Gio. Apr 25th, 2024

Incontro tra i governatori Oliverio e Rossi, il sindaco Lucano e don Massimo Biancalani: il messaggio è quello di creare una rete dal basso che faccia fronte comune contro le attuali politiche di Salvini e del governo nazionale

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 “Pionieri” in direzione ostinata e contraria all’imperante vento razzista, xenofobo, razzista e forse anche fascista. Saldando esperienze umanitarie come quelle di Riace e Vicofaro, Calabria e Toscana fanno rete e fronte comune contro la paura e contro le attuali regressive politiche del governo in tema di immigrazione e accoglienza, provando a rompere il muro che si sta creando nel paese contro gli ultimi, i deboli, i rifugiati e i disperati.

 

LA TESTIMONIANZA DI LUCANO La sfida prende le mosse da un incontro a quattro alla Cittadella: i presidenti delle due Regioni Mario Oliverio ed Enrico Rossi, e due militanti “in trincea”, il sindaco di Lucano Mimmo Lucano e don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro a Pistoia, due che condividono attacchi e ostracismi, anche da ambienti vicini (teoricamente, molto teoricamente…). «Questa può essere una giornata storica, che può aprire un nuovo orizzonte», esordisce Lucano, secondo il quale «è bello assistere alla vicinanza di due presidenti di Regioni importanti, è un messaggio che arriva a tutta Italia perché queste due regioni aprono la strada per un’accoglienza basata sull’umanità e contrastano quell’Italia che oggi chiude i porti e le frontiere mentre invece Calabria e Toscana le riaprono». Il sindaco (sospeso) di Riace, per parte sua, non assolve nessuno perché – afferma – «le aggressioni non ci sono solo da quando è in carica questo governo, ma sono iniziate anche prima», ma è evidente che oggi c’è un contesto molto più pesante e soffocante di prima. «Il teorema per cui l’immigrazione e accoglienza si associano a problemi, emergenze occupazionali, malattie – spiega Lucano – è solo una falsa propaganda. E’ stata una politica inumana a mettere sotto i riflettori e a denigrare le categorie sociali più deboli, come i rom, i rifugiati: è questa la voce del governo, è la civiltà delle barbarie». E ancora «l’aspirante sindacalista, Sacko, che si batteva per i diritti degli sfruttati nella Piana di Gioia Tauro ha perso la vita, e il mandante è questo clima di odio, come per quella ragazza che è porta bruciata nella baraccopoli di San Ferdinando», commenta Lucano che poi, parlando con alcuni giornalisti a fine incontro, dice di «non aver mai pensato» a possibili future candidature, perché «non fa parte della mia natura avere secondi fini e sono convinto che da qualsiasi posizione si può continuare a lottare per i diritti umani, per un’idea di società più giusta e per contribuire al riscatto della nostra terra».

IL PRETE “SCOMODO” (A MOLTI) Un’esperienza “forte”, quella di Lucano, ma anche don Massimo Biancalani è il protagonista di una sorta di Odissea, culminata nelle polemiche per quella foto – agosto 2017 – che ritraeva in piscina alcuni richiedenti asilo ospiti del suo Cas a Vicofaro. «Una banalità incredibile», la definisce il parroco pistoiese, che però da quel giorno si troverà dentro un autentico “inferno”. «All’indomani dissi: quei ragazzi sono la mia patria, fascisti e razzisti i miei nemici. Apriti cielo. Lì – rammenta don Massimo Biancalani – sono iniziati anche i miei guai con la Chiesa: viviamo un isolamento e una cattiveria che viene dall’interno della Chiesa, il mio vescovo è un piede qui e un po’ là, non ha mai preso parte: purtroppo è un tema un po’ doloroso. C’è anche una destra religiosa che confluisce in Fratelli d’Italia e in Casapound. Poi Salvini mi ha preso di mira, ha stravolto il mio post definendomi il prete pistoiese anti-italiano e anti-leghista, come a far capire che dovevo essere, in qualche modo, bastonato. Da quel giorno sono arrivate offese e anche minacce di morte, e infine un’irruzione in chiesa di Forza Nuova. E sabato scorso il blitz, in 50 tra polizia, carabinieri, finanziari, vigili del fuoco, ispettorato del lavoro, polizia municipale: alla fine se ne sono andati via con un pugno di mosche in mano ma è evidente – rimarca il parroco – che c’è una forte volontà di colpire chi può diventare un simbolo, chi può trasmettere una narrazione alternativa a quella negativa sui migranti».

L’INTERVENTO DEI GOVERNATORI Perché, ovviamente, restano il ministro dell’Interno Matteo Salvini e il governo nazionale il bersaglio delle critiche corali. «Riace e Vicofaro – afferma Mario Oliverio – rappresentano esperienze concrete che dimostrano che si può affrontare il fenomeno con una proiezione e un orizzonte diversi. La bussola che bisogna seguire dev’essere il sistema dei valori, il primo dei quali è il rispetto della dignità di uomini e donne e della personalità dell’altro: purtroppo – spiega il presidente della Regione Calabria – questa bussola non si avverte nel contesto nazionale anche da parte dei massimi esponenti del governo. Il decreto che cancella lo Spar è lucida follia. Dobbiamo aprire una battaglia affinché sia rivisto il sistema Sprar, che ha dato risultati, e per ripristinare le risorse per gli Sprar, dando agli enti locali la possibilità di intervenire.Secondo Oliverio, inoltre, «Mimmo Lucano è il protagonista di un’esperienza importante, che in tutti i modi si è tentato di soffocare ma che va salvaguardata perché, al di là delle vicissitudini che lo riguardano, Riace non morirà perché va oltre gli schemi di chi pensa di mettere la gabbia ai valori: è una gabbia – aggiunge il governatore – che non può resistere». E il presidente toscano Enrico Rossi rincara la dose: «La definizione delle Ong come taxi del mare è stato l’inizio di una svolta, poi, a seguire, si è iniziato a parlare in modo falso di un’invasione e poi la capacità di usare un linguaggio brutale, trivio, spregiudicato, un linguaggio che ha trasformato le persone in oggetti e ha alimentato l’odio e l’aggressione. Ci sono tante, se non analogie, assonanze con altri periodi della storia: le stesse parole, le stese pulsioni razzistiche e antidemocratiche. Ma – annota il governatore della Toscana – non si può solo subire: il bluff prima o poi si svela, le ruspe non risolvono nulla e i cittadini pian piano incominceranno a capire. Le attuali politiche finiranno per creare condizioni ancora più vaste di irregolarità e sbandamento, creando una situazione che se non verrà affrontata con serenità e umanità rischia di riprodurre ulteriori lacerazioni. Con una politica intelligente, partendo da un sentimento positivo di umanità che sta nella nostra cultura, si può produrre vita, benessere, inclusione, confronto tra culture diverse. Dobbiamo raccogliere – dice Rossi -la sfida lanciata da Mimmo Lucano di essere due Regioni che fanno da pioniere».

«COSTRUIRE UNA RETE DAL BASSO» Conclude l’incontro, annunciando in futuro nuove iniziative comuni con la Toscana e con altre realtà territoriali, il presidente della Regione Calabria, Oliverio, che parla di «giornata importante perché deve essere l’inizio di un percorso per creare una rete dal basso, altrimenti anche noi rischiamo di fare solo propaganda. Ci sono due Regioni che si mettono insieme su una bussola chiara, quella dei valori, contro un vento che alimenta la paure e utilizza il fenomeno dell’immigrazione per operazioni politiche regressive dell’Italia e dell’Europa». Ma – osserva poi il governatore calabrese – «è necessaria anche una diversa idea dell’Europa anche nel rapporto con il Mediterraneo: su questo aspetto dobbiamo aprire una forte riflessione e avere più coraggio, sempre in una logica non di repressione ma di aiuto». Oliverio si è sofferma anche sul tema del finanziamento di una legge regionale in tema di immigrazione, la numero 18 del 2009, richiesto da più parti, anche dallo stesso Lucano, spiegando che «si tratta di un testo importante ma che però è rimasto senza copertura fin da quando è stato approvato. Stiamo valutando la situazione perché, alla luce del processo di centralizzazione del sistema dell’accoglienza, c’è il rischio che si muova la Corte dei Conti. Nelle more di questa valutazione –ricorda il presidente della Regione Calabria – a marzo abbiamo approvato una delibera nella quale, proprio partendo dall’esperienza di Riace, spingiamo su questo tema attraverso l’uso dei fondi comunitari con strumenti come la valorizzazione dei borghi e il recupero e l’uso dei beni confiscati».

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