Ven. Apr 19th, 2024

Il 30 settembre del 2010 moriva a soli 50 anni  il musicista e direttore di orchestra sidernese, Piero Cusato. Cusato, stroncato da un infarto fu uno dei primi musicisti di grande livello che la locride abbia mai conosciuto.  Infatti, nei primi anni ’80, realizzò tre lavori discografici utilizzando esclusivamente sequencers hardware e sintetizzatori: Anassagora (solo), Calablues (con il trio “Il Giorno Truccato”) e AI (di Marco Ongaro). La successiva attività di ricerca come antropologo musicale lo portarono a realizzare, nel 1994, altre due produzioni discografiche: Calablues II (con ospiti illustri come Mark Harris) e Iconaniconica. Diresse, per più di vent’anni, orchestre di musica jazz e contemporanea e, in varie formazioni, ha effettuato concerti in Europa e in America. Prese parte, con varie formazioni, a trasmissioni televisive e radiofoniche, da Concertazione, al primo “Caterraduno” di Caterpillar (Radiodue), TV7, Carovana d’estate, Unomattina, Rai Stereonotte.

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riportiamo qui qualche articolo tratto dal sito www.impressionimeridiane.com/


KATAJJAQ: IL CANTO CHE FONDA UNA PEDAGOGIA

Problematiche di comunicazione musicale nei “Throat Singing”

di Pietro Paolo Cusato

(Fondamenti della comunicazione musicale – Scienze della formazione primaria, Università della Calabria


Ricordo di Piero Cusato
IN MORTE DELLA MIA COLONNA SONORA
di Marcello Walter Bruno

Siamo stati tutti giovani promesse, nella Calabria postmoderna degli anni
Ottanta. Da regista cinefilo della sede regionale Rai, mi entusiasmai quando ci spedirono a Siderno per girare un programma in pellicola invertibile a colori (l’operatore era Domenico Curreri, di cui adesso leggete la firma nei servizi dei tg nazionali). A Siderno ci aspettavano quattro ragazzi che avevano messo in piedi un gruppo dal nome evocativo, che utilizzai come titolo: Il Giorno Truccato. Uno di quei ventenni, allegramente saltellanti tra un folk rivisitato e un pop venato di jazz, era Piero Cusato. Furono così bravi che girammo tutte le scene “buona la prima”: quaranta minuti di girato per mezz’ora di montato, con somma paura del capostruttura Minasi. Quando negli anni Novanta facevo il docente a contratto all’ Università della Calabria, ritrovai Piero che si era trasferito a Cosenza, sospeso fra i cubi (dove frequentava l’antropologo Cesare Pitto, inventore del Dams assieme a Maurizio Grande) e Città 2000, dove gestiva una sala di registrazione, luogo
privilegiato delle sue sperimentazioni al computer. Quando Cesare – allora presidente del Centro radiotelevisivo – decise che l’Unical aveva bisogno di un megaspot pubblicitario, chiamò me per dirigere il documentario “Un ponte sul tuo futuro”; ma prima chiamò Piero per affidargli le musiche. Il brano più struggente lo mettemmo nei titoli di coda, che alla fine contenevano – sotto l’immagine rubata di una bambina tenuta per mano dalla mamma, entrambe in cammino lungo il ponte carrabile di sera sotto la luna – una dedica allo scomparso Franco Paese, comune amico e direttore del CRTVI. Quando negli anni Zero andai al conservatorio di Vibo, invitato da Antonella Barbarossa ad un convegno su musica e natura, Piero Cusato venne ad accogliermi col suo solito sorrisone. Adesso insegnava jazz; e Antonella, che è organista dai gusti difficili, mi disse che lo considerava uno dei migliori tastieristi che conosceva. L’ultima volta che ne ho sentito parlare, insegnava alla SISS di Messina, dove faceva adottare il suo libro di storia della musica elettronica e portava in aula il suo Theremin. Era sempre in viaggio, temo che il suo infarto sia l’ennesimo segnale di pericolo per le giovani promesse della Calabria, sempre sotto pressione per dimostrare il proprio valore. La data della sua scomparsa è un giorno truccato, ma l’importante è che non siano stati truccati i suoi anni, i nostri anni. L’importante è che abbia pensato, guardando le copertine dei suoi dischi, che le promesse sono state mantenute.


PIERO CUSATO: L’INVENTIVA E LA SORPRESA

di Mario Bolognari

L’inventiva artistica e il desiderio di sorprendere sempre, che ammir(av)o in Piero mi portarono più volte nel suo studio di registrazione, negli anni delle mie frequentazioni cosentine.  Un po’ per gioco e un po’ per vanità finii per entrare nel mondo musicale di questo calabrese atipico. Nel 1994 Piero registrò delle composizioni tratte da brani che avevo portato dal Canada, raccolti tra gli amerindiani. La versione elettronica di Piero di quelle sonorità austere e antiche fu una riuscitissima edizione di Iconaniconica, uno dei soliti titoli pazzeschi che egli dava ai suoi prodotti. Il libretto esplicativo, Piero volle che lo scrivessi io, così come una specie di introduzione all’ascolto da un punto di vista antropologico. A mia totale insaputa, per sorprendere con inventiva, mise in luogo della firma la mia fotografia; ma questa fotografia era una specie di split rapresentation, cioè una foto a due facce. Perché? Perché questa è una tecnica tipica dell’arte figurativa degli Haida, che venivano più volte citati, e perché il nome del luogo di queste musiche native d’America è un villaggio chiamato Ninstints, che vuol dire “colui che è due”.

Per me, Piero è l’inventiva e la sorpresa. Già, proprio come la sua morte, che ci ha colto tutti senza darci neanche il tempo di pensare, di pronunciare una parola, esprimere un pensiero. Siamo rimasti lì, quel pomeriggio di sabato, durante le sue esequie, come storditi, incapaci di reagire, privati di qualcosa che sapevamo c’era sempre da qualche parte, un amico, un intellettuale, un artista, un compagno di vita.

Ogni tanto, specialmente per le feste, inviava degli sms demenziali, il cui non sense era spesso difficile da interpretare. Erano fulminanti, deridenti, dissacranti. Non c’era valore legato alle più sacre feste, compreso il Natale, che Piero non riuscisse a rendere ridicolo, denudandolo di tutti i suoi simbolismi e riducendolo a purissimo gioco di parole. Inventiva e sorpresa.

Qualche anno addietro lo avevo invitato a tenere un seminario con i miei studenti dell’Università di Messina. Il tema che scelse fu il significato sociale della danza. Piacque molto ai ragazzi che sentirono, nel suo modo provocatorio e brillante di esporre gli argomenti, un feeling giovanile, pur nella autorevolezza del suo dire. Parlava, suonava, presentava registrazioni musicali e in video e in un’ora e mezza conquistò tutti. Inventiva e sorpresa.

Ora, ho tra le mani il CD Iconaniconica. Mi manchi, Piero. Tantissimo.


E ORA SIAMO PIU’ SOLI

di Cesare Pitto*

Eravamo arrivati un po’da tutte le parti d’Italia per intraprendere questa sfida, chiamata Università della Calabria. E alla fine degli anni ottanta alcuni di noi decisero che si poteva rischiare di istituire anche il DAMS. Piero, allora, frequentava come me il Centro Radio Televisivo dell’Ateneo calabrese. Fu quasi naturale che iniziassimo insieme questa avventura: io, docente di antropologia culturale, lui, studente, perché Piero possedeva il senso dell’umiltà, e, pur potendo validamente fare il docente a contratto, aveva preferito mettersi alla prova con tanti docenti di grande competenza e impegno. C’erano personaggi come Maurizio Grande, Michal Bristiger, Michel Imberty, Juan Carlos Panarace e Anna Lomax, che fu incaricata di Etnomusicologia, con Piero come studente. Fu così, che toccò a me quattro anni dopo essere, forse immeritatamente, il suo relatore di una tesi di antropologia della musica. Ma tutto ciò fu solo il consolidamento di una collaborazione che fu, sopra ogni cosa, un’amicizia cresciuta nel tempo è divenuta fusione d’intenti in tanti lavori e progetti. Le musiche di Strombolani di StromboliNoi, TabarkiniCongratulazioni NunavutLa città di Pitré, per citarne alcune, sono tutte di Piero. Sarebbe bello raccontare ad una ad una queste avventure in questi territori della vita che furono avventure, passate nella nostra pelle in una sintonia irripetibile, dove il nostro gruppo viveva come un corpo solo che si nutriva del paesaggio sonoro elaborato da Piero. Forse qualcuno non riuscirà a capacitarsi di come si possa esprimere così il proprio dolore, ma per me, e credo di non essere solo in questo, lui non se ne è andato, è ancora con noi. Ci ha fatto uno dei suoi scherzi inqualificabili,dei suoi nonsense verbali, che ci regalava sugli SMS, o per e-mail. Vorrei che tu tornassi, abbiamo ancora tante cose da dirci, tanti documentari da completare. Guardo e riguardo quel brano, estratto dalla serata in memoria di Enzo Filippelli, ispirato al poeta Franco Costabile, Only sleep brinks dreams, e piango, perché per la prima volta so cosa vuol dire perdere un amico e rimanere soli. Ti sia lieve la terra, fratello.

*(Professore di Antropologia culturale, Presidente CRT-UNICAL)


IL PESCE GROSSO NELLA POZZANGHERA

di Enrico Granafei

Conobbi Piero alcuni anni dopo essere “emigrato” in America. L’esistenza in Calabria di un simile personaggio mi colpi` profondamente. Una triste costante del nostro sud e` la continua perdita delle persone di talento. Si parte perche` non si trovano le condizioni giuste. Restare, soprattutto per un musicista, e` una scelta coraggiosa che io purtroppo non mi sono sentito di fare. Restando si finisce per essere un ” pesce grosso in una pozzanghera”, per usare una bellissima espressione americana. Il suo talento musicale era pari soltanto alla sua profonda conoscenza della tecnologia digitale. Gli dissi spesso che sarebbe dovuto venire in America. Un mio amico , produttore di George Benson, continuo` per anni a chiedermi di lui dopo aver ascoltato alcuni brani del suo disco al quale ebbi il piacere e l’onore di partecipare. Piero arrangio` anche alcuni pezzi dei miei due CD “Nothing but the Truth” e ” Cuse` quantu si` be`”. Mi manchera` tantissimo.


CANTARE COL GENIO

di Rosa Martirano

PER DIVERSO TEMPO HO CONDIVISO IL PALCO CON PIERO..TANTE ESPERIENZE MUSICALI, TANTE EMOZIONI UNICHE E IRRIPETIBILI…CANTARE CON UN GENIO CHE SUONA IN MODO MERAVIGLIOSO E CON SENSIBILITA’ RARA, E’ VERAMENTE QUALCOSA
DI INDIMENTICABILE.
RICORDO CHE SUL PALCO AVVENIVA UNA FUSIONE SPECIALE TRA NOI QUATTRO, UN’INTESA DAVVERO GRANDE…E I MOMENTI PIU’ DIVERTENTI, DURANTE LE PROVE O I DOPO-CONCERTO, DOVE CI DIVERTIVAMO TANTISSIMO A FARE SCHERZI AL NOSTRO BATTERISTA CHE A VOLTE CONTINUAVANO ANCHE SUL PALCO, DAVANTI AL PUBBLICO… RICORDO CHE DURANTE LA REGISTRAZIONE DEL NOSTRO DISCO,RIMASI ALLIBITA GUARDANDO PIERO SUONARE ALCUNE PARTI DI PIANO “IMPOSSIBILI”… PIENE DI VIRTUOSISMI, ESEGUITI MOLTO VELOCEMENTE E IN MODO IMPECCABILE….NON VOLEVA INSERIRLE PERCHE’ SECONDO LUI POTEVANO  SEMBRARE  “FINTE”… MA ERANO BELLISSIME E IO INSISTETTI RICORDANDOGLI CHE NEI LIVE LE AVREBBE
ESEGUITE ALLO STESSO MODO,SPLENDIDAMENTE..PER LUI NON ERA CERTO UN PROBLEMA.
PIERO,DA QUANDO SEI ANDATO VIA, HO NEL CUORE UNA GRANDE TRISTEZZA, PERO’ MI
CONSOLA QUESTO PENSIERO..
IO CREDO IN DIO E IN UNA VITA DOPO LA MORTE…SI DICE CHE IN PARADISO CI SIA UNA
MUSICA MERAVIGLIOSA ..CHE ALCUNI ANGELI  SIANO PREPOSTI ALLA MUSICA E AL CANTO
E LODINO IL SIGNORE IN MODO CONTINUO….
PIERO, SONO CERTA, CHE  CONTINUERAI A VIVERE E AD ESSERE FELICE NELLA MUSICA…E CI RITROVEREMO ANCORA.
CIAO PIERO, TI VOGLIO BENE

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