Gio. Apr 25th, 2024

 

I carabinieri sono intervenuti a Zungri per interrompere la processione della “Madonna della Neve” dopo che un presunto boss della ‘ndrangheta, Giuseppe Accorinti, di 59 anni, aveva preteso di essere incluso tra i portatori dell’effigie. Alla richiesta si è opposto, però, il Comitato promotore dei festeggiamenti e ne è scaturita una discussione. A tutta la scena hanno assistito i carabinieri che erano in servizio d’ordine sul posto e che hanno immediatamente bloccato la processione.
Dopo che il presunto boss si è allontanato, la processione a Zungri si è conclusa regolarmente. Il rito è stato autorizzato dai carabinieri su richiesta di alcuni fedeli e del Comitato promotore dei festeggiamenti i quali, dopo che Accorinti si era allontanato, hanno sostenuto che nessun motivo impediva lo svolgimento della processione. A quel punto i carabinieri della locale caserma, cui si erano aggiunti nel frattempo come rinforzo i militari della Compagnia di Tropea, al comando del capitano Dario Solìto, hanno autorizzato lo svolgimento della manifestazione religiosa, che si é svolta regolarmente.
I carabinieri della Compagnia di Tropea stanno sentendo il parroco di Zungri, don Giuseppe La Rosa, ed alcuni fedeli per ricostruire i fatti. Dopo il mancato accoglimento della richiesta da parte del Comitato promotore dei festeggiamenti, il boss si é allontanato e la processione si è potuta svolgere regolarmente. I carabinieri stanno ascoltando tutti coloro che possono fornire un contributo per una ricostruzione dettagliata dei fatti per potere poi inviare un’informativa alla Procura della Repubblica di Vibo Valentia. Secondo quanto si è appreso, comunque, il presunto boss Giuseppe Accorinti non ha attualmente alcun conto in sospeso con la giustizia ed è quindi un uomo libero.

Continua dopo la pubblicità...


IonicaClima
amaCalabria
Calura
MCDONALDAPP
InnovusTelemia
stylearredamentiNEW
E120917A-0A80-457A-9EEE-035CEFEE319A
FEDERICOPUBB
CompagniaDellaBellezza00
previous arrow
next arrow

 

VESCOVO RENZO: «FATTO INCRESCIOSO» «Quanto accaduto è certamente un fatto increscioso. Si è verificata qualche falla nello svolgimento della manifestazione. Purtroppo, accade a volte che circostanze di questo tipo non possano essere previste nell’immediatezza, ma nel momento in cui si verificano è necessario intervenire con risolutezza, così com’è avvenuto in questa occasione, per consentire il normale svolgimento della processione». Lo ha detto il vescovo di Mileto, monsignor Luigi Renzo, in relazione a quanto è accaduto a Zungri durante la processione della “Madonna della neve”. Il vescovo Renzo, tra l’altro, aveva varato nel 2015 un nuovo regolamento sulle processioni per la scelta dei portatori delle statue, che in passato in molti casi era stato monopolio delle famiglie mafiose che per i propri rampolli le identificavano come una sorta di consacrazione del loro ruolo sociale sul territorio. Il regolamento delle processioni prescrive che la scelta dei portatori sia fatta per estrazione da un elenco di prenotati il giorno della domenica delle Palme.
Sempre su disposizione di monsignor Renzo era stato anche rimosso “l’incanto” ovvero un sistema di offerte in denaro, libere o celate, in base al quale si stabilivano i portatori delle effigi sacre. Ai parroci, in collaborazione con il comitato festa, spetta vigilare sulla scelta dei portatori. In ogni caso «non sono ammessi a questo compito – si afferma nel nuovo regolamento varato dal vescovo – persone aderenti ad associazioni condannate dalla Chiesa, che siano sotto processo per associazione mafiosa o che siano incorse in condanna per mafia, senza prima aver dato segni pubblici di pentimento e di ravvedimento».

I PRECEDENTI In Calabria sono numerosi i casi di ingerenze dei boss nelle processioni di ‘ndrangheta, con la pretesa di essere inseriti tra i portatori della statue sacre e di ricevere in queste occasioni specifici atti di omaggio. Nel luglio del 2014, ad Oppido Mamertina, nella Piana di Gioia Tauro, il maresciallo dei carabinieri comandante della locale caserma che coordinava il servizio d’ordine durante la processione della statua della Madonna delle Grazie si allontanò dopo che l’effige fu fatta sostare, in segno di omaggio e di rispetto, davanti la casa del boss Giuseppe Mazzagatti. Il sottufficiale, su quanto accaduto, inviò una dettagliata informativa alla Dda di Reggio Calabria. Quell’episodio fece scattare l’intervento del vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, monsignor Francesco Milito, che dispose la la sospensione per tre anni di tutte le processioni religiose nella Piana di Gioia Tauro.
Episodi analoghi si sono verificati negli ultimi anni anche in provincia di Vibo Valentia. Due i casi più eclatanti, rimasti negli annali della ‘ndrangheta, verificatisi a Sant’Onofrio ed a Stefanaconi. Nel primo centro, in particolare, “regno” della cosca Bonavota, su disposizione del vescovo, monsignor Luigi Renzo, il rito dell’“Affruntata”, l’incontro cioè nel giorno di Pasqua tra la Madonna ed il Cristo Risorto, fu “commissariato” per due anni. In occasione di una delle due interruzioni, le statue furono portate dai carabinieri, mentre la volta successiva a sostenere le effigi sacre furono i volontari della Protezione civile comunale, scelti in base ad un sorteggio e dopo un’attenta disamina della loro fedina penale. Analoga procedura fu seguita per un anno, sempre su disposizione di monsignor Renzo, a Stefanaconi dopo la scoperta della pesanti ingerenze da parte della cosca Patania. Anche in quel caso i portatori furono estratti a sorte tra i volontari della Protezione civile.

Print Friendly, PDF & Email