Ven. Mar 29th, 2024

Ha avuto luogo, a Santa Domenica di Placanica (RC), presso il Santuario Nostra Signora dello Scoglio, il meeting di preghiera annuale dedicato ai giovani, come sempre presieduto dal Vescovo della Diocesi di Locri – Gerace, monsignor Francesco Oliva. La giornata di preghiera, caratterizzata, come ogni mercoledì, sabato e domenica (in cui avvengono gli incontri consueti di preghiera con i sacerdoti e fratel Cosimo) dalle lunghe file di persone presso i confessionali del Santuario, per il sacramento della riconciliazione, ha registrato la presenza di migliaia di pellegrini, provenienti dall’Italia e dall’estero. Alla composta folla, ospitata nel meraviglioso santuario mariano fondato da Fratel Cosimo, il Vescovo, durante la solenne concelebrazione eucaristica, da lui presieduta, attorniato da una decina di sacerdoti, ha espresso, nella propria toccante omelia:
“Questa domenica la Parola c’invita a considerare un aspetto essenziale della vita cristiana: farsi carico del fratello e dei suoi eventuali errori, per un cammino di crescita comune. Non intendo consegnare parole mie. Ma solo dare voce al Vangelo ascoltato. Una grande verità sta alla base della riflessione evangelica:Siamo fratelli. Verità che non può essere data per scontato. Eppure l’affermiamo ogni volta che recitiamo la preghiera del padre nostro. Considerare Dio “nostro” Padre è riconoscerci fratelli. Il padre viene prima del figlio. Ed è fondamentale riconoscerlo. Oggi nella società si avverte la mancanza del padre. In un libro sul tema dell’assenza del padre nella società contemporanea, Stefano Parenti, psicologo e psicoterapeuta, fa rilevare che i bambini e ragazzi cresciuti senza padri, presentano una maggiore fragilità nel loro essere uomo o donna, maggiori difficoltà scolastiche e con i coetanei, più aggressività. L’assenza paterna costituisce un grande fattore di rischio per la costruzione di un carattere forte e maturo, adulto e responsabile. Nella preghiera del padre nostro affermiamo la nostra relazione col Padre. Dal Padre Creatore riceviamo quei talenti che sono necessari per affrontare la vita senza paure. Insieme a questa prima fondamentale relazione col padre c’è una ineliminabile relazione con gli altri che sono nostri fratelli. Non si può vivere senza di essa o a prescindere da essa. Quando viene meno o si indebolisce viene meno e si indebolisce la nostra umanità. La vita la costruiamo insieme agli altri. Non dimentichiamolo mai. E’ una relazione che è fatta di attenzione all’altro, del prendersi cura dell’altro, anche quando sbaglia o commette dei torti verso di noi.
“Se tuo fratello pecca…”. Se un tuo fratello ti offende non chiudere definitivamente ogni relazione, prova a ricostruire la relazione, perdona. Se ti accorgi che sta sbagliando usa le buone maniere per la correzione ‘fraterna’: “Non si può correggere una persona senza amore e senza carità. Non si può fare un intervento chirurgico senza anestesia: non si può, perché l’ammalato morirà di dolore. E la carità è come una anestesia che aiuta a ricevere la cura e accettare la correzione. Prenderlo da parte, con mitezza, con amore e parlagli” (papa Francesco).S. Agostino da parte sua diceva: “Sia che tu taci, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che tu perdoni, perdona per amore. Sia in te la radice dell’amore, poiché da questa radice non può procedere che il bene”. Vanno sempre superati i comportamenti improntati all’accusa facile, al puntare il dito, alla critica e alla maldicenza. La forza della comunione fraternasta in quel“tu va e parla”. Fai tu il primo passo, non chiuderti in silenzi ostili, non fare l’offeso. Sii tu a riallacciare la relazione. “Se tuo fratello commetterà una colpa contro di te, tu va’… Queste parole tracciano le regole di base per la convivenza fraterna: se qualcuno ti ferisce, tu non chiudere la comunicazione, non lasciare che l’offesa apra le porta all’inimicizia, non metterti in atteggiamento di vittima, ma fa tu il primo passo, riapri tu il dialogo.
“Se ti ascolterà, avrai guadagnato tuo fratello”. Un’espressione fuori del comune ma troppo bella: «guadagnare», «acquistare» un fratello. Il vero guadagno della vita corrisponde alle relazioni belle che hai saputo costruire. Fa ogni tentativo pur di recuperare il rapporto di amicizia e di dialogo.
“Se non ascolterà neanche l’assemblea (la Chiesa), sia per te come un pagano”. L’esclusione dalla Comunità(scomunica) non è altro che la presa d’atto del rifiuto ostinato a vivere la comunione fraterna con Cristo e in Cristo. Se il colpevole non si sottomette e non ascolta neppure la comunità, solo allora deve essere ritenuto escluso dalla comunità. Questa è una dichiarazione di enorme portata, perché la Chiesa ha da Cristo l’autorità di “legare e di sciogliere”. Essa non può taceredi fronte al male e all’ingiustizia, anche se molti lo vorrebbero; non può non denunciarei disordini della vita sociale e personale; fa parte dei suoi compiti e nessuna intimidazione può e deve impedirglielo
Ezechiele ammonisce che nessuno può esimerci dal dovere di denunciare il male dovunque lo trovi. Il silenzio rende complici. Tra i cristiani non c’è spazio per l’omertà! Una “sentinella” muta non servirebbe né a Dio né agli uomini. “Dove manca la correzione abbonda la corruzione” (Prov. 3,12). C’è tanto individualismo e disinteresse quando si affermail principio del “farsi i fatti propri”. Il “farsi i fatti propri” è un comportamento da considerare fra i mali più deleteri della vita sociale. Ezechiele parla dipeccato di omissione: “della sua morte, chiederò conto a te, dice il Signore”. A noi il Padre chiederà conto non solo dei nostri peccati, ma anche di quelli degli altri. Non ci è lecito lavarci le mani come Pilato, di non voler essere solidali come Caino (“sono forse io il custode di mio fratello?”), ma siamo chiamata a mettere in guardia chi sbaglia, come vigili sentinelle. Ma non bisogna confondere il rispetto con l’indifferenza. Molti dicono di rispettare gli altri, ma non fanno nulla per nessuno. E pensano di vivere e di lasciare vivere. Ma lasciar vivere gli altri non significa abbandonarli al proprio destino. Essere permissivi non è segno di rispetto, ma di indifferenza o di disprezzo. Non è segno d’amore, ma di egoismo. Anche se il fratello si ostinasse nell’errore, non possiamo privarlo del sostegno della preghiera.
Nel Vangelo di oggi c’è un forte richiamo al “noi”, all’essere comunità in Cristo:“dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. Gesù è tra noi, ad una condizione: che siamo riuniti nel suo nome. Non per interesse, non per superficialità, non per caso, ma nel suo nome: amando ciò che lui amava, preferendo coloro che lui preferiva, sognando un mondo di fratelli. La comunione è la relazione bella che nasce se c’è Gesù. Essere con Gesù è guardare alla vita come ad una rete di relazioni tra fratelli che si rispettano, che si aiutano, che sanno di essere nella stessa barca per raggiungere il medesimo orizzonte. Come cristiani siamo chiamati a vigilare, nella nostra vita ed in quella della comunità. Ma non basta limitarci a condannare il male, occorre creare le condizioni, perché chi sbaglia possa convertirsi. Questo è certamente uno dei segni di comunione che rendono credibile la comunità cristiana.
“Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”. Ecco la comunione che a livello sacramentale viviamo celebrando l’Eucaristia.”
Fratel Cosimo, invece, nella propria evangelizzazione, ha detto: “Cari fratelli e sorelle, cari giovani venuti da diverse località italiane, a tutti voi rivolgo un affettuoso saluto nel nome del Signore. Oggi, il nostro incontro è caratterizzato dalla presenza di voi giovani poiché è dedicato in particolare a voi, ma vedo anche una ricca presenza di meno giovani, per cui mi permetto di dire a tutti, ai giovani e ai meno giovani: è molto importante agli occhi del Signore essere giovani dentro, cioè, giovani nello spirito, giovani nella fede, e cercare sempre l’eterna giovinezza di Dio. Questo è ciò che conta. Comunque, ci ritroviamo tutti accomunati nella gioia di essere qui, per riflettere insieme sul cammino spirituale di fede che ciascuno ha intrapreso. La Vergine Santissima ci invita alla preghiera, alla riconciliazione, alla vera conversione del cuore, affinché ci rendiamo docili all’ascolto della Parola del Signore per divenire testimoni autentici del suo amore misericordioso. Alla luce di queste parole vogliamo ora accogliere nel nostro cuore la Parola del Signore tratta dal Vangelo di Matteo c. 18 v. 19 – 20. Così dice Gesù: “In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. Fratelli e amici, abbiamo appena ascoltato dal Vangelo di Matteo le parole incoraggianti di Gesù: “se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà”. Le parole di Gesù ci consolano, perché ci fanno capire quanto Dio ci ama, e allo stesso tempo quanto è grande il suo amore e la sua misericordia per ciascuno di noi. Il Signore Gesù fece una straordinaria promessa, valida per ogni tempo, passato, presente e futuro: “ogni qual volta due o più persone si riuniscono nel suo nome per pregare, Egli sarà presente in mezzo a loro”. Teniamo presente innanzitutto che Gesù affermaquanto è importante che fra due o più persone ci sia comune accordo prima di mettersi in preghiera, ovvero in termini pratici Egli vuole fare sperimentare la comunione fraterna. Ovviamente l’accordo s’intende per cose giuste e positive. Se vogliamo, le parole di Gesù, ci indicano chiaramente una specie di sintonia, cioè, quella intima unione potremmo di dire di due cuori, uniti nella stessa fede, e nelle stesse aspirazioni. E infatti così sta scritto nel Libro degli Atti degli Apostoli al c. 1 v. 14: “Tutti erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù e con i fratelli di Lui”. Secondo quanto ci viene detto dalla Parola del Signore, dovremmo accordarci spesso in preghiera durante la nostra permanenza sulla terra, prima di tutto per cercare il Signore, e cercarlo davvero con tutto il nostro cuore. Ciascuno di noi come cristiano, se veramente lo è, è chiamato a comportarsi in questo modo, ovvero cercare sempre la faccia del Signore, cercare la sua volontà, in modo tale da fargli piacere in ogni cosa. Sentendoci oggi interrogati dal Vangelo, ci poniamo una domanda: in che cosa dunque, vogliamo essere d’accordo? Per cosa vogliamo essere in comunione? Miei cari, in qualità di figli di Dio non possiamo non essere d’accordo, se non nella professione dell’unica fede nel Signore Gesù Cristo, nella comunione di preghiera gli uni con gli altri, e nella testimonianza cristiana. Quante volte nella nostra società sentiamo parlare di comunione senza nemmeno conoscere il significato. Essere in comunione e godere di essa significa se vogliamo, sperimentare un accordo totale di pensiero, e allo stesso tempo un accordo di sentimento e di animo. Questo è ciò che dovrebbe esserci in ogni famiglia cristiana. Direi proprio come afferma l’apostolo San Paolo nella sua Lettera ai Filippesi. Riporto il verso: “Rendete piena la mia gioia con l’unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti”. Questa è la vera comunione fraterna. Se vengono a mancare questi presupposti, si può parlare di tutto ma non di comunione. Noi oggi ci sentiamo in comunione tra di noi come dice Gesù? Pertanto, ritornando al Vangelo, abbiamo detto che Gesù ha fatto una promessa e non soltanto agli apostoli, ma a tutti i credenti di ogni tempo, ovvero che nel caso in cui ci sia l’accordo e la comunione nella preghiera, qualunque cosa sarà chiesta al Padre quella sarà concessa. Pensiamoci un po’ miei cari, quanto è bello sperimentare e realizzare il fatto che le nostre preghiere vengono esaudite dal Signore, e questo non per una soddisfazione personale, ma perché ci si rende conto di essere in linea con il pensiero di Dio. Scrive l’apostolo San Giovanni nella sua prima Lettera: “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, Egli ci esaudisce”. Però teniamo presente un punto fondamentale: saremo esauditi quando si è in comunione con il Signore, e quando si è anche in comunione con la chiesa di Cristo, allora tutto ciò che si domanderà in preghiera, sarà certamente in accordo con la volontà di Dio. Cari fratelli e amici, cari giovani, non dimentichiamo le parole di Gesù: “dove due o tre sono riuniti in preghiera nel mio nome, io sono in mezzo a loro”. Questa se vogliamo, da parte di Gesù non è altro che una garanzia che ci permette di avere la sua presenza, la sua amicizia, la sua compagnia; presenza, amicizia e compagnia di un vero amico, l’amico che non delude e non tradisce mai. E non solo, ma abbiamo anche la possibilità di essere ascoltati ed esauditi, in qualunque cosa noi chiediamo al Padre. Cari giovani, mi rivolgo a voi che siete una generazione nuova, il futuro del mondo, ricordatevi di una cosa: chi dice di essere veramente un cristiano come Gesù ci insegna nel suo Vangelo, deve dimostrarlo con i fatti, non dice forse Gesù: “l’albero si conosce dai frutti”? Un vero cristiano si contraddistingue dall’entusiasmo che manifesta nel testimoniare la propria fede, e la propria appartenenza a Gesù Cristo. Spesso si sente dire da qualcuno che l’essere cristiano consiste solo nell’andare in Chiesa la domenica ed è più che sufficiente. Invece no, non è assolutamente così. Il nostro essere cristiani deve comportarci un cammino di perseveranza a partire dalla domenica, e poi proseguire ogni giorno della nostra vita. Qualche giorno fa mi ha colpito una frase che ho appreso da una lettera del nostro vescovo Mons. Oliva, inviata alle comunità parrocchiali della diocesi, e io oggi voglio comunicarla a tutti voi. Ecco le parole: “Non c’è luogo dove noi non possiamo essere cristiani, ogni luogo ci appartiene per testimoniare la scelta che abbiamo fatto”. Sono molto chiare le parole del nostro vescovo, e ci esortano a metterle in pratica. E’ più che certo che il vero cristiano deve essere cristiano dovunque, non soltanto la domenica in chiesa, ma anche in casa, negli ambienti di lavoro, per le strade e nella società. Questo è il vero cristiano. E per concludere, non dimentichiamo quanto abbiamo udito dal Vangelo che ci assicura la presenza di Gesù in mezzo a noi ogni volta che ci riuniamo in preghiera nel suo nome. Chiediamo alla Vergine Santissima, Nostra Signora dello Scoglio, di aiutarci a credere alle parole di Gesù, e allo stesso tempo farci vivere secondo quanto Egli ci insegna nel Vangelo. Amen. Dio vi benedica e sia lodato Gesù Cristo.”

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