Sab. Apr 20th, 2024

Ci sono 4 tipologie di locresi: quella dei retori, quella dei denigratori, quella degli ipocriti (la più ricca) e quella vera.

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Domenica 23 settembre u.s. in occasione dell’anniversario -il 14°- dalla tragica morte di Massimiliano Carbone, giovane forte e delicato, ucciso da mano debole e rozza, si è appalesata la parte migliore di un’intera società locridea: quella vera.

Essa era composta dalle famiglie Carbone nella sua interezza, da amici di Massimiliano, da genitori, figli, fratelli che nel corso degli ultimi quindici anni hanno tragicamente perso per mano debole e rozza, un congiunto. Ma vi erano, in modo particolare i rappresentanti di due istituzioni fondamentali per la crescita, lo sviluppo ed il riscatto di questa terra: la Chiesa ed i Carabinieri.

Sono stati i rappresentanti di questi due presidi fondamentali per la città a catturare la mia attenzione. Durante la sua omelia, Don Giuseppe Zurzolo, ha evidenziato sin troppo bene -perchè lo hanno compreso tutti, nessuno escluso- come la Chiesa per molto tempo sia stata timida e scodinzolante verso la prima e terza categoria di locresi, dimostrando totale indifferenza verso rappresentanti della comunità vera e verso gli “ultimi”, quelli cioè che vengono dopo quella vera ma sono degli invisibili agli occhi di tutti.

La Chiesa in buona sostanza si è limitata a garantire il minimo sindacale, distribuendo particole, bevendo vinsanto e recitando il rosario, a voce più alta dove vi era maggiore corresponsione di obolo. Domenica Don Giuseppe in un’ora ha tracciato le linee guida che tutti, fedeli laici ed eretici, vorrebbero sentire e vedere praticati dai rappresentanti di Cristo in terra.

Quanti Don Giuseppe ci vorrebbero per limitare i Don Abbondio nella curia ionica!!!

Confido tanto nella “Perestroika” portata avanti da S.E. Mon. Oliva. Ruolo gemellare in quella triste ricorrenza lo hanno avuto i rappresentanti della benemerita -il Colonnello De Pascalis, il Maggiore Scotto De Cario ed i loro uomini presenti alla funzione religiosa. A mia memoria, è la prima volta in 14 anni di rinnovato dolore e di invocata speranza, che l’arma dei Carabinieri è presente ad un così importante appuntamento. I loro predecessori, non me ne vorranno, erano più sensibili alle adunate organizzate con tanto di fanfara, paparazzi, fiaccole spente, telecamere accese, profittatori di regime -vedi professionisti dell’antimafia- fanfaroni, magistrati, questori, prefetti, onorevoli ed ex onorevoli vari; e concentrati in questo sinedrio, trascuravano cose importanti. La presenza, senza invito, di questi uomini che, unitamente alle loro migliori unità, dall’attuale tenente sino all’ultimo militare in servizio, è stata la migliore rappresentazione della speranza.

Giustizia e verità invoca la signora Liliana Esposito Carbone, che qui ancora voglio ringraziare per il ruolo di costruttrice di riscatto, libertà e soprattutto di dignità civile; ed è, insomma, il rapporto tra giustizia e verità il ruolo giusto di una esplorazione troppo rifiutata. Qui, credo, è l’ardua impresa di ciascuno, dal momento che non è percettibile la verità degli altri fuori dall’ammissione della propria. E qui è la prova, poiché la verità si può cercarla solo se si ha il coraggio di sopportarla.

Le istanze di giustizia e verità, se soddisfatte così come auspicate, coordinate da una solidarietà umana ed istituzionale vera, che si è avvertita alla conclusione della cerimonia religiosa, faranno ritrovare il senso del vivere civile, indipendentemente da ruoli e/o posizioni sociali, sotto lo stesso cielo.

Pino Mammoliti

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