Il ricordo del penalista ucciso a a Lamezia due anni fa: «Non ha mai avuto esitazioni nel decidere da che parte stare» Il 33enne Marco Gallo è accusato di aver compiuto l’agguato, ma la Dda cerca i mandanti
Sono passati due anni dall’omicidio dell’avvocato penalista Francesco Pagliuso. Dietro le sbarre c’è un uomo, Marco Gallo, accusato di aver compiuto l’agguato mortale. A lui, e a chi ha armato la sua mano, si è rivolta giovedì Antonia Pagliuso nel ricordare suo fratello: «Volevo che tu imparassi una cosa da lui: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo con la pistola in mano. Ma ti sbagli, questo non è il vero coraggio. Il coraggio io l’ho visto in chi ha sempre saputo vivere a testa alta, non accettando di piegarsi alle logiche perverse di chi pensa di poter ottenere qualunque cosa con violenza e soprusi. L’ho visto nella lealtà, nella nobiltà d’animo, nella trasparenza di un uomo, di un figlio, di un fratello, di un padre. L’ho visto in chi non ha mai avuto esitazioni nel decidere da che parte stare ed in chi, esemplarmente, non ha mai lasciato dietro di sé, nella strada che lo ha condotto fino in cima, brandelli di dignità. Il coraggio non è di chi pensa di essere il più forte. Non è di chi, prode dell’arma che impugna, uccide. Non è di chi decide che un uomo, un figlio, un fratello, un padre, debba morire. Non è coraggio quello di chi inneggia alla vendetta».


IL CORAGGIO VERO Il lavoro della famiglia dell’avvocato Pagliuso è invece rivolto a mantenere alta l’attenzione sulla memoria di quel 9 agosto e sulla figura del giovane penalista assassinato. Nel corso della messa in suffragio, giovedì, la sorella di Francesco Pagliuso, Antonia, ha letto una lettera rivolta ai responsabili dell’omicidio, a coloro che ancora credono che il coraggio sia quello di imporsi con una pistola in mano. «Il coraggio vero – continua la lettera –, sta nell’essere consapevoli che non esisterà mai vento capace di stravolgere la direzione dei tuoi passi, condizionare il flusso dei tuoi pensieri, stravolgere la tua essenza di uomo. In lui io l’ho visto, io l’ho conosciuto il vero coraggio e per questo oggi so riconoscerlo. Lo ritrovo nella gente che rimane, dopo che quella pistola ha sparato e ucciso, nei volti di chi non ha mai abbassato la testa, nella fedeltà che solo chi ama incondizionatamente conosce e può offrirti. Lo rivedo in chi continua a sperare e a credere nella Giustizia, consapevole che potrà tardare, ma che esiste sempre una strada attraverso la quale la Giustizia, quella vera, sarà fatta. Certo, avere coraggio, in fondo, è anche sapere di poter essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa succeda. È raro vincere in questi casi, ma qualche volta si vince».