Mar. Apr 16th, 2024

E’ prevista per domani alle 17,00, la celebrazione della Santa Messa, in occasione della solennità dell’Immacolata Concezione, presso il Santuario Nostra Signora dello Scoglio, fondato da Fratel Cosimo, mezzo secolo fa. L’11 maggio 2018, infatti, verrà celebrato il 50° anniversario della fondazione. E mentre prosegue, intensamente, l’attività liturgica, presso l’opera mariana di Santa Domenica di Placanica, molti pellegrini commentano e meditano, ancora, sulla straordinaria catechesi, tenuta da Fratel Cosimo lo scorso 2 dicembre, in occasione della “Giornata diocesana di preghiera contro la violenza sulle donne” presieduta dal Vescovo della Diocesi di Locri – Gerace, monsignor Francesco Oliva. In molti hanno letto l’omelia del Successore degli Apostoli, che abbiamo pubblicato nei giorni scorsi. Oggi pubblichiamo, integralmente, l’evangelizzazione di Fratel Cosimo.
“Cari fratelli e sorelle, un saluto di pace e di gioia giunga a tutti voi nel nome del Signore. Oggi in questo primo sabato di dicembre celebriamo la giornata diocesana di preghiera contro la violenza sulle donne. Vorremmo che tale violenza diminuisse in tutte le sue espressioni, e che crescesse il rispetto per la vita, l’amore generoso per promuovere e sviluppare ogni forma di esistenza. Purtroppo costatiamo all’ordine del giorno che il fenomeno della violenza va sempre più ad aumentare, come la violenza fisica, psicologica e il femminicidio. Sentiamo spesso situazioni dolorose di violenza, donne uccise dai mariti, dai cosiddetti compagni, dai fidanzati. A proposito di compagni, spesse volte mi sento dire a colloquio privato, ‘il mio compagno… la mia compagna…’ e io rispondo: perché compagno e compagna e non marito e moglie a tutti gli effetti? Chi si trova in tale condizione, ci pensi?
Il corpo dell’uomo e della donna va rispettato, perché è tempio dello Spirito Santo, e ogni qualvolta subisce violenza si offende Dio, perché viene contristato lo Spirito di Dio. Vogliamo oggi chiedere al Signore di aiutare tutti coloro che subiscono violenza in tutte le sue forme, conducendoli sulle strade della vita, affinché vivano la loro dignità e siano liberi da tutte le forme di schiavitù e di violenza. Domani come già sapete, inizia il tempo liturgico dell’Avvento, un tempo particolare per i cristiani, un tempo carico, pieno di attesa, attesa in cui tutti noi ci prepariamo spiritualmente al grande evento che ricorda la nascita del Redentore e Salvatore Gesù Cristo. E da pochi giorni è anche iniziato il Novenario dell’Immacolata Concezione. Voglia la Vergine Santissima accompagnarci e guidarci in questo nostro cammino verso il Natale, e aiutarci a vivere questo tempo di Avvento nell’attesa del Signore che viene. Con questi sentimenti ora ci appressiamo alla Parola del Signore tratta dal Vangelo di Marco c. 13 a partire dal v. 35 fino al v. 37. Disse Gesù ai suoi discepoli: “Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!” Fratelli e sorelle che mi ascoltate, l’ordine di Gesù che abbiamo appena udito dal Vangelo di Marco di vegliare, è indirizzato a tutti gli uomini e le donne, a me e a voi. Questa parola “vegliare” riponiamola oggi nel nostro cuore e teniamola sempre presente, faccio un esempio, proprio come si conserva preziosamente l’ultima raccomandazione di una persona cara che parte lontano e ci lascia, ma che un giorno ritornerà. Il ritorno del padrone di cui parla Gesù nel Vangelo che abbiamo posto alla nostra attenzione può avvenire all’improvviso e cioè, alla sera, alla mezzanotte, al canto del gallo o al mattino. Quindi è assolutamente vietato lasciarsi prendere dal sonno, ma occorre una veglia continua. Proibito è se vogliamo, il sonno dell’indifferenza di una persona che rimane noncurante, indifferente per una cosa o per un’altra, insensibile, trascurata, lenta e pigra, cioè, irresponsabile dell’abbandono della fede e della dimenticanza di Gesù Cristo. La parola di Gesù “vegliare” ci sprona ad una continua vigilanza e allo stesso tempo ad una operosa attesa, dobbiamo dunque darci da fare poiché vigilanza e attesa sono due condizioni per accogliere con amore Colui che è già venuto, che sempre viene, e che verrà. Vigilare significa anche agire, essere operosi, esercitare il compito che il Signore ci ha affidato, far fruttificare i doni di cui siamo stati arricchiti, proprio come dice S. Paolo nella prima lettera ai Corinzi c. 1 v. 4 – 6: “Ringrazio il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in Lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza”. Noi dunque, in qualità di cristiani dobbiamo impostare tutta la nostra vita sotto il segno della vigile e operosa attesa della manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo, vuol dire essere certi di non essere dei cristiani che dormono, o che, alla venuta del Signore possono essere trovati addormentati. Potremmo dire con assoluta certezza che il cristiano che veglia e attende, costui veramente ama e allo stesso tempo agisce. Non possiamo essere cristiani di routin, ma cristiani di spirito evangelico. Il nostro compito di cristiani miei cari, finché viviamo sulla terra, è di impegnarci a costruire un mondo più umano, un mondo più giusto e più fedele a Gesù Cristo. Se ciascuno di noi si impegna veramente a fare questo, tutto ciò significa per noi restare svegli e rendere fruttuosa l’attesa del Signore, poiché il cristiano è colui che lavora, colui che si dona e si rende disponibile per affrettare la venuta del Signore, perché Gesù Cristo è sempre e rimane Colui che deve venire. Fratelli e sorelle, la vigilanza della quale Gesù parla ai suoi discepoli è una responsabilità, non solo dei dodici discepoli ma anche di ogni credente in qualsiasi generazione di questa epoca. I credenti devono essere vigilanti e allo stesso tempo attivi, poiché sono assolutamente certi del ritorno del Signore, anche se nessuno conosce la data. S. Paolo nella sua lettera agli Efesini c. 5 v. 15 e 16 in maniera esplicita scrive: “Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportatevi non da stolti, ma da uomini saggi, profittando del tempo presente”. Dunque l’esortazione di S. Paolo mettiamola in pratica nella nostra vita e cerchiamo di stare sempre svegli e non addormentarci mai spiritualmente, ma vegliare e pregare per non essere ingannati, avviandoci così all’eterna perdizione. Perciò ribadisce ancora S. Paolo nella sua lettera: “Svegliati, o tu che dormi, destati dai morti, e Cristo ti illuminerà”. Miei cari in Cristo, è questo il tempo in cui ciascuno di noi si faccia un attento esame sulla propria condotta e si ponga alcune domande: Io sono addormentato? In che cosa sono addormentato? Vivo sempre in attesa del Signore che viene? L’Avvento è un’occasione per me, poiché io ricordi la persona di attesa nella mia vita cristiana? Mi fermo qui. Riflettiamoci bene su queste domande e cerchiamo di rimanere sempre all’erta, perché non sappiamo quando il Signore ritornerà, poiché la sua venuta sarà come un ladro di notte. Gesù alla conclusione del brano del Vangelo di Marco porta un esempio: dovendo un uomo assentarsi da casa per un lungo viaggio, lascia le sue istruzioni ai servi e ordina al custode di fare la guardia finché non sarà di ritorno. Praticamente Gesù paragona se stesso a quell’uomo in viaggio. Egli può tornare a qualsiasi ora della notte. Quindi, i suoi, cioè, quelli che lo servono come custodi, non dovranno farsi trovare addormentati. Per questo motivo Gesù lascia questa esortazione a tutti i suoi seguaci: vegliate! Miei cari, per rimanere svegli in tutto il tempo della nostra attesa dobbiamo fare una cosa: ripetere spesso e vivere questa parola: “vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà”. La Vergine Santissima, donna dell’attesa, ci aiuti affinché questo tempo particolare dell’Avvento sia per ciascuno di noi, un tempo proficuo per prepararci spiritualmente ad accogliere il Signore Gesù Cristo, Salvatore e Redentore delle nostre vite e delle nostre anime. Il Signore vi benedica e sia lodato Gesù Cristo.

Fratel Cosimo da giovane


Fratel Cosimo con il Vescovo, monsignor Francesco Oliva

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