Sab. Apr 20th, 2024

E’ stata celebrata sabato 4 novembre, a Santa Domenica di Placanica, presso il Santuario “Nostra Signora dello Scoglio”, fondato da Fratel Cosimo, la “Giornata Diocesana di Preghiera per la Salvaguardia del Creato”. L’evento è stato presieduto dal Vescovo della Diocesi di Locri – Gerace, S.E. monsignor Francesco Oliva, per la sensibilizzazione al rispetto della Natura, dell’ecosistema e per dare una risposta concreta alla piaga dolosa e alla mafia degli incendi che hanno devastato gran parte del territorio. Si consideri che intorno al Santuario sono state già messe a dimora circa cento piante di ulivo, proprio per rivitalizzare l’ambiente. Le sacre funzioni hanno avuto inizio alle ore 11,00 con la recita del Santo Rosario alla quale è seguita, alle ore 12,00, la preghiera dell’Angelus. I momenti di preghiera sono poi proseguiti nel pomeriggio con una riflessione d’apertura del pastore diocesano, con l’evangelizzazione di Fratel Cosimo, con la solenne concelebrazione eucaristica, come sempre presieduta da monsignor Oliva, con la processione con il Santissimo Sacramento, la preghiera di intercessione di Fratel Cosimo, con la benedizione eucaristica, concludendosi con una breve ma suggestiva processione mariana. All’incontro di preghiera hanno preso parte, concelebrando: il rettore del santuario, padre Raffaele Vaccaro; il parroco di Placanica, don Sculli: i confessori del santuario, padre Michele Tarantino e don Antonio Finocchiaro; il parroco di Ursini, don Maiolo; il parroco don Tommaso Morelli; altri sacerdoti e farti di altre diocesi. Il Sindaco di Placanica, Antonio Condemi, ha seguito tutta la cerimonia.

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Un momento della cerimonia nel Santuario




Piante d’ulivo portate al Santuario per essere messe a dimora nelle aree devastate dagli incendi

Da sx: il Vescovo, un accolito, Fratel Cosimo, il dottor Giuseppe Cavallo, coordinatore generale del Santuario e don Franco Maiolo

Di seguito, riportiamo, integralmente, la riflessione e l’omelia del Vescovo, la catechesi biblica di Fratel Cosimo e una galleria fotografica.

RIFLESSIONE DEL VESCOVO OLIVA

Il Vescovo, monsignor Francesco Oliva

Oggi facciamo nostro l’invito del Santo Padre Francesco a celebrare la giornata della salvaguardia del Creato. Lo faremo ogni anno il primo sabato del mese di novembre. Vogliamo vivere un momento forte di preghiera, di riflessione, di conversione ed assunzione di stili di vita coerenti. Lo facciamo sapendo di dover rendere grazie a Dio per il grande dono del creato. Vogliamo rinnovare l’impegno di fedeltà alla terra, disposti a custodirla e preservarla per il bene delle generazioni future. “L’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti” (papa Francesco). Papa Francesco ed il Patriarca ecumenico Bartolomeo nel Messaggio congiunto per la Giornata Mondiale di preghiera per il creato ci ricordavano che “La terra ci è stata affidata “come dono sublime e come eredità della quale tutti condividiamo la responsabilità finché, “alla fine”, tutte le cose in cielo e in terra saranno ricapitolate in Cristo (Ef 1,10)”. Nell’Apocalisse san Giovanni Apostolo (Ap 7,2-4.9-14) ci presenta il grido espresso a gran voce dall’Angelo: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio». E’ l’invito accorato a prestare attenzione e cura verso la casa comune. Come cristiani viviamo la nostra vita spirituale non disgiunta dal corpo, e neppure “dalla natura o dalle realtà di questo mondo”: viviamo con esse e in esse, in comunione con tutto ciò che ci circonda.
Nel tempo in cui viviamo urge rinnovare l’alleanza con la natura. Non si può continuare a commettere scempi e disastri che mortificano lo stesso Creatore. Infatti come fa osservare il Santo Padre: “Non rispettiamo più la natura come un dono condiviso; la consideriamo un possesso privato. Non ci rapportiamo più con la natura per sostenerla; spadroneggiamo piuttosto su di essa per alimentare le nostre strutture… L’ambiente umano e quello naturale si stanno deteriorando insieme, e tale deterioramento del pianeta grava sulle persone più vulnerabili”.
E’ storia recente: quest’estate – purtroppo in linea di continuità col passato – s’è registrato un incremento degli incendi, una vera e propria selvaggia aggressione nei confronti del creato. Tutto questo è un suicidio dell’umanità che rende invivibile il giardino in cui siamo chiamati a vivere. Quest’anno sono andati in fumo ettari di bosco. Restano colline incenerite ed alberi bruciati ridotti a scheletri. Gli incendi mettono a rischio il futuro dell’umanità, offendono la bontà di Dio che ha creato il mondo perché lo abitassimo, custodissimo e proteggessimo. Dobbiamo reagire: bruciare i boschi è un crimine ambientale grave, un peccato mortale che va contro la nostra umanità. E chi provoca incendi dolosamente o per negligenza fa male e rompe la comunione con se stesso, con Dio ed il creato.
Di fronte ai danni cagionati con gli incendi estivi e l’inquinamento ambientale urge una profonda conversione spirituale, “conversione ecologica che comporta il lasciare emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda” (Laudato si’, 217). Questa conversione spirituale importa una reazione coraggiosa di fronte ad ogni atto vandalico contro l’ambiente: è un dovere morale, trattandosi di salvaguardare un bene comune. Occorre recuperare e fare nostra la “cultura della cura” (LS, n. 231). Come abbiamo fatto lo scorso anno, continuiamo ad affidare alla terra delle pianticelle di olivo, come seme di speranza e di attenzione al territorio in cui viviamo, ove senza la cura per quanto ci sta attorno non possiamo vivere in pace. Desideriamo che si affermi la cultura della cura. Ritorna alla mente il grande insegnamento scout consegnatoci da Baden Powell: lasciamo il luogo in cui ci troviamo in condizioni migliori rispetto a come lo abbiamo trovato. E’ un modo nuovo di interpretare il rapporto con l’ambiente, uno stile di vita improntato sulla sobrietà, sull’armonia e sul servizio.
Sobrietà: sapere usare della terra senza abusarne, evitare l’inutile e il superfluo, considerare la terra non come preda da saccheggiare, ma come giardino da custodire con cura.
Armonia: sapersi inserire con sapienza e rispetto negli equilibri ambientali senza turbarli o stravolgerli, in modo da scoprire la bellezza del creato.
Servizio: essere rispettosi del comando del Signore di custodire il giardino, in modo da conservarlo bello e ordinato, proclamando la grandezza del Creatore.
Non dobbiamo mai dimenticare che Dio si prende cura di noi: «C’è spazio per tutti su questa nostra terra: su di essa l’intera famiglia umana deve trovare le risorse necessarie per vivere dignitosamente, con l’aiuto della natura stessa e con l’impegno del proprio lavoro e della propria inventiva». Ciò è possibile solo rafforzando «quell’alleanza tra essere umano e ambiente che deve essere specchio dell’amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino» (Caritas in veritate, 50). A partire dall’attenzione e dalla responsabilità che abbiamo nei confronti di ogni creatura riusciamo a comprendere che esiste una grande reciprocità tra noi, il creato e Dio: “nel prenderci cura del creato, noi constatiamo che Dio, tramite il creato, si prende cura di noi” (Benedetto XVI).
Preghiamo per una conversione ecologica del nostro mondo, perchè riconosca alla natura il giusto ruolo di fronte alla facilità con cui l’uomo oppone la sua signoria. Nel Messaggio per la 12ª Giornata Nazionale per la Custodia del Creato (1° settembre 2017) è richiamato un passo della Genesi: “Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo” (Gen. 28, 16). E’ lo stupore di Giacobbe, che dopo un lungo viaggio scopre la terra di Carran come luogo della presenza del Signore. “Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo” (Gen. 28, 17). Il creato è la “casa di Dio”, l’opera delle sue mani, il luogo in cui si incontra il Signore. “Tutto l’universo materiale è un linguaggio dell’amore di Dio, del suo affetto smisurato per noi. Suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio” (Laudato Si’, n. 84). Siamo tutti viaggiatori su questa terra che è di Dio e come tale va amata e custodita.
Il Signore ci chiederà conto su come abbiamo trattato il patrimonio naturale che ci è stato consegnato. Invochiamo il suo aiuto per la protezione del creato e la sua misericordia per i peccati commessi contro il mondo in cui viviamo. Chiediamo anche l’intercessione della nostra Signora dello Scoglio e di san Francesco d’Assisi, il cui Cantico delle Creature ci sollecita a rinnovare la nostra adesione alla vocazione di custodi del creato. Eleviamo a Dio la nostra comune preghiera di lode e di ringraziamento per l’opera meravigliosa che ha affidato alla nostra cura.

L’OMELIA DI SUA ECCELLENZA IL VESCOVO DELLA DIOCESI DI LOCRI – GERACE, MONSIGNOR FRANCESCO OLIVA
La liturgia della Parola, che sembra particolarmente rivolta ai Sacerdoti, ai Farisei e Capi del popolo, porta l’attenzione su temi che riguardano lo stile personale di ogni credente. Gesù rimprovera gli scribi e i farisei, i capi e le guide del popolo. Non per quello che dicono e insegnano – che va accolto – ma per la loro incoerenza e infedeltà: sono esigenti, rigidi con gli altri, molto permissivi con se stessi. Il Signore smaschera la loro falsa religiosità, fatta di ostentazione e privilegi.
C’è un senso di continuità fra le tre letture ascoltate. Malachia (I Lettura) si scaglia contro i sacerdoti del tempio: si sono allontanati dalla via del Signore, sono diventati un inciampo che fa cadere il popolo, cioè uno scandalo per i fedeli del tempo. Il profeta invita ad essere uniti nel bene e a guardare l’unico Dio: ”Ora a voi questo monito, o sacerdoti. Se non mi ascolterete e non vi prenderete a cuore di dar gloria al mio nome, manderò su di voi la maledizione e cambierò in maledizione le vostre benedizioni… Voi vi siete allontanati dalla retta via e siete stati d’inciampo a molti con il vostro insegnamento; avete rotto l’alleanza di Levi… Non abbiamo forse tutti noi un solo Padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? Perché dunque agire con perfidia l’uno contro l’altro profanando l’alleanza dei nostri padri?”.
San Paolo (II Lettura) mostra grande premura verso i Tessalonicesi: “Così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari… Come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi, incoraggiandovi e scongiurandovi a comportarvi in maniera degna di quel Dio che vi chiama al suo regno e alla sua gloria”.
Gesù denuncia l’ipocrisia come una tentazione presente in ogni tempo. Rimproverando il comportamento ipocrita dei farisei, invita a vigilare: il discepolo non deve andare alla ricerca delle apparenze e del mettersi in mostra, dei primi posti, del successo, del plauso e del consenso della gente. E’ una falsa religiosità, da cui guardarsi.
Gesù reagisce all’ipocrisia di chi finge di essere quello che non è. condanna ogni formalismo religioso, povero d’interiorità. Tutto apparenza e nessuna sostanza. Riguardo agli Scribi ed ai Farisei dice: “Praticate ciò che vi dicono, ma non fate secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno”.
Uno stile di comportamento che Gesù non sopporta è quello degli ipocriti. Ipocrita (termine che richiama l’attore di teatro) è il moralista che invoca leggi sempre più dure, ma… per gli altri. Ipocrita può essere anche “l’uomo di Chiesa”, che, quanto più ostenta severità e durezza con gli altri, tanto più si sente giusto e vicino a Dio. Mostra aggressività o invidia verso i fratelli, non accetta di riconoscersi peccatore, vuole apparire buono ad ogni costo.
Gesù invita a non mettersi al di sopra degli altri e a non considerarsi maestri, dottori. “Voi siete tutti fratelli”. Tutti fratelli, nessuno superiore agli altri, dentro una relazione umana paritaria e affettuosa. Gesù va oltre affermando che il più grande tra voi è colui che serve, è chi ama di più. Il mondo ha bisogno d’amore, e non di ricchezza, per crescere. E allora siamo grandi, quando sappiamo avere un cuore che ama al di là di ogni infingimento. Veramente e sinceramente. Amiamo se seguiamo lo stile di Gesù, traducendo l’amore in servizio. “Sono venuto per servire e non per essere servito”. È questa la novità che Gesù ci ha portato: Dio è vero servitore per amore, non il padrone che comanda, pur avendone diritto. Egli è solo l’Amore che si dona.

L’EVANGELIZZAZIONE DI FRATEL COSIMO

L’evangelizzazione di Fratel Cosimo. Dietro di lui, seduti, si notano il Vescovo, monsignor Oliva e il coordinatore generale, dottor Giuseppe Cavallo

Cari fratelli e sorelle, a voi tutti giunga un saluto cordiale e affettuoso nel nome del Signore. Siamo all’inizio del mese di novembre e come ben sapete viene chiamato il mese dei defunti, perché dedicato al loro culto. E’ un mese particolare in cui il nostro pensiero ricorre spesso ai nostri cari che hanno lasciato questo mondo. E’ doveroso da parte nostra ricordarli, non soltanto col pensiero, ma soprattutto con la preghiera assidua, continua, affinché il Signore li accolga nelle braccia della sua misericordia. La preghiera è il modo più giusto e salutare per essere vicini ai nostri cari. Oggi è il primo sabato del mese, in cui celebriamo la giornata diocesana per la tutela del creato. Tutta la creazione è opera di Dio e come tale va rispettata. Le piante sono benefiche per la nostra salute, gli alberi sono utili e preziosi perché ci danno l’ossigeno per respirare un’aria salubre. Oggi vogliamo pregare anche per questo affinché la natura creata da Dio, così bella e meravigliosa, non venga danneggiata dagli incendi che purtroppo per opera della malvagità dell’uomo, si perpetuano di anno in anno. Questo nostro incontro ci richiama non solo alla salvaguardia del creato ma anche alla partecipazione del Banchetto Eucaristico e all’ascolto della Parola del Signore. Nel Salmo 119 al v. 130 leggiamo così: “La tua parola nel rivelarsi illumina, dona saggezza ai semplici”. Ora, illuminati dalla parola della Scrittura, con spirito di semplicità e umiltà vogliamo accogliere nel nostro cuore la parola del Signore tratta dal Vangelo di Matteo c. 23 a partire dal v. 10 fino al v. 12: “Disse allora Gesù alla folla e ai suoi discepoli: E non fatevi chiamare maestri, perché uno solo è il vostro maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si esalterà sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato”. Fratelli e sorelle, dobbiamo stare molto attenti perché il pericolo dell’orgoglio è sempre in agguato. Pertanto il Signore Gesù, come abbiamo appena ascoltato dal Vangelo, precisa in modo abbastanza chiaro dicendo: “uno solo è il vostro maestro, e voi siete tutti fratelli”. Egli nel pronunciare queste parole “uno solo è il vostro maestro”, si identifica come l’unico e assoluto maestro, ed ogni figlio di Dio deve definirsi fratello, l’uno dell’altro, senza innalzarsi in un ruolo superiore che non gli compete, proprio come facevano un tempo i farisei. Quindi tutti quelli che come i farisei oggi innalzano se stessi, un giorno saranno abbassati, mentre i veri cristiani, seguaci di Gesù Cristo che si abbassano nel servizio verso i fratelli, loro prossimo, un giorno saranno innalzati. E’ interessante osservare quello che l’Apostolo S. Paolo afferma nella sua prima Lettera ai Corinzi c. 1 v. 26 – 27: “Infatti, fratelli non ci sono tra di voi molti sapienti, ne molti nobili; ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti”. Prendendo in considerazione le parole di S. Paolo dovremmo assumere un comportamento umile, poiché Dio non potrà mai usare dei cristiani animati dall’orgoglio e dalla superbia, in quanto essi non faranno bene ai fratelli, ma oserei dire, il loro comportamento potrà essere di scandalo. A questo punto sorge spontanea una domanda: Come ci dobbiamo comportare l’uno con l’altro? Ce lo dice l’Apostolo Paolo nella Lettera ai Galati c. 6 v. 9: “Non dobbiamo scoraggiarci nel fare il bene, poiché se non ci stanchiamo mieteremo a suo tempo”. Ho detto qualche minuto fa che Dio non potrà mai usare dei cristiani orgogliosi e superbi. Altro che assumere un comportamento orgoglioso e superbo nei confronti dell’altro fratello! Non dobbiamo stancarci mai nel fare il bene in quanto, come afferma Paolo, raccoglieremo a tempo opportuno, cioè, al tempo giusto. Quando dunque abbiamo l’opportunità facciamo del bene a tutti, non soltanto alle persone che ci sono simpatiche, ma anche a coloro che non conoscono il Signore, e soprattutto ai nostri fratelli nella fede. Il Signore Gesù come abbiamo udito dal Vangelo di Matteo, prosegue nel suo insegnamento mettendo in evidenza una lezione assolutamente straordinaria, una lezione di umiltà: “Il più grande tra di voi sia vostro servo”. Queste parole di Gesù se vogliamo, vanno assolutamente contro l’ideologia di questo mondo secondo il quale chi è maggiore, cioè il più grande, è colui che comanda, colui che dirige. Al contrario, nell’ottica del Signore il maggiore, cioè il più grande, è colui che serve gli altri. Non sottovalutiamo queste parole, poiché esse ci invitano ad un’attenta riflessione intorno al servizio cristiano, mi riferisco anche al servizio di volontariato che viene svolto nel nostro Santuario. Come più volte ho avuto modo di dire, il servizio cristiano non è soltanto in riferimento al Signore, ma è anche rivolto al servizio reciproco, gli uni con gli altri. Teniamolo sempre presente e mettiamolo anche in pratica che, chi si prodiga a servire gli altri prima di se stesso, davanti a Dio, è il maggiore, cioè, il più grande. Cari fratelli e sorelle che a quanto pare state seguendo con attenzione questa mia riflessione, se noi vogliamo servire veramente Dio, dobbiamo prima servire il prossimo, poiché Dio si serve attraverso il nostro prossimo, come sta scritto nella prima Lettera di S. Giovanni al c. 4 v. 20: “non possiamo amare Dio che non vediamo se non amiamo prima il prossimo che vediamo”. Ed ecco la conclusione di tutto il discorso di Gesù: “Chiunque si esalterà sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato”. Miei cari in Cristo, poniamoci una domanda: da chi vogliamo essere innalzati? Dal Signore o dagli uomini? Riflettiamoci, è molto importante questo. Ognuno di noi si dia la propria risposta. Nella Lettera di S. Giacomo apostolo al c. 4 v. 10 sta chiaramente scritto: “Umiliatevi davanti al Signore ed Egli vi innalzerà”. Umiliarsi non significa altro che ubbidire a Lui, significa essere sempre consapevoli delle proprie debolezze e fragilità per poter chiedere il suo aiuto ed il suo intervento. Tutto questo implica anche confessare ed abbandonare il peccato. Allora quando il Signore vede questo atteggiamento di umiliazione, però sincero s’intende, da parte nostra, potremo realmente aspettarci il suo innalzamento. Essere innalzati dal Signore è qualcosa di straordinario, e vi dico subito perché: perché si è liberi da qualsiasi sentimento di orgoglio e di superbia, ma si è ripieni solo dall’ardente desiderio di servire il Signore in tutto e per tutto. Ma teniamo presente che c’è anche l’altro lato della medaglia: “chi si innalza sarà abbassato”. Purtroppo l’orgoglio dell’uomo è qualcosa di tragico, perché invece di innalzarlo, lo abbassa sempre di più. Proprio come è scritto nel Libro del Profeta Isaia al c. 2 v. 11: “Lo sguardo altero dell’uomo sarà umiliato, e l’orgoglio di ognuno sarà abbassato”. Davanti al Signore dunque, non ci si può stare assumendo un comportamento orgoglioso e superbo. Ricordiamoci che il diavolo è stato precipitato da Dio dal cielo sulla terra, proprio per il suo orgoglio e la sua superbia. Quindi, teniamo sempre presente che l’orgoglio e la superbia provengono dal diavolo, sono frutto del diavolo. Stiamo attenti cari fratelli e sorelle, a non lasciarci mai prendere dallo spirito della superbia e dell’orgoglio, ma cerchiamo di vivere nell’umiltà e nella semplicità, come la Vergine Santissima, della quale vi leggiamo nel cantico del Magnificat: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva”. La Madonna nella sua grande umiltà, ci aiuti a ritenerci sempre dei servi inutili. Amen. Dio vi benedica e sia lodato Gesù Cristo.
La preghiera d’intercessione di Fratel Cosimo, alla presenza del Santissimo Sacramento esposto all’adorazione dei fedeli

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