Ven. Mar 29th, 2024

Il governatore è stato collocato a riposo dall’istituto Fratelli Bandiera di San Giovanni in Fiore. Da cui manca dal 1980. Ma i contributi figurativi gli hanno permesso di ottenere un nuovo assegno mensile. Che si somma a quelli del Parlamento e della Regione

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E sono tre. Due vitalizi e una pensione. Potrebbe essere il paradossale (ma neanche tanto) titolo di una commedia sulla politica calabrese, invece è la descrizione fedele dell’attuale situazione previdenziale del presidente della Regione, Mario Oliverio. Il governatore non è certo l’ultimo tra i peones della politica nazionale, dal momento che rientra in quella fascia di privilegiati che hanno maturato il diritto al doppio vitalizio, uno dal Parlamento (che percepisce già) e uno dalla Regione (per ora sospeso e sostituito dall’indennità di presidente). In pochi sanno, però, che la politica non è la sola “professione” di Oliverio. Il governatore, infatti, è un dipendente a tutti gli effetti del ministero della Pubblica istruzione, in virtù del suo ruolo di “assistente amministrativo” della scuola “Fratelli Bandiera” di San Giovanni in Fiore. O meglio, lo era. Perché Oliverio, dallo scorso settembre, è stato «collocato a riposo». E, in virtù di questo nuovo status, ha già iniziato a percepire, come fosse un lavoratore comune, una pensione. L’ennesima. Che si va a sommare ai due vitalizi maturati dopo le sue esperienze alla Camera e alla Regione. Piccolo particolare: il governatore, praticamente, non ha mai prestato servizio nella “Fratelli Bandiera”. Per un motivo molto semplice: è in politica da 40 anni.

L’ASSUNZIONE Oliverio viene immesso in ruolo sul finire degli anni 70, quando è ancora un giovane militante del Pci senza alcun incarico istituzionale. La svolta nella sua carriera politica, tuttavia, arriva di lì a poco: già nel 1980 viene eletto per la prima volta in consiglio regionale e, da allora in poi, non rimarrà più senza una poltrona.
Rieletto alle successive regionali, nel 1986 diventa assessore nella giunta di Francesco Principe. Sono queste due legislature ad avergli permesso di maturare il vitalizio regionale.
Nel 1990 lascia Catanzaro e l’assemblea calabrese per dedicarsi più da vicino alle sorti del suo paese d’origine: diventa sindaco di San Giovanni in Fiore. Ma le ambizioni di “U Lupu” sono ancora più grandi: nel ’92 diventa deputato della Repubblica, ruolo che non lascerà più fino al 2006 (quattro legislature in totale). In questa parentesi romana acquisisce il diritto al vitalizio parlamentare.
Finita l’esperienza alla Camera, torna a prestare servizio a scuola? Nient’affatto, perché già nel 2004 è eletto presidente della Provincia di Cosenza, carica che mantiene fino al 2014. Le date, a guardare la sua biografia, si sono sempre incastrate bene, tant’è che proprio in quello stesso anno si tengono le elezioni regionali che lo incoronano governatore con il 61% delle preferenze.
Il resto è storia di oggi, con Oliverio che rimarrà al timone della Cittadella – salvo scossoni – almeno fino al 2019. Dopo quella data, però, il presidente “tri-vitaliziato” non potrà più tornare al suo lavoro originario, quello di assistente amministrativo, visto che lo scorso settembre ha presentato domanda di pensionamento, subito accolta.
Di più, il governatore ha già iniziato a percepire i frutti di questo suo lavoro “virtuale”: l’Inps gli ha versato i primi accrediti, con ogni probabilità relativi ai mesi di settembre e ottobre, per un totale di 3.411,49 euro lordi.

CONTI IN TASCA Diventa facile, allora, fare due conti in tasca approssimativi a questo pensionato speciale che, comunque, ha sfruttato le possibilità che le legislazioni nazionale e regionale gli offrivano. I 4.649 euro del vitalizio parlamentare, sommati ai circa 1.500 della pensione scolastica e ai 3mila e rotti che arriveranno al termine dell’esperienza in Regione, danno un totale che potrebbe aggirarsi attorno ai 9mila euro al mese. Niente male per uno che, se riteniamo la politica un servizio e non una professione, non ha quasi mai lavorato.

FIGURATIVI Ma com’è possibile che il governatore percepisca una pensione malgrado in quella scuola, di fatto, non ci sia quasi mai stato? Tutta colpa, o merito, dei cosiddetti “contributi figurativi”, una sorta di copertura fittizia (in quanto non ci sono versamenti né del datore di lavoro né del dipendente) che permette al lavoratore, nei periodi in cui non può svolgere la sua attività, di ricevere comunque i fondi utili ai fini pensionistici. Nel caso delle assenze per aspettativa dovute a cariche pubbliche, come nel caso di Oliverio, i contributi figurativi garantiti dalla legge possono essere accreditati a domanda dell’interessato. Evidentemente, il governatore lo era.

IL CONTRAPPASSO Quello di Oliverio è un caso più unico che raro nell’Italia dei pensionamenti fissati al 67esimo anno di età. Il presidente della Regione, invece, con “solo” 64 primavere sulle spalle, ha già messo al sicuro due vitalizi e una pensione.
Al di là dell’aspetto economico, forse il governatore ha realizzato, almeno in parte, un suo sogno giovanile, uno di quei sogni che animavano i militanti marxisti degli anni 70 e non solo: la supremazia del proletariato ai danni delle élite borghesi. E infatti oggi, da semplice assistente amministrativo scolastico, Oliverio si ritrova a capo della giunta dei professori (anche se il rimpasto sembra imminente). Una nemesi in piena regola.

OLIVERIO IL CENSORE Contrappassi politici a parte, il tri-pensionato calabrese probabilmente avrà qualche difficoltà a giustificare il suo trattamento previdenziale agli occhi degli attuali consiglieri regionali. Oliverio era stato il primo a insorgere contro la proposta di legge per il ripristino di un vitalizio “mascherato” a favore degli inquilini dell’assemblea calabrese, arrivando perfino a minacciare il voto di fiducia in aula come deterrente. «È una proposta inopportuna e non condivisibile», così l’aveva definita. Anzi, quella legge era addirittura «distorcente» e avrebbe contribuito ad alimentare «le trombe dell’antipolitica e del populismo». I consiglieri regionali, infine, l’avevano ritirata proprio per non irritare il presidente travestito da censore. Dei vitalizi degli altri.

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