Ven. Apr 19th, 2024
Silvio Berlusconi ospite della trasmissione "Che tempo che fa" condotta da Fabio Fazio su Rai1, 26 novembre 2017. ANSA / MATTEO BAZZI

L’ex premier rilancia il progetto della megaopera. E scatena le critiche degli avversari. D’Alema: «Solite promesse». Di Battista: «Lancia un messaggio alle mafie». Polemico anche Tassone: «Ci sono questioni più importanti»

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L’eterno ritorno del Ponte sullo Stretto. Ecco rispuntare puntuale, come da due decenni a questa parte, il dibattito sulla necessità di costruire la megaopera che dovrebbe unire le sponde calabresi e siciliane. A riportare il ponte al centro della campagna elettorale ci pensa il politico che più di altri ha sostenuto (a parole) l’idea: Silvio Berlusconi. Secondo cui l’opera non è solo importante, «è la prima cosa da fare».
L’ex premier lo ribadisce nel corso di un’intervista rilasciata a Telelombardia. Il ponte sarebbe l’opera più importante di un progetto molto vasto e ambizioso: «Serve un grande piano per il sud, soprattutto per le infrastrutture. Sono stato in Sicilia e ho trovato un disastro, è una regione in agonia. Ci vuole un piano Marshall apposta per la Sicilia. Il ponte sullo Stretto è la prima cosa da fare. Fosse per noi l’avremmo già fatto. Quando è arrivata la sinistra al governo, con il ministro Di Pietro, per non fare in modo che passasse alla storia come il ponte di Silvio, hanno pagato un mare di penali alle imprese con cui avevamo fatto gli appalti».
Caustico il commento di Massimo D’Alema: «Conosco Berlusconi da tanti anni, sono tranquillo. Nel 1994 diceva meno tasse, pensioni minime a un milione, via gli immigrati, ponte sullo stretto: Berlusconi è stato l’uomo politico che ha governato più a lungo e le tasse non sono calate, le pensioni non sono aumentate, il ponte non c’è e gli immigrati anziché mandarli via ha fatto la più grande sanatoria della storia d’Italia. Un milione di clandestini. Tutto quello che dice certamente non avverrà».

DIBBA: MESSAGGIO ALLE MAFIE Ancora più duro il pentastellato Alessandro Di Battista: «Si può dire tutto di Berlusconi, non che sia stupido. Se parla ancora di ponte sullo stretto e per una ragione precisa: lancia un messaggio alle mafie». Il Cavaliere «si rivolge a Cosa Nostra, quella stessa Cosa Nostra che per anni ha pagato grazie all’intermediazione di Dell’Utri».
Punta sull’ironia la candidata 5 stelle Paola Taverna: «Fermi tutti! Berlusconi ha promesso il Ponte sullo stretto. Adesso possiamo ridere!».
«A tempo di elezioni, puntualmente, Silvio Berlusconi così come altri leader politici tirano fuori la favola del Ponte sullo Stretto di Messina. Un racconto vecchio di cinquant’anni, dice Antonio Rubino a nome dei Partigiani del Pd.
Erasmo Palazzotto, in corsa a Palermo con Liberi e uguali, ricorda le tente promesse degli ultimi anni: «Tornano le elezioni e torna la passione della classe dirigente di questo Paese, da Berlusconi a Renzi, per il Ponte sullo Stretto. Vorrei ricordare a Berlusconi, l’ultimo in ordine di tempo che ha rispolverato il Ponte sullo Stretto, che quell’opera mai iniziata è già costata ai contribuenti italiani quasi un miliardo di euro. Il tutto senza nemmeno la posa di una pietra».

TASSONE CRITICO Critiche arrivano anche dagli alleati. In particolare da Mario Tassone, candidato con “Noi con l’Italia” in Calabria nel proporzionale Nord per la Camera: «Ho qualche perplessità sul modo in cui si sta svolgendo la campagna elettorale: sui contenuti c’è un gioco al rialzo quasi come si fosse a un mercato fatto da banditori, e questo da parte di tutti, anche della mia area politica. A mio avviso è necessario in primo luogo creare nel Paese una cultura di equità, tutelando le piccole imprese, i commercianti, gli artigiani, i lavoratori precari e recuperando soprattutto una dimensione umana della politica, senza la quale l’elenco delle cose che si dicono di voler fare non ha alcun senso. Ho sempre avanzato riflessioni in più, ritenendo che sia necessario infrastrutture al massimo la Calabria altrimenti il Ponte sullo Stretto sarebbe solo un monumento fine a se stesso. Il rischio è di cadere nel vuoto delle enunciazioni e di non concentrarci sulle cose fattibili».

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