il 18 gennaio 1994 venivano uccisi sull’autostrada Salerno – Reggio Calabria, all’altezza di Scilla, i Carabinieri FAVA Antonino e GAROFALO Giuseppe. Nella notte fra l’1 e il 2 dicembre 1993, l’azione criminale era indirizzata ai danni dei Carabinieri PASQUA Vincenzo e RICCARDO Silvio e, l’1 febbraio 1994, ai danni dei Carabinieri MUSICÒ Bartolomeo e SERRA Salvatore, la morte dei quali veniva evitata solo per casuali e fortuite coincidenze. In entrambi i casi, gli attentati venivano posti in essere in località Saracinello, nella zona periferica meridionale della città di Reggio Calabria.

 

Dietro tutto questo un piano ben più ampio e complesso, da maturare in più fasi.

A svelarlo negli anni scorsi erano stati collaboratori di giustizia come Antonio Galliano e Pasquale Nucera, che avevano parlato ai magistrati del progetto delle mafie di «destabilizzare lo Stato». Un progetto cui la ‘ndrangheta non ha lavorato da sola. Erano i primi anni Novanta, la Prima Repubblica aveva iniziato a scricchiolare sotto i colpi di Tangentopoli e il possibile avvento del Partito comunista al potere terrorizzava le mafie e non solo. In allarme all’epoca erano entrati militari e agenti di intelligence in passato legati all’area di Gladio, e la galassia nera che con loro spesso è andata a rimorchio. A loro, guardava con interesse – hanno svelato diversi pentiti – anche rappresentanti del mondo economico.

Insieme hanno progettato di sostituire la vecchia, ormai inaffidabile classe politica, con una di nuovo conio, ma sempre pronta ad assecondare i compositi interessi di mafie, logge, pezzi deviati di Stato e grande imprenditoria.

 

 

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