Ven. Apr 19th, 2024

Il Riesame si riserva di decidere sulla liberazione di Lucano. Il sindaco vuole andare avanti anche senza lo Sprar. La risposta al prefetto Morcone: «Ci mandarono i pullman da un giorno all’altro, impossibile non fare gli affidamenti diretti»

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«Mi aspetto di tornare libero e Riace continuerà a vivere al di fuori del sistema Sprar». È determinato e combattivo il Mimmo Lucano che esce dall’aula del tribunale di Reggio Calabria in cui si è celebrata l’udienza da cui dipenderà la sua scarcerazione. Il tribunale si è riservato la decisione e al momento non è dato sapere in che tempi possa arrivare.

 

RISERVA DEL TRIBUNALE Secondo alcuni, i giudici potrebbero decidere già entro stasera o domani, ma per adesso l’unica indicazione temporale certa è quella della soglia massima che da codice non può essere superata: dieci giorni dalla presentazione dell’istanza di Riesame. «Adesso dobbiamo solo aspettare che i giudici decidano se potrò lasciare o meno i domiciliari» commenta Lucano.  A viso aperto, affronta la selva di telecamere che lo attende.  «Non ho parlato io, oggi se l’è vista l’avvocato. Ha spiegato l’inconsistenza delle accuse e ha chiesto che mi liberino perché non ci sono le basi per questi arresti domiciliari. Ma sono cose tecniche, non ne so nulla io» dice a chi chiede dettagli.

«RIACE SI SALVERÀ» Di una cosa però è certo ed ha voglia di affermarla con forza «Riace continuerà ad esistere, torneremo a quella delle origini, quando andavamo avanti senza finanziamenti del ministero dell’Interno. Del sistema Sprar non ne vogliamo più sapere». Certo, assicura, la battaglia  legale per recuperare i fondi che il ministero ha prima bloccato e poi revocato andrà avanti. «Presenteremo ricorso – assicura Lucano –  per avere quello che ci spetta, per una questione di giustizia, perché si tratta di servizi già svolti». Il futuro invece – annuncia – sarà diverso.

NO A RAPPORTO CON CHI NON RISPETTA DIRITTI In questi giorni, dopo l’arrivo della circolare con cui il ministero dell’Interno ha di fatto cancellato i progetti di Riace, Lucano ha ragionato, si è consultato con amici e tecnici a lui vicini e ha già una soluzione.
«In futuro andremo avanti da soli – spiega –  mettendo a sistema tutto quello che abbiamo costruito e contando sulla solidarietà internazionale. L’accoglienza tornerà ad essere spontanea, come quando tutto è iniziato, senza soldi pubblici». Per Lucano è «una questione politica, sempre che questo ancora conti qualcosa. Io non voglio avere a che fare con chi non ha fiducia e con un governo che spesso non rispetta i diritti umani».

MESSAGGI PER IL VIMINALE Ma ne ha anche per i precedenti inquilini del Viminale ed in particolare per il prefetto Mario Morcone. Nei giorni scorsi, l’alto funzionario del ministero dell’Interno, pur sottolineando che «Lucano è una persona onesta» ha dichiarato di averlo già in passato avvertito della confusione nella rendicontazione che Riace aveva presentato. Ed oggi, Lucano a mezzo telecamere gli ha risposto «Morcone si ricordi di quando nel 2008 voleva mandare a Riace 400 persone. Gli ho risposto che era impossibile, perché Riace superiore ha 500 abitanti ma una soluzione l’abbiamo trovata. Quando Milano offriva disponibilità di 20 posti, noi abbiamo riunito alcuni Comuni e siamo riusciti a trovare disponibilità per 300 posti. Il 26 agosto ci hanno chiamato e il 27 agosto sono arrivati i pullman. In una situazione del genere si contestano gli affidamenti diretti?»

«NON HO PAURA» Quei numeri a Riace non ci sono più. In paese sono ospitate circa 150 persone, che – afferma Lucano – potranno tutte restare, per tutti si troverà una soluzione. «A meno che – si lascia scappare – non vogliano distruggermi. Ma io non ho paura». È stanco Lucano. Le notti insonni gli si leggono sul viso che tradisce la stanchezza e la preoccupazione dei giorni seguiti al suo arresto. «Continua a sembrarmi tutto inverosimile» commenta amaro, ma non dimentica di ringraziare chi in queste settimane gli ha mostrato la propria solidarietà. Se potesse oggi sarebbe alla manifestazione che nel pomeriggio si svolgerà di fronte alla prefettura per protestare contro il decreto che ha cancellato i progetti di Riace «ma sono ancora agli arresti domiciliari, come faccio?» dice. «Speriamo bene» conclude prima di andar via.

UDIENZA ANCHE PER LEMLEM Qualche ora prima, dalle stesse stanze era uscita anche Lemlem Teshfaun, compagna del sindaco, dal 2 ottobre scorso destinataria di un divieto di dimora a Riace, perché indagata nella medesima inchiesta costata i domiciliari a Lucano. Spaventata dalle telecamere e “blindata” dal suo avvocato, è andata via senza fare alcun commento. Nel frattempo a Reggio ci si prepara per la manifestazione del pomeriggio. I numeri – anticipano gli organizzatori – non saranno quelli del gigantesco corteo che sabato 6 ottobre ha invaso Riace, dovrebbe essere una manifestazione più “locale”, ma ugualmente si attendono delegazioni dalle altre zone della Calabria e da Messina. «Vogliamo mostrare la nostra solidarietà a Mimmo e protestare – spiega il comitato ha convocato il presidio – contro il razzismo di Stato di cui la circolare su Riace è espressione».

Alessia Candito

CORRIERE DELLA CALABRIA

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