Ven. Apr 19th, 2024

A Gizzeria l’ultimo saluto alla famiglia distrutta dall’alluvione del Lametino. La comunità si stringe attorno ad Angelo Frijia, a cui il nubifragio del 4 ottobre ha strappato la moglie e i due figlioletti 

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I volti rigati di lacrime dei piccoli amici di Christian seduti accanto alla piccola bara bianca sono il segno tangibile di un dolore che ha segnato un’intera comunità. Il prato dietro alla chiesa di Santa Caterina di contrada Mortilla di Gizzeria è colmo di volti in lutto. La mamma, Stefania Signore, e i suoi due piccoli, Christian e Nicolò (7 e 2 anni), vittime del nubifragio del Lametino del 4 ottobre scorso, occupano lo sguardo e il cuore dei presenti. Papà Angelo ha indossato la maglia del Milan davanti all’immagine del suo figlio più grande per omaggiare la sua passione calcistica. Una passione, un pezzo di semplice quotidianità che viene a mancare, come il sorriso dolce di Stefania, 30 anni appena, che campeggia nelle immagini allestite ai piedi dell’altare. Sono presenti i volontari della Protezione civile, del Soccorso alpino, quelli che per una settimana hanno senza sosta cercato il corpo del piccolo Nicolò che una spessa coltre di fango aveva seppellito sotto oltre un metro e mezzo di detriti.
«La vita è come un filo d’erba, sottile e fragile», dice il vescovo Luigi Antonio Cantafora, che ammonisce: «La morte non è l’ultima parola». «La morte è venuta come un ladro ma Stefania, Christian e Nicolò sono nella pace ora. Ma questa terra di Calabria non può piangere più», dice il presule. Papà Angelo Frijia ascolta raccolto nel suo silenzio e nel suo dolore, aggrappato alla fede e con i cari che ora vivono nel suo cuore. Durante le celebrazioni per l’ultimo saluto alla famigliola travolta da un’ondata di fango e acqua mentre tornava a casa a Gizzeria i volontari non hanno smesso di distribuire acqua e assistenza. L’abbraccio della comunità è grande, silenzioso e commosso.

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