Gio. Apr 18th, 2024

Dagli interrogatori di Furgiuele emergono particolari inediti sulle assunzioni “politiche” a Calabria Verde. Il caso del dipendente raccomandato dall’ex senatore arrestato dalla Dda reggina. Il comando bipartisan di Barilaro (avversato da Censore) e le sponsorizzazioni di Romeo

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Assumificio Calabria Verde. Un ente importante all’interno del quale un responsabile non ha solo vantaggi economici e professionali ma gestisce anche centinaia di operai che, a guardarli con gli occhi della politica, sono voti, clientele.
Le raccomandazioni per un posto da responsabile, racconta il terzo troncone dell’inchiesta Calabria Verde, condotto dalla procura di Catanzaro, arrivano da più voci politiche mentre gli sponsor, assolutamente bipartisan, devono ottenere l’approvazione del governatore della Regione Calabria, Mario Oliverio. Tra gli sponsor in questione, viene fuori nella chiusura indagini del procedimento che vede anche Oliverio tra gli indagati, vi sarebbe anche Antonio Caridi, ex senatore reggino raggiunto, a luglio 2016, da un’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito della nell’inchiesta Mammasantissima, poi confluita nel maxiprocedimento Gotha. L’ex senatore (arrestato nell’agosto successivo, dopo l’autorizzazione concessa dal Senato), accusato, tra le altre cose di associazione mafiosa, è stato scarcerato a marzo scorso, dopo oltre un anno e 8 mesi di carcere, e l’associazione è stata derubricata in concorso esterno. Ma prima di venire travolto dai guai giudiziari anche il politico di centrodestra si sarebbe rivolto al governatore del Pd per una nomina sul distretto di Reggio Calabria. «Ricordo e confermo – racconta Furgiuele – che ebbi una telefonata da Oliverio. Costui mi disse che era persona vicina al parlamentare Caridi e che pertanto dovevo riconfermarlo». Il raccomandato in questione sarebbe Gregorio Moscato, responsabile dell’ufficio 2 e 3 del distretto 10 di Bovalino.

LE ASSUNZIONI Il 10 novembre 2016, accompagnato dai suoi avvocati, Paolo Furgiuele, l’ex direttore generale dell’ente strumentale della Regione, “Calabria Verde”, si sottopone a un lungo interrogatorio davanti al procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e al sostituto Alessandro Prontera, titolare del fascicolo è anche il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla. In quel periodo Furgiuele era agli arresti domiciliari, indagato nel primo filone dell’inchiesta sugli illeciti compiuti all’interno dell’azienda regionale che si occupa di forestazione e difesa del suolo. Secondo i magistrati, i manager di Calabria Verde avrebbero utilizzato in maniera illecita i fondi del Por 2007-2013: 80 milioni sarebbero stati utilizzati per fini differenti rispetto a quelli previsti. Anziché per progetti straordinari, sarebbero stati usati per il pagamento degli stipendi dei dipendenti. 
Il 10 novembre l’ex dg dichiara spontaneamente di volere parlare anche di altro: del funzionamento delle nomine e assunzioni in Calabria Verde, in particolare della vicenda che ha portato all’assunzione, all’interno dell’ente, di Giuseppe Barilaro, sindaco di Acquaro e dipendente del Comune di Francica. Nasce da qui il terzo filone dell’inchiesta che vede indagate sei persone, tutte accusate del reato di abuso d’ufficio, tra le quali il governatore Oliverio, oltre a Furgiuele, Barilaro, Michele Trematerra, ex assessore regionale del governo Scopelliti, Franco Iacucci, attuale presidente della Provincia di Cosenza, indagato «nella qualità di capostruttura del presidente» e Franca Arlia, dirigente del Servizio 1 Settore 1 dell’agenzia regionale.

LE NOMINE POLITICHE DEI RESPONSABILI DEI DISTRETTI A quanto pare – sotto questo aspetto le indagini sono più che aperte – Barilaro non fu l’unico ad essere stato portato a Calabria Verde da ordini superiori, più che dalla reale necessità della sua presenza. Furgiuele è diretto: «In merito alle nomine dei responsabili dei distretti in cui si articola Calabria Verde (undici in tutto, ndr) posso dire che queste avvenivano squisitamente per individuazione politica. In pratica io andavo da Oliverio con i nominativi associati ai diversi distretti e lui mi indicava nominalmente chi dovessi nominare quale responsabile». La nomina di responsabile, naturalmente, aveva i suoi vantaggi: «Il riconoscimento di una posizione organizzativa, conseguente incremento futuro del rapporto di servizio e relativo trattamento stipendiale». Chi ricopriva la carica di responsabile aveva diritto a un incremento nello stipendio di 1.000 euro al mese. 
Ma torniamo a Barilaro: «Non ne avevamo bisogno tanto che non sapevo neppure come collocarlo», riferisce Furgiuele. Il primo a imporglielo, racconta l’indagato, fu l’ex assessore regionale Michele Trematerra. «Trematerra mi dice: “Prenditi questa persona a Calabria Verde”». Furgiuele fa un po’ di storie ma poi obbedisce. Va dalla Arlia e le chiede: «Franca, vediamo se ’sta cosa si può risolvere». Trematerra – continua Furgiuele – gli aveva chiesto questa cosa «e me la chiedeva per conto di Bruni, c’era un deputato che io non conosco, Bruni del Vibonese (probabilmente si tratta dell’ex presidente della Provincia e consigliere regionale Ottavio, ndr)». Furgiuele attua il comando e sposta Barilaro dal Comune di Francica alla più remunerativa e prospera posizione in Calabria Verde. L’intento, come riferisce alla dirgente Franca Arlia, era quello di “liberarsene” dopo sei mesi. Col cambio di governo, da centrodestra a centrosinistra, e l’arrivo di Oliverio le cose dovevano cambiare. Barilaro viene informato che non sarebbe stato prorogato.

LE COSE NON CAMBIANO Ma le cose non cambiano. Dopo le elezioni e l’insediarsi del nuovo governo regionale, il capostruttura Iacucci convoca Furgiuele alla Cittadella per conto di Oliverio. Il dg si presenta e trova lì anche Barilaro. E il nuovo governatore dice «che si trattava di un quadro politico importante e doveva rimanere in Calabria Verde». Il dirigente rimane «a bocca aperta», «fra me e me facevo – racconta – “ma come, questo prima stava col centrodestra poi mo addirittura un punto di riferimento del presidente!?”».
«Posso dire che mi venne imposto da Oliverio», dice Furgiuele ai magistrati e ammette di avere, poi, lui imposto a sua volta la scelta alla Arlia che «non avrebbe voluto farla sta cosa, proprio non aveva nessuna intenzione di farla». Per trovare un posto a Barilaro viene chiesto ad Antonio Errigo, che era responsabile di tre uffici apicali nel distretto di Vibo Valentia, di fare un passo indietro da una delle funzioni che ricopriva. «Per poter far entrare Barilaro feci io dimettere Errigo. Costui gestiva una importantissima funzione in quanto era quella relativa alla gestione di tutti gli operai del distretto. Si tratta di grossi numeri». Ma non c’è solo Barilaro, appunto. 
Tutto però doveva passare dalle mani di Oliverio. Così, quando Sebi Romeo, indica un nome per il distretto di Reggio Calabria e Furgiuele esegue perché Romeo è persona molto vicina al presidente, Oliverio interviene con un rimprovero. «Ricevetti una telefonata di Oliverio – racconta l’ex dg – che mi rimproverò di avere proceduto a quella nomina senza aver atteso le sue indicazioni puntuali».

BRUNELLO IL NEMICO Così Barilaro, dopo le pressioni del governatore, si trova a gestire una delle funzioni del distretto di Vibo Valentia «e nella fattispecie la più importante, cioè quella relativa alla gestione degli operai forestali», dice Furgiuele. 
La cosa però non è indolore perché crea problemi a chi è politicamente vicino ad Antonio Errigo, costretto a dimettersi da quella funzione, ossia l’ufficio Forestazione del distretto. In questo caso a protestare è Brunello Censore, ex deputato Pd. «Brunello Censore era nemico di Barilaro – racconta l’ex dg – e quindi Errigo, che faceva riferimento a Brunello Censore – non perché lui volesse stare, devo dire, perché era una seccatura – e Censore, infatti, mandò un suo uomo, che era il suo autista a protestare con me fortissimo e gli dissi: “Vai al parlare col presidente, così avete la circostanza dei fatti”. Brunello Censore è perfettamente al corrente. L’autista di Censore è un signore pelato che si interessava moltissimo agli operai di Calabria Verde…».

NON SOLO BARILARO Personale a iosa. La cosa più naturale, ragionano gli inquirenti con l’indagato, era quella di far defluire il numero degli operai con il pensionamento e riportare le cifre all’ordinario. La domanda nasce spontanea: ci sono state altre nomine imposte oltre a quella di Barilaro? Furgiuele ricorda una persona che proveniva dal consiglio regionale e che è stato distaccato al distretto di Malvito. «Me lo chiese Picarelli che era uno dei dirigenti delle comunità montane dicendomi che era persona del presidente. Io andai a verificare da Iacucci». Così fece anche questa raccomandazione perché Iacucci disse che sì, «era uno di loro».

fonte corriere della calabria

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