Sab. Apr 20th, 2024

Oliverio convoca il Consiglio di Catanzaro per il 28 novembre. Senza tenere conto del decreto che porterà all’accorpamento con Crotone e Vibo Valentia. Così la burocrazia ignora le prescrizioni del ministero (e sconcerta le associazioni di categoria)

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Il 19 settembre 2017 è una data che tutti ricordano come l’inizio di una rivoluzione per le Camere di Commercio. Tutti, tranne la burocrazia della Regione Calabria e il suo governatore. Per loro non è successo nulla. Per gli uffici della Cittadella e per Mario Oliverio nessun decreto ha mai deciso di accorpare le Camere di Catanzaro, Vibo Valentia e Crotone. Nessun ministro lo ha mai firmato e dunque la storia dell’ente va avanti come prima.
Lo dice – in stretto burocratese (ma, come vedremo, la traduzione non è impossibile) – una comunicazione arrivata a tutte le associazioni di categoria lo scorso 16 novembre. Poche righe spedite dal dipartimento Sviluppo economico della Regione: notificano due decreti del presidente della giunta regionale che risalgono a settembre. Per tradurre la lettera bisogna “entrare” nei due atti.
Il primo riguarda “nomina e convocazione primo Consiglio della Camera di commercio di Catanzaro” e individua tutti i componenti dell’organismo perché si dia inizio all’iter che porterà alla nomina del nuovo presidente e degli organi che guideranno la Camera per i successivi cinque anni. La data sull’atto è quella del 7 settembre, mentre quella di insediamento del Consiglio della Camera è fissata per il 18 settembre. Lo scopo è quello di far uscire l’ente dal commissariamento e traghettarlo verso la nuova forma e la fusione con Crotone e Vibo Valentia. A quei tempi la “rivoluzione” in itinere non è ancora ufficialmente partita: l’accorpamento – già decretato dal ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda – diventa effettivo il 19 settembre con la pubblicazione in Gazzetta ufficiale della nuova geografia degli enti camerali.
E qui, al solito, politica e burocrazia calabresi piazzano il colpo che nessuno – dalle organizzazioni imprenditoriali fino ai Palazzi romani – si aspetta. Mentre, infatti, ci si predispone all’accorpamento che cambierà la geopolitica imprenditoriale delle tre province, dai piani alti della Cittadella (il nuovo decreto è firmato da Mario Oliverio) arriva il blitz, datato 20 settembre (il giorno dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della nuova “geografia”). Spiega, Oliverio, che nell’atto del 7 settembre c’è un errore. L’insediamento del Consiglio non è previsto per il 18 settembre ma per il 28 novembre. In soldoni: quando l’iter per l’accorpamento dovrebbe essere già quasi concluso, la Regione Calabria decide di ignorare il processo in corso e nominare nuovi organi gestionali che avranno l’onore di gestire la Camera per meno di due mesi, visto che il termine conclusivo per l’attuazione del decreto è il 7 gennaio.
Quando i due decreti arrivano a destinazione, a Catanzaro e dintorni imprenditori, sindacalisti e manager si guardano sbigottiti. Qualcuno pensa a convocare i vertici della burocrazia ministeriale e si sente rispondere che la mossa della Regione è quantomeno insensata. Alcune associazioni di categoria, invece, non hanno intenzione di rispondere alla convocazione. Le diplomazie sono al lavoro, questa volta non per trovare un accordo ma per capire quale sia la ratio di un provvedimento che ignora le disposizioni del governo e riforma un consiglio camerale che, tra qualche settimana, non avrà più motivo di esistere perché si ripartirà da zero assieme alle rappresentanze di categoria delle Camere di commercio di Crotone e Vibo Valentia. Le nuove disposizioni sembravano chiarissime per tutti. Alla Regione, evidentemente, il messaggio non è arrivato.

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