Ven. Mar 29th, 2024

Un sit-in di protesta organizzato dal comitato civico “Sissy, la Calabria è con te” davanti al ministero di Grazia e Giustizia a Roma per chiedere verità sul giallo dell’agente penitenziaria. La protesta davanti al palazzo di via Arenula si è concluso con l’incontro tra il ministro Alfonso Bonafede e il padre della ragazza di origini taurianovesi con le rassicurazioni del responsabile del dicastero.

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Era il 1 Novembre di due anni fa, e Sissy si trovava in servizio nell’ospedale civile di Venezia, dove aveva il compito di controllare una detenuta che da poco aveva partorito. Quel giorno inizia il calvario per la ragazza ed i suoi familiari: viene ritrovata a terra, prova di sensi, con una ferita di arma da fuoco alla testa. Un tentativo di suicidio, secondo la Procura di Venezia che vorrebbe archiviare l’indagine; un tentato omicidio, invece, per i familiari di Sissy, che non accettano la versione sostenuta dai magistrati veneziani. Troppe lacune, secondo la difesa della famiglia Trovato Mazza, nell’indagine condotta dal pm del Tribunale di Venezia. C’è una pistola priva di impronte, quella di Sissy, da cui sarebbe stato esploso il colpo, ma Sissy non portava i guanti quel giorno, e se fosse stata lei a tentare di uccidersi sulla pistola sarebbero state ritrovate le impronte digitali sue.

C’è il cellulare di Sissy ritrovato nell’armadietto della caserma “Giudecca” di Venezia il 3 Novembre del 2016, ma che al telefono, al legale dei familiari della ragazza, gli inquirenti avevano detto di aver sequestrato subito dopo l’avvio delle indagini, ovvero il 1 Novembre del 2016, ma che non è stato mai esaminato soprattutto le telefonate in entrata e in uscita. Il ministro Bonafede ha assicurato di prendere visione del caso di Sissy e rimanda all’incontro ufficiale in data 6 novembre 2018 presso il ministero della Giustizia.

L’INTERVISTA ALL’INTERNO DEL TGNEWS

redazione@telemia.it

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