Ven. Mar 29th, 2024
Sia nell’inchiesta anti riciclaggio ‘Martingala’ della Dda di Reggio Calabria, sia nell’inchiesta analoga ‘Vello d’oro’ della Dda di Firenze, emerge la figura di Antonio Scimone, 43 anni di Bianco (Reggio Calabria). Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, ha parlato a suo proposito di ‘sistema Scimone’, soggetto capace di “una gestione strutturata di frodi carosello”, attraverso fatturazioni false emesse da una nutrita rete di società, e “riciclatore professionista al servizio non di una singola cosca ma della criminalità organizzata della provincia reggina unitariamente intesa”. Anche con lui “l’indagine – ha detto Lombardo – va oltre la ‘ndrangheta conosciuta, mostra una ‘ndrangheta globalizzata”.
Le indagini della Guardia di Finanza e dei carabinieri di Reggio Calabria pongono Scimone a capo di una nutrita rete di società, commerciali ma anche ‘cartiere’, in Italia e all’estero, idonee a gestire gli ingenti capitali illeciti delle cosche della provincia reggina, da quelli da traffico di cocaina a quelli da altri reati. E lo definiscono “principale artefice delle false fatturazioni e vero regista delle movimentazioni finanziarie dissimulate dietro apparenti attività commerciali”.
Oltre alle fatturazioni false, Scimone è ritenuto abile nello sfruttare contratti di ‘joint venture’ e di ‘nolo a freddo’.
Per le operazioni di riciclaggio coi conciatori della Toscana (inchiesta ‘Vello d’oro’), Antonio Scimone poteva contare nella provincia di Firenze su Cosma Damiano Stellitano, anche lui arrestato da Gdf e carabinieri, mentre in Calabria era coadiuvato anche da Giuseppe Nirta (nipote dell’omonimo capo della ‘ndrina La Maggiore di San Luca, ucciso nel 1995) e Antonio Barbaro ritenuto appartenente alla cosca Barbaro ‘I nigri’.
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