Gio. Apr 25th, 2024

Poco meno di 10 secoli di carcere. A tanto ammonta il totale delle condanne, che vanno da un massimo di 20 anni ad un minimo di otto mesi di reclusione, che sono state chieste dalla Dda di Catanzaro ieri nella requisitoria del processo con rito abbreviato scaturito dall’inchiesta denominato “Jonny”. Il maxi blitz contro le cosche di ‘ndrangheta Arena e Nicoscia che aveva portato, il 15 maggio del 2017, al fermo di 68 persone, accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello Stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e vari reati di natura fiscale. Al centro di tutto la gestione del Centro di accoglienza richiedenti asilo “Sant’Anna” di Isola Capo Rizzuto, tra le più grandi strutture per migranti in Europa. Sono 85 gli imputati che hanno scelto il rito alternativo. Tra questi Leonardo Sacco, ex governatore della confraternita “Misericordia” che gestiva proprio il Cara e oggi al carcere duro a Rebibbia. Nei confronti di Sacco, accusato di avere favorito l’intromissione delle cosche nel centro di accoglienza, è stata chiesta la pena massima. Venti anni sono stati chiesti anche per i fratelli Antonio e Fernando Poerio, titolari delle ditte di catering del “Sant’Anna” controllate, secondo l’accusa, dagli Arena. In questo troncone processuale, manca l’ex parroco Edoardo Scordio che ha scelto il rito ordinario insieme ad altri 37 imputati.
La prossima udienza del processo, con le arringhe dei difensori degli imputati, è stata fissata per il 24 settembre.

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ALESSANDRA BEVILACQUA|redazione@telemia.it

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