Ven. Mar 29th, 2024

Il sindaco dell’accoglienza annuncia ricorso contro il Viminale. Che ha deciso il trasferimento dei migranti a causa delle criticità riscontrate. Ma il ministero sconfessa la Prefettura

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Per il mondo sono strumenti che hanno fatto di Riace un modello di accoglienza, per il ministero sono «criticità» che valgono la cancellazione del “paese dell’accoglienza”. Il Viminale lo ha messo nero su bianco il 9 ottobre: Riace deve morire.
«Il Servizio centrale – si legge nel documento – (…) vorrà disporre il trasferimento/uscita degli ospiti in accoglienza» e «dovendosi procedere alla definizione degli aspetti contabili dare/avere, entro 60 giorni dal trasferimento/uscita dell’ultimo beneficiario codesto Comune dovrà rendicontare le spese sostenute inviando la relativa documentazione secondo le modalità previste dal Manuale di rendicontazione Sprar».

 

TEMPISMO BUROCRATICO Una bomba che deflagra a Riace a una settimana dalla grande manifestazione che ha invaso le strade del borgo a sostegno di Mimmo Lucano, sindaco del paese fino a mercoledì scorso, quando è stato sospeso dalla prefettura perché finito ai domiciliari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e pochi giorni prima dell’udienza di fronte al Riesame, chiamato a decidere della sua eventuale liberazione.

LUCANO: «PRONTO IL RICORSO» Non si tratta – quanto meno per adesso – di una pietra tombale sull’esperienza Riace. «Vogliono soltanto distruggerci. Nei nostri confronti è in atto ormai un vero e proprio tiro incrociato – dice Lucano –. I nostri legali, comunque, stanno già predisponendo un ricorso al Tar contro la decisione del Viminale». Il boccino passa ora in mano al Tar, di fronte al quale l’amministrazione sta già pensando a presentare ricorso. «È quello che noi abbiamo consigliato perché questa relazione rende evidente la mancanza di volontà di interlocuzione da parte del ministero – dice Gianfranco Schiavone, vicepresidente dell’Asgi, l’associazione studi giuridici sull’immigrazione che sta supportando Lucano e la sua amministrazione -. Quello che colpisce è la totale sproporzione fra il provvedimento e la realtà del progetto».

PRIMA ESEMPI, OGGI CRITICITÀ In 21 pagine di relazione il ministero raccoglie motivi sufficienti per assegnare 34 punti di penalità al modello divenuto simbolo mondiale dell’accoglienza e proprio per quegli strumenti che lo hanno reso tale. Al centro delle contestazioni del ministero, costate da sole 10 punti al modello Riace ci sono infatti i “bonus”, tagliandi con cui a Riace si è permesso ai migranti di fare autonomamente la spesa nei negozi convenzionati della zona e a questi ultimi di non chiudere. In più è sempre stato un modo per ovviare all’estremo ritardo con cui i fondi sono sempre stati trasferiti al Comune. In passato il ministero li ha elogiati come strumento innovativo, oggi non vanno più bene perché non consentirebbero l’accesso a negozi fuori dal paese e sarebbero «forieri di manipolazioni in sede di cambio-valuta».

IL NODO LUNGOPERMANENTI Ma il problema più grave per il ministero sono i cosiddetti “lungopermanenti”, cioè tutti quei rifugiati che hanno continuato a beneficiare del progetto Sprar oltre i mesi previsti dalle linee guida ministeriali. Possono farlo, con proroga motivata. Ma a Riace – dice il ministero – sarebbe stato fatto senza alcun tipo di autorizzazione. E poco importa che il Comune abbia, in seguito alle sollecitazioni, aggiornato le banche dati e fornito la documentazione necessaria. Per il Viminale non va bene perché «la permanenza nello Sprar, se eccessivamente protratta nel tempo e senza una chiara programmazione sull’uscita denota l’incapacità del progetto a raggiungere gli scopi suoi propri trasformandosi in mero assistenzialismo».

LE ALTRE PENALITÀ Le botteghe degli antichi mestieri rinate grazie ai migranti per il ministero «sono utili alla socializzazione e allo scambio fra gli abitanti di Riace» ma «non possono essere assimilate ai tirocini extracurriculari». E per i mediatori culturali non basta utilizzare un madrelingua, per il ministero è necessario che abbia «un titolo riconosciuto».

SE IL MINISTERO SCONFESSA LA PREFETTURA Anche quanto scritto in precedenza su Riace per il Viminale non va più bene. Quegli elogi che gli ispettori prefettizi hanno messo nero su bianco nel gennaio 2017, smentendo quanto precedentemente affermato dai colleghi, sono stati derubricati a considerazioni fatte «sotto un profilo squisitamente sociologico e non ha avuto alcuna pretesa di valutare il sistema Riace sotto l’aspetto della regolarità tecnica e/o della correttezza burocratica amministrativa degli atti compiuti (..)Detta analisi, pertanto, ha escluso totalmente una valutazione sui comportamenti tenuti e su eventuali responsabilità gestionali connesse ad azioni poste in essere in difformità alle regole e alle normative di settore». Per il Viminale, in quell’occasione «nessuna analisi è stata, pertanto, compiuta, né sono state eseguite considerazioni di merito o valore sul sistema di accoglienza. Tantomeno si è potuto neanche immaginare di sconfessare e/o superare i riscontri ispettivi delle verifiche già fatte in ordine agli aspetti tecnico-amministrativi dell’accoglienza di Riace». Insomma Riace deve morire e questo val bene un’auto sconfessione.

Alessia Candito

(CORRIERE DELLA CALABRIA)

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