Ven. Apr 19th, 2024

Ha quasi finito di scontare una pena di 11 anni per rapina. In prigione ha deciso di cambiare: prima la laurea in Scienze della formazione, ora un corso di formazione in una clinica. «Vivo il presente e fuori spero di essere quello che sono diventato»

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Del futuro non vuole parlarne, ma del suo presente e della persona che è diventato ne discuterebbe per ore. Massimo Raganato ha 50 anni, ma poco prima che ne compisse 40 finisce in carcere e terminerà la sua pena solo a febbraio. Ma questi undici anni, lunghi una vita, gli anni migliori, hanno rappresentato per lui la sofferenza ma anche la trasformazione e forse anche la rinascita. Massimo ha conseguito una laurea in Scienze dell’educazione in carcere ed ora sta svolgendo un corso di formazione a Villa Adelchi, nel comune di Longobardi. L’ultima tappa che tra qualche mese lo porterà ad una nuova vita, ma di questo Massimo non vuole parlarne. Lo spaventa. «Vivo il presente e spero che fuori io possa essere quello che sono diventato e di poterlo vivere in maniera dignitosa – dice -. È quello che mi auguro ma è anche quello che preoccupa più di tutto».

Una vita non facile la sua, quella che l’ha raccontata ieri sera alle 20 su L’altroCorriere tv in un’intervista di Paola Militano. Prima la giovinezza agiata a Lecce, fatta di eccessi, di cose materiali e di pochi valori, una laurea in giurisprudenza senza diventare un avvocato. Poi inizia a cambiare qualcosa. I tentativo dei genitori di tirarlo fuori da quella vita, non avranno gli effetti sperati. Iniziano le rapine e da lì a poco Massimo finirà in carcere. La condanna è di quelle che pesano come un macigno: 11 anni. Tanti, troppi per lui e soprattutto per la sua compagna. Non avrebbe mai voluto che lei lo aspettasse fuori tutto quel tempo. Così decide di respingerla, scrivendole quella «lettera maledetta», come lui stesso la definisce. «Una volta ricevuta, voleva venire da me per avere delle spiegazioni – racconta emozionato –, ma proprio quel giorno ebbe l’incidente che me la portò via. Un giorno che io non dimenticherò mai».
In questi anni, Massimo ha cambiato tante carceri dalla Puglia a Milano, fino a Paola. Qui è iniziato il suo cammino: la laurea, il corso di formazione e ora la fine della sua pena. «Qui le persone mi hanno accettato per quello che sono – conclude Massimo -. Avevo paura di non riuscire a togliermi quel marchio di detenuto invece hanno visto la mia anima e mi hanno dato speranza.

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