Ven. Mar 29th, 2024

Vogliono accertare eventuali aiuti, gip convalidato arresto

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Una volta terminata la caccia all’uomo con la costituzione in carcere di Francesco Olivieri, il 32enne accusato del duplice omicidio, commesso venerdì scorso, di Giuseppina Mollese, 80 anni, e Michele Valerioti, 67 anni, entrambi di Nicotera, le indagini dei carabinieri e della Procura della Repubblica di Vibo Valentia si stanno concentrando su alcuni aspetti ancora tutti da chiarire. Innanzitutto se l’uomo, che nel suo raid ha anche ferito una persona a Limbadi prima di recarsi ad uccidere le vittime, sia o meno stato aiutato da qualcuno nella sua fuga durata tre giorni. L’arrestato ha riferito al gip di essere sempre stato solo ma il maggiore dei carabinieri Valerio Palmieri e il pm Concettina Iannazzo, incontrando i giornalisti alla presenza del sostituto procuratore Filomena Aliberti, stanno verificando l’attendibilità di questa circostanza, come quella della distruzione del fucile nella Fiat Panda dell’uomo, trovata bruciata lunedì scorso nelle campagne di Spilinga. Gli investigatori hanno poi confermato dinamica e scansione temporale dei delitti, con gli spari prima all’auto di un congiunto di uno dei feriti all’interno del bar di Limbadi, poi, appunto, il ferimento nel bar ed infine l’arrivo a Nicotera e il duplice omicidio. Intanto, stamani il gip Gabriella Lupoli ha convalidato il fermo del 32enne che nell’interrogatorio di garanzia di ieri, alla presenza dell’avvocato Giosuè Monardo su delega del collega Francesco Capria, ha ammesso gli addebiti. In particolare, ha chiarito, “in maniera dettagliata e lucida”, come “tutte le azioni rispondano ad una risalente e fredda pianificazione, maturata anche con il proprio fratello Alessandro, deceduto per cause naturali nel 2016, e sorretta da uno spirito vendicativo” in ordine all’assassinio di un altro fratello, Mario, avvenuto nel 1997. L’indagato, riporta il provvedimento del gip, ha riferito di ritenere Mollese e Valerioti “responsabili, rispettivamente in qualità di mandante e partecipe, dell’uccisione del congiunto” a sua volta “sospettato dalla Mollese di essere il killer del proprio figlio Ignazio, ucciso nel 1995, e a suo dire, importatore di droga dalla Colombia”; l’eliminazione di una terza persona, Vincenzo Timpano, scampata alla morte, invece “sarebbe dovuta servire ad impedirgli a parlare di cose illecite con soggetti esponenti di altri ambienti criminali”.

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