Gio. Apr 25th, 2024

Il presidente della Corte d’appello, Gerardis, ha inaugurato l’anno giudiziario. «Ad oggi ci sono circa 340 maxi-processi, quasi tutti per ‘ndrangheta». Attenzione puntata sulle carceri, al limite della capienza tollerabile. Circa 200 richieste di indennizzo ogni anno. Minniti: «Da politica serve segnale di rottura con la mafia»

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«Attualmente pendono presso gli uffici giudicanti circa 340 maxi-processi, quasi tutti per criminalità organizzata, ciascuno con almeno 10 imputati detenuti». Lo ha detto il presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria, Luciano Gerardis, durante il discorso inaugurale dell’anno giudiziario, la cui cerimonia si tiene alla scuola allievi carabinieri alla presenza del ministro dell’Interno, il reggino Marco Minniti, e del procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, che fino a pochi mesi fa è stato procuratore capo a Reggio Calabria. «Il distretto reggino – ha detto ancora Gerardis – si connota fortemente anche per l’ampiezza del contrasto di prevenzione specialmente attraverso misure patrimoniali che incidono, spesso in maniera decisiva, sull’attività lucrativa delle cosche. Reggio Calabria – ha ricordato Gerardis – è terza in Italia per valore di beni gestiti dall’amministrazione giudiziaria». Un fenomeno che determina uno straordinario aumento delle nuove iscrizioni in Corte di Appello, dove negli ultimi mesi si sono riversate decine di procedure, che in breve hanno portato a 196 le pendenze, di cui 93 procedimenti a carattere patrimoniale.

RISCHI DI PRESCRIZIONE DEI REATI «Foriera di appesantimento e prolungamento dei tempi di definizione dei processi con serissimi rischi di prescrizione dei reati», ha proseguito il presidente della Corte d’appello di Reggio Calabria, Gerardis, nel suo discorso inaugurale per l’anno giudiziario, commentando la più recente riforma introdotta dalla legge 103/2017 in tema di impugnazione di pronunzie penali da parte del pm, nella parte in cui prevede che vada obbligatoriamente riaperta l’istruzione dibattimentale. «È facile prevedere – ha detto Gerardis – che la nuova disposizione inciderà in modo dirompente su tempi di trattazione e durata dei procedimenti in grado di Appello». «La nostra Corte d’appello infatti – ha chiarito Gerardis – ha già gravi problemi con l’attuale organico, peraltro attualmente scoperto parzialmente, a trattare tempestivamente i giudizi che, con flusso crescente, provengono dal primo grado al punto che l’attuale pendenza è di oltre 6.000 procedimenti penali, di cui circa 130 di criminalità organizzata con 59 maxi».

CARCERI AL LIMITE Carceri al limite della capienza tollerabile. Nella relazione del presidente Luciano Gerardis per l’inaugurazione dell’anno giudiziario a Reggio Calabria, emergono i dati dei cinque istituti carcerari ubicati nella provincia di ReggioCalabria. Nell’istituto penitenziario di Reggio Calabria-San Pietro la capienza regolamentare è di 184 posti, quella tollerabile è di 260 posti. Al 30 giugno 2017 erano presenti 268 detenuti. Nell’istituto penitenziario di Reggio Calabria-Arghillà la capienza regolamentare è pari a 305 posti, quella tollerabile. È di 382 posti. Al 30 giugno 2017 erano presenti 335 detenuti. Nella casa circondariale di Palmi “F. Salsone” la capienza regolamentare è di 152 posti, quella tollerabile è di 213 posti. Al 30 giugno 2017 erano presenti 167 detenuti. Nella casa circondariale di Locri la capienza ottimale è di 89 detenuti, quella tollerabile è di 129 detenuti. Al 30 giugno 2017 erano presenti 94 detenuti. Nella casa di reclusione di Laureana di Borrello al 30 giugno 2017 erano presenti 28 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 34 unità e tollerabile di 68.

INGIUSTA DETENZIONE Le richieste di indennizzo avanzate alla Corte d’assise d’appello di Reggio Calabria nella materia della riparazione per ingiusta detenzione appaiono in costante crescita e si attestano ormai in prossimità dei duecento ricorsi annui. Il dato emerge dalla relazione dei presidenti delle due sezioni della Corte di assise di appello di Reggio Calabria, Roberto Lucisano e Bruno Muscolo, per l’inaugurazione dell’anno giudiziario.

MINNITI: DALLA POLITICA DEVE ARRIVA UN SEGNALE DI ROTTURA CON LA MAFIA «Nel 2017 abbiamo affrontato la minaccia terroristica tenendo insieme due principi fondanti: sicurezza e libertà. Chi dice che se una società deve essere più sicura deve rinunciare ad alcune libertà, questi sono cattivi maestri. La sfida del terrorismo per una democrazia è da vincere con gli strumenti della libertà. L’Italia deve essere orgogliosa di avere risposto in questo modo a tali sfide così come a quelle delle mafie». Lo ha detto il ministro dell’Interno, Marco Minniti, che è intervenuto questa mattina all’inaugurazione dell’anno giudiziario a Reggio Calabria.
Minniti ha voluto mandare anche un messaggio alla politica in vista delle prossime elezioni: «Sappiamo che le mafie votano e fanno votare. È importante che dalla politica arrivi chiaro segnale di rottura: quei voti non li vogliamo. La politica non può limitarsi, su questo terreno, a seguire quello che la magistratura ha già fatto. È troppo poco». «Quando le mafie condizionano il voto – ah chiosato il ministro – mettendo in atto un percorso di violenza che condiziona il principio primo della democrazia. Intervenendo nella formazione del consenso attentano alla democrazia dunque le mafie sono una minaccia alle democrazia di questo paese».
«Venticinque anni fa Giovanni falcone diceva che le mafie possono essere sconfitte. Questa era all’epoca una questione di principio, oggi – ha concluso Minniti – è un obiettivo percorribile e che deve essere raggiunto».

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