Mar. Apr 23rd, 2024

Riflessioni.

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La recente partecipazione ad un gruppo FB mi ha permesso di rivedere la mia Siderno, quella di quando ero bambino, della mia adolescenza, della mia giovinezza ed anche quella più antica, che non ho mai visto ma solo immaginato grazie ai ricordi dei miei cari.

Le fotografie si susseguono alle fotografie, con una cadenza periodica che sembra musica, per chi come me ama la sua città. I ricordi invece sono tumultuosi, non seguono lo stesso ritmo, sono veloci e si rincorrono, più d’uno, per ogni immagine che viene pubblicata. Mi intenerisco quasi, nel vedere gli alberi delle varie piazze, oggi colossi, piccoli e  forse appena piantati, le palme del lungomare, i suoi esili ed alti lampioni che permettevano allo sguardo di perdersi nell’azzurro del mare, senza barriere. E i palazzi, quei meravigliosi palazzi che hanno celebrato le fortune delle famiglie amalfitane che hanno fondato la Marina.

Alla nostalgia per il tempo perduto, dolce in bocca come le caramelle, si somma però un sapore amaro, sprigionato da un senso di rabbia al paragone della Siderno di  oggi con quella di un tempo.

Mi chiedo quando i sidernesi abbiano smarrito il senso del bello, dell’ordine, del rispetto e dell’orgoglio per la propria città. Dei palazzi signorili, che rendevano unico il Corso principale, solo qualcuno sopravvive. Le piazze sono state sventrate, le chiese abbattute, le ville  immolate al modernismo imperante, becero e brutto da vedere. E il lungomare poi, da emulo di quello elegante di Cannes è diventato una triste inno al finto antico. Oggi Siderno è anonima, una piccola città di provincia, senza anima, uguale a mille altri posti.

I canadesi dicono che l’insegnamento fondamentale da dare ai propri figli è quello di fornirli di radici e ali, radici per mantenere il bello e il giusto, ali per volare verso nuove conquiste. Sidernesi, le nostre radici dove sono? Esistono ancora e sono sepolte sotto metri di scorie o sono state recise definitivamente? Senza radici è inutile munirsi di ali perché il volo sarà breve.

 

Giuseppe Caruso

VOLO

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