Ven. Mar 29th, 2024

La famiglia di Francesco Cavaliere, lo scienziato che parteciperà ai test per simulare la permanenza sul Pianeta Rosso, proviene da Fuscaldo Marina. È un self-made man. Ha ottenuto il diploma ai corsi serali mentre lavorava come scaricante all’ortomercato

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C’è un calabrese tra gli scienziati italiani della missione Amedee-18 che simulerà le missioni spaziali su Marte. E la sua storia è tra quelle che potrebbero tranquillamente essere rappresentate in un copione di un film dedicato ai self-made man. Un uomo che si è fatto da solo. Caparbiamente. La storia di Francesco Cavaliere, tecnologo alla facoltà di Fisica alla Statale di Milano, è finita sul Corriere della Sera che gli dedica uno spazio apposito. Una storia che racconta come il 54enne, ora al vertice della sua carriera, sia nato in un quartiere-alveare nei sobborghi di Pieve Emanuele dove Francesco viveva con la sua famiglia giunta da Fuscaldo Marina.

Lui per ottenere il diploma di perito si era iscritto alle scuole serali del paese. Troppo impegnato durante il giorno ad aiutare la famiglia a sbarcare il lunario. Così trascorre l’adolescenza tra il suo lavoro all’ortomercato dell’hinterland milanese e il suoi studi serali. Francesco fa anche il muratore, l’operaio, il commesso e infine il lavoro alle poste dove vince anche il concorso da postino. Ma il suo cuore racconta sulle pagine del Corsera è altrove. A 23 anni, dopo aver conseguito il diploma di perito, inizia a lavorare come tecnico alla facoltà di Fisica.
Ed è lì che pianta le radici ed inzia la sua carriera che lo poterà a fine gennaio nel deserto dell’Oman a partecipare alla missione internazionale Amadee-18, coordinata dall’Austrian Space Forum che simula le missioni spaziali su Marte. Una missione che ricorda tanto il film di Ridley Scott «The Martian», l’astronauta bloccato sul Pianeta rosso che grazie alle sue perizie di agronomo riuscirà a sopravvivere. Come il protagonista della pellicola hollywoodiana Francesco e gli altri scienziati dovranno realizzare «orto marziano». Si tratta di un esperimento di biologia delle piante HortExtreme promosso dall’Agenzia spaziale italiana, da Enea e Unimi e supportato dall’Italian Mars Society.
In particolare spiega il Corsera, nel deserto del Dhofar gli scienziati coltiveranno con il sistema idroponico quattro tipi di verdure, tra cui radicchio e cavolo rosso. «Io mi occupo dell’allestimento della tenda-serra – racconta Cavaliere nelle pagine del quotidiano di Via Solferino – e delle strumentazioni che regolano la temperatura, l’umidità e l’annaffiatura delle piante. Abbiamo una settimana per mostrare agli astronauti come funziona il sistema. Faremo la semina e poi li lasceremo soli»,
Già in passato lo scienziato, nato da una famiglia calabrese, aveva partecipato ad un’altra missione: ha realizzato e testato in Antartide una tenda capace di resistere alle condizioni estreme di quei luoghi. «Questi test sono il primo passo per realizzare una serra gonfiabile ad alta tecnologia — spiega lo scienziato al cronista del Corriere della Sera – in grado di garantire la sopravvivenza alla vita umana e vegetale su Marte».

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