Ven. Apr 19th, 2024

di Elia Fiorenza – «Paesaggio agrario e controllo del territorio nel Bruzio Romano» è il titolo del convegno che si è svolto sabato 7 luglio, a Gioiosa Ionica, nella Locride. Un evento di alto valore scientifico per gli studiosi, per gli appassionati di archeologia ed in particolare di una delle civiltà più misteriose e affascinanti che ha popolato queste terre. Ritrovamenti recenti, vecchie scoperte e collezionismo archeologico sono stati i temi del convegno che ha ospitato archeologi, storici e autorità che con i loro studi e ricerche stanno contribuendo alla ricostruzione storica di alcuni importanti siti del Bruzio Romano. Ad introdurre i lavori è stata Albarosa Dolfin Romeo, presidente del Sidus Club da sempre impegnata nella valorizzazione dei beni culturali. A seguire la relazione propedeutica della professoressa Maria Caterina Aiello, presidente dell’Associazione Italiana di Cultura Classica (delegazione della Locride “Maria Stella Triolo”. Protagonista della serata è stato Battista Sangineto, professore di Metodologia della ricerca archeologica presso l’Università della Calabria, il quale ha spiegato che «la romanizzazione dei Bruttii si realizza e si completa fra il III ed il I secolo a.C. L’analisi di questo processo è molto complessa e deve necessariamente inserirsi nel quadro dell’annessione a Roma della parte più meridionale della Penisola  e della graduale romanizzazione delle popolazioni che vi erano insediate». Per il prof. Sangineto «il primo pretesto per l’intervento di Roma in Italia meridionale, e nei Bruttii in particolare, lo offrono le tensioni socio-politiche che si manifestano a Thurii, antica nemica di Taranto, nel 282 a.C. Negli anni immediatamente successivi, tra il 273 ed il 272, Roma conquista tutte le città greche e le popolazioni indigene ribelli brettie». «A seguito di questa occupazione, nei primi decenni del III secolo a.C., – ha evidenziato il docente dell’Unical – si avvia la crisi di quel sistema cantonale – formato da pagi, vici e fattorie – che aveva determinato la relativa ricchezza dei Brettii i quali, nella prima metà del IV secolo a.C., avevano conquistato anche la costa tirrenica dell’attuale provincia di Cosenza e si erano organizzati in centri costieri di piccole dimensioni ed in agglomerati di fattorie. Questo sistema insediativo brettio sembra, però, dissolversi già nei primi decenni del III secolo, probabilmente a seguito delle operazioni militari di Pirro. Nei decenni che precedono la guerra annibalica le città e i paesaggi agrari dei Bruttii offrono un quadro di generale impoverimento, conseguenza delle distruzioni della guerra pirrica e dei sommovimenti politico-sociali che interessano le poleis magnogreche. Una crisi – ha detto – che spinge alla ribellione contro Roma i Brettii e la maggior parte degli alleati Italioti, soprattutto dopo la sconfitta romana di Canne avvenuta nel 216 a.C. È questo il contesto storico, politico e militare nel quale arriva Annibale, cui Brettii ed Italioti antiromani si alleano nella speranza di sottrarsi al giogo di Roma, ma la sconfitta e le conseguenze della guerra devastante determinano una crisi profonda ed una cesura netta nel tessuto economico ed insediativo dei Bruttii. L’autentica e definitiva romanizzazione dei Bruttii sembra compiersi, dunque, solo dopo la fine della guerra annibalica». Sangineto tra l’altro ha acceso i riflettori sulla presenza delle villae e sul modo di produzione schiavistico. Inoltre ha avanzato nuove interpretazioni circa il Teatro Romano di Marina di Gioiosa Ionica. In conclusione la professoressa Marilisa Morrone, archeologo, deputato Storia Patria, e presidente del circolo di studi storici”Le Calabrie”, ha fornito nuovi, inediti e straordinari documenti relativi alla Villa romana del Naniglio con approfondite riflessioni sull’abitato tardo antico. Informazioni ed ipotesi eccezionali che prossimamente saranno disponibili alla comunità scientifica in un apposito volume.

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