Mer. Apr 24th, 2024
Il decreto che ha dato il via libera alle modifiche al ribasso dei progetti viene “sospeso” anche dal Consiglio di Stato, che conferma la decisione del Tar. Agevolazioni bloccate almeno fino al luglio 2018
Dopo il Tar, anche il Consiglio di Stato “boccia” la Regione (e complica i piani dei costruttori) sul bando per l’edilizia sociale. Il ricorso presentato dalla società Simea contro il regolamento che disciplina la “legge Romeo” (dal nome di Sebi, il consigliere regionale che l’ha proposta) aveva passato lo scoglio del primo grado della giustizia amministrativa e ha superato anche il secondo, dopo l’opposizione della Regione, che ha tentato di difendere la norma approvata a Palazzo Campanella nella scorsa estate.
Quella legge ha modificato in corsa i termini di attuazione del bando sull’edilizia sociale, salvando anche i progetti più in ritardo. Con un blitz, la politica ha approvato una sanatoria che consentirebbe alle imprese edili di modificare “al ribasso” i progetti approvati (mantenendo invariati i finanziamenti) e di delocalizzare i cantieri.
In sostanza, i costruttori non rischierebbero di perdere i fondi già versati dall’amministrazione anche nel caso in cui non fosse stato realizzato nulla dell’intervento previsto. Sarebbe stata una sanatoria in grande stile (ve lo abbiamo raccontato qui e qui) ma dopo il giudizio del Consiglio di Stato questo “aiutino” salterà, almeno per qualche mese. Simea, infatti, chiede di annullare il decreto che dispone l’attuazione della legge regionale numero 27 del 2017. Si tratta delle «indicazioni operative» che traducono in fatti il blitz di Sebi Romeo. Al centro del caso esaminato dal Tribunale amministrativo, c’è la pratica della cooperativa edilizia “Le Tre Province” che ha chiesto di poter ridurre l’entità del proprio intervento mantenendo invariati i finanziamenti. Meno alloggi da costruire con gli stessi incentivi: un paradosso che, in Calabria, è stato pianificato con una legge approvata il 29 giugno scorso.
Cosa si propone di fare il provvedimento? Il viaggio nel labirinto del burocratese rimanda al collegato alla finanziaria regionale del 2012 e lo modifica. Quel collegato avviava una ricognizione degli interventi in atto grazie ai fondi del bando per l’edilizia sociale – più di 150 milioni – e, sempre andando incontro ai costruttori, si proponeva di rimodularli dopo due passaggi: uno del dipartimento Lavori pubblici, l’altro della commissione consiliare. La formulazione (l’artefice del blitz è Sebi Romeo) supera questa concezione. Chiede (e ottiene) che gli interventi che abbiano raggiunto uno stato di avanzamento di almeno il 35% possano completare i lavori «entro il 31 dicembre 2019» e «presentare entro il 31 dicembre 2017 richiesta di rimodulazione intesa come variazione della tipologia da proprietà a locazione». Di più: «la rimodulazione è consentita (…) anche con riduzione dell’obiettivo fisico, a condizione che non comporti l’aumento del contributo già concesso».
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