Ven. Mar 29th, 2024

Sono tre gli indagati nell’inchiesta dei Carabinieri che ha svelato una possibile distrazione di fondi destinati all’associazione “Calabresi nel mondo”, ente “in house” della Regione Calabria, ora in liquidazione. Oltre al presidente della fondazione, l’ex parlamentare Giuseppe Galati, 57 anni, per il quale la procura di Catanzaro aveva chiesto l’arresto non concesso dal Gip, ci sono anche Giuseppe Antonio Bianco, 67 anni, segretario della fondazione nonché dirigente ad interim del settore Affari generali della Presidenza della Regione Calabria, ora in pensione, e Mariangela Cairo, 48 anni, segretario generale della fondazione “I Sud del mondo” e collaboratrice della fondazione “Calabresi nel mondo”. Galati era stato eletto deputato nella lista del Popolo delle libertà, per transitare poi nel gruppo “Noi con l’Italia”. Alle sue spalle una lunga carriera politica con quattro legislature da deputato. L’inchiesta ha evidenziato una gestione “clientelare” delle assunzioni, con la paventata violazione delle norme in materia, ma anche la violazione dello Statuto della fondazione nella parte in cui prevedeva la gratuità degli incarichi di presidente, con la corresponsione di emolumenti senza il vaglio della Giunta regionale. Un terzo aspetto delle indagini riguarda il rapporto tra la fondazione “Calabresi nel mondo” e la fondazione “I Sud del mondo”, di cui Galati è stato pure presidente. Intanto ammontano a 1.211.433,82 euro i beni sequestrati nell’ambito delle indagini sulla presunta distrazione di fondi destinati all’associazione “Calabresi nel mondo”. Il sequestro riguarda i beni riconducibili ai tre indagati: l’ex parlamentare Giuseppe Galati, l’ex funzionario della Regione, Giuseppe Antonio Bianco, e Mariangela Cairo, segretario generale della fondazione “I Sud del mondo” e collaboratrice della fondazione “Calabresi nel mondo”. “La vicenda giudiziaria relativa ai presunti illeciti commessi nella gestione della Fondazione “Calabresi nel Mondo”, fa riemergere non solo il macabro sospetto delle responsabilità della politica, ma anche il drammatico tema della connivenza della burocrazia, a volte non solo asservita ma, addirittura, funzionale alla messa in atto di condotte illecite ai danni della Regione e dei calabresi”. A scriverlo è il presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta in Calabria, Arturo Bova, in una nota diffusa alla stampa dopo le vicende giudiziarie relative alla fondazione regionale “Calabresi nel Mondo”.
“Ferma restando la doverosa presunzione d’innocenza circa le persone coinvolte – prosegue Bova -, rimane la gravità dei fatti contestati. Oggi assume ancor di più un sapore particolare la scelta di questo governo regionale guidato da Mario Oliverio e di cui faccio parte, di mettere in liquidazione l’ente. Una scelta convinta e adottata sin dai primi giorni del nostro insediamento”.

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