“Se davvero le autorità inquirenti si sono trovate al cospetto di una bimba di quattro anni nata in Bulgaria ed introdotta illegalmente in Italia poco dopo la nascita, malnutrita e sporca; se davvero la piccola è stata trovata in condizioni igieniche scadenti, con addosso abiti logori e sporchi, non della sua taglia, i capelli annodati che denotavano la totale assenza di igiene personale, priva di espressioni verbali, deambulante con difficoltà e con ancora il pannolino in uso, allora cos’altro deve capitare perché i responsabili finiscano per direttissima in galera piuttosto che ai domiciliari?”. E’ quanto afferma in una nota il sociologo Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria. “La descrizione – prosegue – ci consegna il quadro di un vero e proprio crimine contro l’umanità debole e indifesa e allora c’è da chiedersi se, in questo Paese, il garantismo non sia eccessivo. E chi sono i complici, visto e considerato che l’operazione di compravendita non può non avere goduto di altre compartecipazioni? Non è solo il risvolto giudiziario a preoccuparmi, ma il silenzio sociale di chi sapeva e ha taciuto, le cui responsabilità non sono meno gravi di chi ha messo in atto questa orribile vicenda. Un Paese che concede attenuanti al cospetto di un crimine contro una piccola indifesa è un Paese che non deve permettersi di parlare di diritti dei bambini come fosse il Paese delle meraviglie. L’Italia non lo è e il mio ruolo basta a supportare questa tesi, perché laddove esiste un Garante è evidente che non esistono diritti riconosciuti. Spero, almeno, che la società perbene rifletta e si interroghi su come e quanto ognuno di noi, costantemente, sia chiamato ad essere garante dei più piccoli, perché è l’indifferenza la più efficace alleata di ogni misfatto contro di essi”.
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